Washington - La maggioranza degli americani non l'ha votato, Hillary Clinton ha ricevuto oltre 1 milione di voti (popolari non dei grandi elettori che contano) in più del presidente eletto, ma ora si dice soddisfatto da Donald Trump a patto però che la smetta di twittare a raffica. Secondo l'ultimo sondaggio della Quinnipiac University il 59% vede l'America dell'era Trump positivamente mentre solo il 37% è pessimista. Ma l'elemento che infastidisce (e unisce) di più gli americani è l'abuso di twitter da parte di Trump, bocciato dal 94% degli americani.
Dall'annuncio della sua candidatura alla Casa Bianca dello scorso giugno, Donald Trump ha insultato via Twitter almeno 281 tra persone, organizzazioni e istituzioni. Una lunga lista accuratamente stilata dal New York Times e pubblicata sul blog The Upshot. Nel mirino, nemmeno a dirlo, la rivale Hillary Clinton etichettata sopratutto come "crooked" (disonesta, corrotta), il presidente Obama, "il peggiore della storia" e le donne. Ma Trump non ha risparmiato nemmeno i disabili, come il giornalista del New York Times con seri problemi articolari vittima di una gag di Trump durante un comizio in South Carolina.
Ma nell'elenco, completo di link ai tweet originali, figurano anche celebrità, i messicani, città e Paesi, senatori, sindaci (compreso il primo cittadino di New York Bill de Blasio), governatori, giornalisti. Nel mirino del presidente eletto quando era candidato del Grand old party, come è conosciuto il partito repubblicano, anche la famiglia Bush (che conta ben due ex presidenti dello stesso partito) e gli ex candidati alla Casa Bianca John McCain e Mitt Romney. Trump non risparmia il cancelliere tedesco Angela Merkel, che sta "rovinando la Germania", il cantante Neil Young, "un ipocrita totale".
Tra i Paesi, oltre al Messico, ci sono la Cina, l'Iran, l'Arabia Saudita, anche la Gran Bretagna, che "si sforza di nascondere il suo enorme problema con i musulmani". Molto nutrita la lista dei media e degli show televisivi. Attacchi anche ai grandi magazzini, alla lega di baseball, a un leggio dello studio Ovale - "sembra vecchio" - e ai microfoni del primo dibattito tv: "fanno schifo".
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