Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, intervenendo a Palazzo Reale alla cerimonia conclusiva della conferenza internazionale sul futuro dei giornali, ha dichiarato lo scorso 21 giugno: “Dati recenti mostrano che la crescita e l'occupazione stanno gradualmente migliorando e un certo grado di ottimismo è ora giustificato in Italia”.
La crescita
Un graduale miglioramento è innegabile. La crescita percentuale del Pil rispetto all’anno precedente è in costante miglioramento da cinque anni: nel 2012 era al -2,8%, nel 2013 al -1,7%, nel 2014 al +0,1%, nel 2015 al +0,7%, nel 2016 al +0,9% e nel 2017 – secondo le ultime stime del Fondo monetario internazionale – al +1,3%.
Si tratta del miglior risultato dell’Italia dal 2010, quando il Pil italiano era cresciuto del +1,7% rispetto all’anno precedente.
Questa buona prestazione nel 2017, tuttavia, non schioda l’Italia dall’ultimo posto nell’Unione europea per crescita del Pil.
Con l’1,3% stimato dal Fmi raggiungiamo la Finlandia (+1,3% anch’essa, secondo le previsioni di Eurostat) e ci avviciniamo agli altri grandi Paesi Ue: la Francia infatti dovrebbe crescere nel 2017 dell’1,4%, la Germania dell’1,6% e il Regno Unito dell’1,8%. La media nella Ue è dell’1,9%.
L’occupazione
Anche per quanto riguarda l’occupazione la situazione è in via di miglioramento. Dopo il tracollo (qui è possibile scaricare le serie Istat) degli anni compresi tra il 2008 e il 2014, in cui il tasso di occupazione (sull’intera popolazione) era passato dal 45,8% al 42,8% e il tasso di disoccupazione dal 6,7% al 12,7%, negli ultimi tre anni la situazione è migliorata, anche se siamo ancora lontani dai numeri pre-crisi.
L’occupazione è infatti salita al 43,1% nel 2015 e al 43,7% nel 2016. Cioè è stato recuperato quasi un punto percentuale dei tre persi durante la crisi.
La disoccupazione è scesa dal 12,7% all’11,9% nel 2015 e all’11,7% nel 2016. In questo caso è stato eliminato un punto percentuale a fronte dei sei guadagnati durante la crisi.
Il dato sulla disoccupazione del 2016, secondo Eurostat, ci colloca quartultimi in Europa. Peggio di noi fanno solo Cipro (12,5%), Spagna (18,2%) e Grecia (23,5%).
Degli altri grandi Paesi Ue solo la Francia è relativamente vicina, col 10,1%, mentre la Germania (3,9%) e il Regno Unito (4,5%) hanno percentuali nettamente migliori. La media Ue è dell’8%.
Conclusione
Gentiloni ha dunque ragione quando parla di “miglioramento graduale”. Tuttavia l’Italia ha ancora molta strada da fare per tornare ai livelli pre-crisi e le sue performance sono significativamente al di sotto della media europea.
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