In un post su Facebook dello scorso 27 luglio Renato Brunetta, capogruppo alla Camera di Forza Italia, ha scritto: “Dopo la Libia Macron ha giocato un altro brutto scherzo al governo Renzi-Gentiloni, nazionalizzando i cantieri navali Stx con decisione immediata, in piena violazione delle regole sull'asta vinta da Fincantieri e della normativa europea sugli aiuti di stato. La perdita di business per l'Italia potrebbe ammontare a circa 40 miliardi di euro”.
I fatti
Brunetta fa riferimento alla decisione del governo francese, confermata dal ministro dell’Economia Bruno La Marie in una apposita conferenza stampa del 27 luglio stesso, di nazionalizzare i cantieri navali Stx di Saint Nazaire a ridosso della scadenza (sabato 29 luglio) per consentire a Parigi di esercitare il proprio diritto di prelazione nell’acquisto dell’azienda.
Lo Stato francese detiene attualmente, dopo l’ingresso nella società del 2008 durante la presidenza Sarkozy, un terzo del capitale sociale e ha appunto un diritto di prelazione sul restante, detenuto dai sud coreani di Stx che – falliti – lo stavano vendendo all’asta.
La partecipata statale italiana era stata l’unica offerente all’asta promossa dal gruppo coreano che controllava appunto Saint Nazaire, e si era aggiudicata preliminarmente i due terzi di capitale messi in vendita.
Il presidente Macron tuttavia, facendo retromarcia rispetto al predecessore Hollande, ha deciso che lo Stato francese avrebbe dovuto mantenere almeno il 50% del capitale sociale e aveva avanzato richieste in tal senso all’Italia. Le richieste sono state rifiutate da Fincantieri, supportata tra gli altri dai ministri Padoan e Calenda. Di qui la scelta francese di nazionalizzare “temporaneamente” per cercare di vendere a migliori condizioni in futuro.
Le regole d’asta
La questione sembra abbastanza complessa, ma al momento non pare emergano violazioni delle regole da parte della Francia.
Il 19 maggio scorso Fincantieri aveva comunicato di aver firmato l’accordo di compravendita per l’acquisizione del 66,66% del capitale di Stx France (cioè il cantiere di Saint Nazaire) dal suo attuale azionista Stx Europe (i coreani). L’accordo prevedeva un prezzo di acquisto per la quota oggetto dell’operazione di 79,5 milioni di euro.
Ma questo non aveva chiuso la trattativa. Sulla base dell’Heads of Terms firmato il 12 aprile, le negoziazioni tra Fincantieri e lo Stato francese sarebbero proseguite anche successivamente per finalizzare gli accordi di governance tra i futuri azionisti di Stx France. E già a maggio sulla stampa francese il diritto di prelazione dello Stato veniva preso in considerazione.
A fine giugno, come testimonia questo articolo di Milano Finanza, le trattative erano ancora in corso proprio sul punto che poi ha portato allo scontro tra Italia e Francia: la partecipazione dello Stato d’Oltralpe. “La chiusura dell'acquisizione di Stx France”, avevano già osservato all’epoca gli analisti di Kepler Cheuvreux, “la cui struttura azionaria era stata definita provvisoriamente ad aprile, è stata contestata dalla richiesta di rivedere la partecipazione e la governance da parte delle autorità francesi. Fincantieri non accetterà mai che i clienti diventino azionisti, poiché ciò metterebbe in pericolo la razionalità industriale dell'accordo, ma è aperta a considerare una revisione”.
Durante luglio la trattativa è andata inasprendosi fino al suo esito finale, ma non c’è mai stata una conclusione definitiva. Tanto che, come già detto, lo Stato francese aveva comunque fino al 29 luglio per decidere se esercitare o meno il proprio diritto di prelazione sulla quota in vendita.Le norme Ue
Per quanto riguarda la normativa europea sugli aiuti di Stato, quella di Brunetta è un’affermazione potenzialmente corretta, ma al momento prematura.
L’articolo 106 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea stabilisce infatti che “gli Stati membri non emanano né mantengono, nei confronti delle imprese pubbliche e delle imprese cui riconoscono diritti speciali o esclusivi, alcuna misura contraria alle norme dei trattati, specialmente a quelle contemplate dagli articoli 18 e da 101 a 109 inclusi [sono gli articoli a tutela del libero mercato e della concorrenza ndr.]”.
Dunque una nazionalizzazione potrebbe ben ricadere in questa definizione. Tuttavia il secondo comma dello stesso articolo prescrive: “Le imprese incaricate della gestione di servizi di interesse economico generale o aventi carattere di monopolio fiscale sono sottoposte alle norme dei trattati, e in particolare alle regole di concorrenza, nei limiti in cui l'applicazione di tali norme non osti all'adempimento [..] della specifica missione loro affidata”.
Attraverso questa “scappatoia” la nazionalizzazione dei cantieri di Saint Nazaire potrebbe essere giudicata legittima dall’Unione europea. Sarà una procedura complessa in cui, in base alle norme dei trattati europei, la Commissione e gli Stati coinvolti (in primis la Francia, ma anche l’Italia potrà presentare le sue osservazioni) si scambieranno pareri e argomenti. Se l’eventuale decisione della Commissione non verrà attuata è possibile che la questione finisca davanti alla Corte di Giustizia dell’Ue.
Un qualunque verdetto, incluso quello di Brunetta, è al momento da considerarsi più che altro una previsione.
I 40 miliardi
Il capogruppo di Forza Italia quantifica poi in “40 miliardi” la perdita di business potenziale per l’Italia. Non abbiamo certezza circa l’origine di questa cifra. Si può ipotizzare che Brunetta abbia attinto a quanto dichiarato lo scorso maggio dal ceo di Fincantieri, Giuseppe Bono, secondo cui – come riportato dal Sole 24 ore – con l'acquisizione di Stx France “abbiamo un carico di lavoro che è di 36 miliardi di euro e puntiamo a raggiungere i 40 miliardi entro la fine dell'anno”.
Secondo il quotidiano di Confindustria Stx France, che ha 2.600 dipendenti e nel 2016 ha generato ricavi per 1,4 miliardi di euro, avrebbe apportato un carico di lavoro di 12 miliardi di euro al gruppo Fincantieri.
Dunque è difficile sostenere che la perdita potenziale potrebbe arrivare a 40 miliardi. In primo luogo quella cifra era già in partenza un obiettivo ancora da raggiungere, visto che il carico di lavoro effettivo in caso di acquisizione sarebbe stato di 36 miliardi.
In secondo luogo si tratta del carico lavoro totale, derivante dalla somma di quello di Fincantieri con quello di Stx. Se anche l’acquisizione sfumasse – cosa che non è affatto sicura anche dopo la nazionalizzazione – Fincantieri non porterebbe a casa i 12 miliardi di carico di lavoro sopra citati, ma difficilmente perderebbe le sue commesse.
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