Roma - L’arrivo della moneta unica ha fatto improvvisamente aumentare i prezzi? L’accusa fu al centro di un aspro dibattito già poco dopo l’introduzione dell’euro e l’idea si è trascinata fino ad oggi.
Storia di una polemica lunga 15 anni
A partire dai mesi pre-estivi ed estivi del 2002, anno in cui la moneta unica cominciò a circolare nelle tasche degli italiani, si scatenarono infatti molte polemiche. Le associazioni dei consumatori promossero numerose iniziative di protesta contro i “rincari da euro”, come giornate di “sciopero della spesa” e sit-in davanti alla sede romana dell'ISTAT.
In quel periodo anche il mondo politico intervenne sul tema, cercando di dare una qualche risposta all'evolversi dei fatti. Così il Presidente della Repubblica Ciampi invitava, da un lato, a “non sottovalutare” il problema dell’inflazione, e dall’altro raccomandava il consolidamento del risanamento dei conti pubblici, il miglioramento delle infrastrutture, gli investimenti, l'apertura dei mercati interni e le riforme istituzionali in grado di rendere la pubblica amministrazione più efficiente.
Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, rivendicava la tenuta dei conti pubblici, nonostante «l'11 settembre, la crisi delle borse, l'introduzione dell'euro, le crisi in Sudamerica».
L'accusa di Tremonti a Prodi, l'euro malfatto
Una visione negativa, questa, della moneta unica che il centrodestra italiano portò avanti anche negli anni successivi. In particolare, durante la campagna elettorale per le elezioni europee del 2004, il governo presieduto da Berlusconi accusava Prodi – presidente della Commissione Ue, ma già candidato in pectore del centrosinistra – per aver portato l’Italia nella moneta unica. Tremonti, allora ministro dell’Economia, a una domanda sul carovita nel febbraio di quell’anno rispose: «Chiedetelo al candidato Prodi e al suo euro malfatto».
La difesa del centrosinistra: Tremonti dov'era?
La versione del centrosinistra di allora era ovviamente contrastante. L’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco (Ds), commentando i provvedimenti di Tremonti che affidavano alla Guardia di Finanza il compito di vigilare sugli aumenti fuori controllo dei prezzi, disse: «I controlli Tremonti li doveva fare prima, quando fu introdotto l'euro, ma non fece nulla, e ora andare a vedere chi ha aumentato i prezzi è praticamente impossibile».
Cosa è successo ai prezzi dopo l'entrata dell'euro
Ma il costo della vita è davvero aumentato sproporzionatamente, da quando è entrato in vigore l’euro?
La questione non è così semplice, ma c’è qualche numero che può mettere sulla buona strada. A guardare i dati sull’inflazione – che, secondo dizionario, è proprio l’“aumento progressivo del livello medio generale dei prezzi” – la risposta è “no”.
Dal 2002 al 2015 l’inflazione è infatti cresciuta, in media, di circa 2 punti percentuali all’anno: ci fu un picco del 3,3% nel 2008 e un minimo dello 0,1% nel 2015. Il discorso non cambia se consideriamo anche gli anni a partire dal 1999, quando vennero fissati i cambi e l’euro di fatto divenne la nuova valuta in Italia e in altri dieci paesi europei, anche se ancora “virtuale”.
Il 2002 fece registrare un valore dell’inflazione nella media (2,5%), ma l’inflazione percepita fu significativamente superiore: la causa fu probabilmente anche nella conversione “mentale” 1€ = 2.000 lire, mentre il tasso reale era 1€ = 1936,27 lire, un poco inferiore. Quindi, il rapido calcolo che tutti furono portati a fare nella conversione dei prezzi aggiunse un +3,2% all’inflazione reale, arrivando a un totale di quasi 6 punti percentuali.
Come è mutata l'inflazione dagli anni 80 all'euro (quando era più alta)
Ma, appunto, l’inflazione reale rimase sotto controllo con l’euro. Anzi, grazie alla stabilità della moneta unica si registrarono tassi bassi come non capitava dagli anni ’60. Per fare un confronto, nei quindici anni precedenti, dal 1987 al 2002, l’inflazione era invece cresciuta di circa 5 punti percentuali all’anno. Con un picco del 6,5% nel 1990 e un minimo del 1,7% nel 1999, quanto l’Italia stava già da qualche anno correggendo i propri conti per l’ingresso nell’euro.
Secondo il contatore curato dalla Camera di Commercio di Firenze sulla base dei dati Istat, dal primo gennaio 2002 al primo gennaio 2016 la variazione percentuale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati è stata del +25,8%.
Dal primo gennaio 1987 al primo gennaio 2002, la variazione percentuale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati era stata invece del +80,8%.
"I ristoranti sono pieni"
È però vero che alcuni settori fecero registrare degli aumenti anomali nei primi mesi e anni di circolazione dell’euro. Questi tuttavia non ebbero grande impatto sull’inflazione, perché compensati dall’andamento regolare (quando non in calo) dei prezzi di altri beni.
Come ha scritto Lavoce.info, gli aumenti ci furono di più in alcuni servizi, come i ristoranti o i piccoli alimentari, mentre in altri ambiti i prezzi rimasero stabili o addirittura calarono (come nel caso di software e computer).
Lo studio che disse: prezzi aumentati di proposito, e senza motivo
Uno studio della Federal Reserve di New York, piuttosto celebre tra gli economisti, si occupò nel 2004 proprio dell’aumento dei prezzi nei ristoranti, che in effetti fu notevole e senza precedenti nei primi mesi del 2002 in parecchi paesi europei (non solo in Italia: anzi, soprattutto nel Nord Europa). In questo settore i prezzi sono particolarmente rigidi, nel senso che tendono a cambiare poco anche quando le condizioni economiche suggerirebbero un aggiustamento.
Semplificando le conclusioni dello studio, gli autori arrivarono a dire che era molto probabile che diversi bar e ristoranti avessero deciso di attuare un aumento dei prezzi in programma da tempo, e che nei mesi precedenti non era stato effettuato, “approfittando” della moneta unica.
Chi ha approfittato della nuova moneta?
Le stesse autorità europee hanno ammesso alcuni aumenti. Secondo un documento informativo della Commissione europea del 2005, «i rincari sono stati registrati soprattutto nei negozi locali e nei servizi di quartiere che hanno approfittato della nuova moneta per rialzare i prezzi, nonostante gli appelli a non farlo. Il punto importante è che l’introduzione dell’euro – di per sé – non ha avuto una rilevante incidenza diretta sull’inflazione e sul costo della vita per la maggior parte dei cittadini della zona euro». A livello europeo, la Commissione ha stimato il peso dell’euro nell’aumento dell’Indice armonizzato dei prezzi al consumo tra lo 0,12 e lo 0,29 per cento.
La teoria dei doppi prezzi, e la raccomandazione di Ciampi
L’accusa di non aver vigilato sulla fase di transizione è stata ribadita proprio da Prodi ancora nel 2011, quando disse che il governo Berlusconi non aveva sfruttato a dovere le commissioni provinciali di controllo e l’esposizione del doppio prezzo lire/euro per sei mesi, misure che aveva raccomandato Caro Azeglio Ciampi. Perde tuttavia di importanza alla luce della constatazione, certificata dall’andamento dell’inflazione, che l’introduzione dell’euro non ha portato nel complesso ad un aumento anomalo del costo della vita per gli italiani.