In un post a firma Beppe Grillo apparso il 27 aprile sul suo blog, dal titolo “Il mercato è populista e ama il voto popolare”, il leader del Movimento 5 Stelle scrive: “Lo scorso anno il mercato ha rivelato la sua anima populista celebrando le vittorie del voto popolare in UK, USA e Italia. [...] A oggi il mercato UK è in rialzo del 16% dal giorno del referendum [sulla Brexit ndr.]. [...] A oggi il mercato USA è in rialzo del 12% dal giorno della vittoria di Trump. [...] A oggi il mercato italiano è in rialzo del 22% dal giorno della vittoria del NO [al referendum costituzionale ndr.]”.
Il Regno Unito
La Brexit è stata votata il 23 giugno 2016. Allora il principale indice del mercato azionario britannico, il FTSE 100, segnava 6.338,00 punti. Dopo mesi di crescita è arrivato, il 27 aprile scorso, a 7.237,17 punti. Una crescita dunque di 899,17 punti, pari al 14,18%.
L’altro importante indice, il FTSE 250, segnava alla vigilia della Brexit 17.333,51. Lo scorso 27 aprile è arrivato a 19.636,64. La differenza in positivo è dunque di 2.301,13 punti, pari al 13,37%.
Un dato dunque leggermente inferiore a quello citato da Grillo.
Gli Usa
Le ultime elezioni presidenziali americane, che hanno portato Donald Trump alla Casa Bianca, si sono tenute l’8 novembre 2016. A quella data i due principali indici della borsa americana, il Dow Jones Industrial Average e il Nasdaq, segnavano rispettivamente 18.259,60 punti e 5.166,17 punti.
Lo scorso 27 aprile il Dow Jones è arrivato a 20.981,33 punti e il Nasdaq a 6,048.94. L’incremento percentuale è dunque rispettivamente del 14,90% e del 17,08%.
Dunque un aumento anche superiore a quanto affermato dal comico genovese.
L’Italia
I principali indici della borsa italiana sono il FTSE MIB e lo ALL SHARE. Il referendum costituzionale, bocciato da una ampia maggioranza degli elettori, si era tenuto lo scorso 4 dicembre, di domenica. Allora i due indici, il venerdì precedente, segnavano rispettivamente 17.086,85 punti e 18.632,72 punti.
Al 27 aprile scorso sono arrivati a segnare rispettivamente 20.597,34 punti (Mib) e 22.796,54 (All Share). La crescita è stata per il primo indice del 20,54%, quella del secondo del 22,34%.
Quasi esattamente quanto sostenuto da Grillo.
C’è correlazione?
Ma c’è una qualche correlazione, come sembra sottintendere il leader del M5S, tra i buoni risultati di queste tre borse e gli eventi citati da Grillo?
Per quanto riguarda gli Usa, diversi analisti sostengono di sì. L’elezione di Trump, incarnando la promessa di un drastico abbassamento delle tasse e di una sostanziosa deregulation, sarebbe la principale responsabile del buon andamento della Borsa americana.
Sulla Brexit la situazione sembra parecchio più complessa. Secondo alcune analisi, il crollo della sterlina dopo la vittoria del “Leave” sarebbe il maggior responsabile della crescita della Borsa. Infatti, considerato che i profitti delle aziende sono quasi sempre internazionali e calcolati in dollari, questi si alzano immediatamente quando convertiti in una sterlina più debole.
Dunque una qualche correlazione ci sarebbe anche in questo caso.
Per quanto riguarda, infine, il referendum costituzionale italiano, si è subito notato come la vittoria del NO non avesse causato alcun tracollo della Borsa. Ma ricollegare il buon andamento degli ultimi mesi degli indici Fitse MIB e ALL SHARE all’esito del referendum è una cosa ben diversa.
Secondo alcuni analisti il rialzo degli indici nel 2017 sarebbe infatti principalmente legato alle buone prestazioni del settore bancario, messo in sicurezza a fine anno scorso col decreto “Salva banche”.
Un confronto
Per inquadrare le prestazioni di Regno Unito e Italia in un contesto più ampio abbiamo poi preso a paragone le due altri grandi economie del vecchio Continente, Francia e Germania. Quanto sono cresciute, se sono cresciute, negli ultimi 6 mesi?
Nella Borsa francese i due principali indici hanno registrato aumenti per il 16,62% (CAC 40) e per il 16,56% (SBF 250). In quella tedesca, l’indice DAX 30 è cresciuto del 16,11% nell’ultimo semestre e il TecDAX del 19,63%.
Conclusione
Ricapitolando, possiamo dire che l’elezione di Trump ha sicuramente avuto un impatto sul buon andamento della borsa americana. Il motivo è da ricercare principalmente nella promessa di un abbassamento drastico delle tasse.
La borsa britannica sta andando bene, e potrebbe dipendere dal deprezzamento della sterlina seguito alla Brexit, ma va notato anche come vada meno bene di quella degli altri tre grandi Paesi europei: Germania, Francia e Italia. Si può dunque ipotizzare che, assorbito l’effetto del cambio favorevole per la quantificazione degli utili, la Brexit lascerà Londra in una situazione più debole di quanto non avrebbe fatto una vittoria del “Remain”.
Infine l’Italia. Come si è dimostrata sbagliata la tesi di alcuni sostenitori del Sì al referendum, per cui sul Paese si sarebbe abbattuta una tempesta finanziaria in caso di vittoria del No, sembra sbagliato anche intestare all’esito della votazione l’andamento successivo della Borsa. Che anzi potrebbe essere trainata dal settore bancario, “salvato” da un intervento del governo fortemente criticato proprio dal Movimento 5 Stelle.
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