Poco dopo la mezzanotte di lunedì 5 dicembre, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato le sue dimissioni, visto l’esito referendario. Lo ha fatto rivendicando l’operato del suo esecutivo – e dando anche qualche numero. In particolare, quattro dati economici:
1 – L’andamento del Pil, «passato dal -2% al +1%». Il dato è quasi corretto, se si prende in considerazione il 2013 come anno di partenza. Quell’anno, il presidente del Consiglio fu Mario Monti fino ad aprile e poi Enrico Letta, sostenuto tra gli altri dal PD dell’allora neo-segretario Matteo Renzi. L’andamento del Pil, secondo i dati Istat, è passato dal -1,7% del 2013 al +0,8% (previsto) del 2016 (dopo il +0,1% del 2014 e il +0,7% del 2015). Sono però previsioni: come sarà andato davvero il 2016 si saprà solo tra qualche mese.
2 – L’aumento dell’occupazione, con «600 mila occupati in più». Il dato è sostanzialmente corretto: secondo i dati ISTAT più recenti, pubblicati il primo dicembre e riferiti a ottobre 2016, gli occupati in Italia erano 22.753.000. A febbraio 2014, mese di insediamento del governo Renzi, erano invece 22.179.000. La variazione è di 574.000 occupati in più, quindi la cifra citata dal presidente del Consiglio è un arrotondamento per eccesso.
Più discutibile che l’aumento sia effetto della sola legge sul mercato del lavoro. Renzi non nomina l’impatto delle decontribuzioni sulle assunzioni a tempo indeterminato disposte dal governo a partire dal 2015, che assai probabilmente hanno avuto un certo peso nell’aumento degli occupati.
Qui è possibile consultare le serie storiche Istat da cui sono tratti i dati
3 – L’aumento dell’export. Il dato è vero: l’export italiano è cresciuto – secondo dati Istat elaborati dal Ministero per lo Sviluppo Economico – nel 2014 del 2,2% rispetto all’anno precedente, nel 2015 del 3,4% e nel 2016 è attesa un’ulteriore crescita dello 0,5%. Bisogna notare però che negli ultimi dieci anni l’export è sempre cresciuto rispetto all’anno precedente, tranne che nel 2009 (quando crollò del 20,9% per tornare ai livelli precedenti, in termini di valori assoluti, solo nel 2011) e nel 2013, quando l’export rimase invariato.
4 – Il calo del deficit. Il debito della pubblica amministrazione, che di solito si calcola in rapporto al PIL (il famoso “rapporto deficit/PIL”), è effettivamente in leggero calo negli ultimi anni. Secondo i dati trasmessi dalla Commissione europea e diffusi dall’ISTAT lo scorso 21 ottobre, il rapporto deficit/PIL italiano è calato nel 2015 al 2,6%, dal 3% del 2014. Anche per quest’anno dovrebbe esserci una limatura al ribasso: secondo le stime contenute nella Nota di Aggiornamento del DEF del 27 settembre 2016, la cifra dovrebbe ulteriormente diminuire nel 2016, assestandosi al 2,4%.