Washington - Donald Trump è il 45esimo presidente degli Stati Uniti d'America. Il risultato che nessuno si attendeva ha smentito i sondaggisti e una campagna elettorale in cui il 70enne magnate e candidato repubblicano aveva perso i tre duelli tv con Hillary Clinton ed era inciampato in una serie di gaffe e scandali che sembravano precludergli la Casa Bianca. Dopo poche macchie blu apparse sui contorni della mappa americana, già dalle prime ore dello spoglio elettorale, Stato dopo Stato, tutto si è colorato di rosso repubblicano.
Trump presidente, le reazioni dei vip sui social - FOTO
TRUMP "SARO' PRESIDENTE DI TUTTI"
Emozionato, è salito sul palco nella ballroom dell'hotel Hilton, nel cuore di Manhattan, con la famiglia al completo, Melania, la nuova First Lady vestita di bianco, e tutti i figli. Il repubblicano Donald Trump, ha fatto il suo discorso della vittoria, promettendo al Paese unità dopo la violenta campagna elettorale contro la candidata democratica, Hillary Clinton. "E' giunto il momento di cicatrizzare le ferite, il popolo americano è uno solo e dobbiamo essere uniti. A tutti i repubblicani e democratici e indipendenti nel Paese, io dico è arrivato il momento di essere un popolo unito. Lo prometto a tutti i cittadini del Paese. Sarò il presidente di tutti gli americani e questo è estremamente importante per me".
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La lunga marcia di Trump, tra show e polemiche - Foto
Affiancato dall'uomo che sarà il suo vice, il governatore dell'Indiana Mike Pence - che poco prima lo aveva introdotto parlando di "una notte storica" e ringraziando gli americani per la fiducia accordata - Trump ha fatto presente che la Clinton lo ha chiamato per ammettere la sconfitta. E dopo settimane e mesi in cui l'aveva chiamata 'crooked Hillary', la 'corrotta', e 'nasty woman', 'donna cattiva', ha avuto toni decisamente più concilianti: "Hillary ha lavorato a lungo e duramente per tanto tempo. E ho nei suoi confronti un debito di gratitudine per il suo servizio al Paese. Lo penso davvero". Poi ha confermato il suo slogan della campagna elettorale, promettendo di rendere grande di nuovo l'America. Chi lo ha portato alla Casa Bianca "è un movimento composto da americani di ogni razza, religione, ideali, che si aspettano che il governo sia al servizio della gente e sarà veramente così", ha assicurato.
"Il nostro Paese non sarà secondo a nessuno" e ha assicurato, "ricostruiremo tutto". "Ho trascorso tutta la mia vita nell'imprenditoria e ho cercato di potenziare nuovi progetti. Adesso lo farò per il mio Paese, che ha potenzialità incredibili, ogni americano avrà le sue chance e tutti quelli che sono stati dimenticati in passato non lo saranno più", ha scandito. Il futuro presidente ha promesso "un progetto nazionale di rinnovamento", preannunciando che raccoglierà le menti "migliori e più brillanti".
"Raddoppieremo la nostra crescita e avremo l'economia più forte del mondo", ha assicurato. "Vi prometto che non vi deluderò, faremo un lavoro eccellente". "Spero che alla fine dei 4 anni, e forse anche 8 anni, direte che veramente valeva la pena lavorare per questo e che sarete orgogliosi di ciò che abbiamo fatto. La campagna è terminata ma il nostro lavoro è appena all'inizio". Quanto al fronte internazionale, Trump ha assicurato che vuole "buoni rapporti con l'estero" e che sarà "giusto con tutti i popoli e le nazioni". "Con il mondo cercheremo alleanze, non conflitti, e - ha assicurato - gli Usa andranno d'accordo con tutti coloro che vorranno andare d'accordo con noi". "Voglio dire alla comunità internazionale che metteremo sempre gli interessi dell'America dinanzi e ci comporteremo in maniera giusta con tutti i popoli e le altre nazioni". "Lavoreremo con tutte le nazioni che saranno disponibili a lavorare con noi: l'America non si accontenterà più di nulla che non sia il meglio. Dobbiamo rilanciare il destino del nostro Paese, il suo grande sogno, con coraggio e audacia".
Che le cose sarebbero andate diversamente da quanto ci si aspettava lo si è capito da subito con Trump che è partito di slancio conquistando tre Stati: Indiana, Kentucky e West Vrginia contro uno solo per Hillary Clinton, il Vermont. L'ex segretario di Stato ha poi recuperato vincendo in Illinois, New Jersey, Massachussets, e Connecticut.
PREMIO CONSOLAZIONE A CLINTON, PRIMA NEL VOTO POPOLARE
Non servirà a lenire la delusione per la sconfitta bruciante subita, ma almeno un 'premio di consolazione' Hillary Rodham Clinton se lo è assicurato: sebbene di poco, nelle presidenziali Usa alla fine la candidata democratica ha infatti superato l'avversario nel computo totale del voto popolare, vale a dire per numero di preferenze personali, dove inizialmente era ugualmente in svantaggio. A spoglio delle schede non ancora completato in Alaska, la candidata democratica ne aveva ottenute oltre 59,18 milioni contro i 59,04 di Trump. Una differenza a ben vedere minima, appena 176.000 voti: cifra ben diversa rispetto al mezzo milione di scarto che nel 2000 non impedì a George W. Bush di superare Al Gore, pur privilegiato dai singoli elettori. Quanto ai concorrenti di rincalzo, Gary Johnson del Partito Libertario ha totalizzato circa 4 milioni di preferenze, la verde Jill Stein poco più di 1,1 milioni.
DEMOCRATICI SOTTO CHOC
I sostenitori di Hillary Clinton sono sotto choc così come i mercati mondiali. Trump è stato votato nelle aeree rurali e dai 'colletti bianchi', l'elettorato di uomini di una certa età, mal pagati e che hanno sofferto la globalizzazione. Clinton ha tenuto nei feudi tradizionalmente democratici delle grandi città, ma evidentemente non è riuscita ad attrarre il voto degli afroamericani e neanche dei giovani, mentre il 'muro' dei latinos non è bastato. Il candidato repubblicano ha trionfato nei cruciali 'swing States' di Ohio e Florida, dimostrando che i sondaggi della vigilia erano in gran parte sbagliati. Uno dopo l'altro ha conquistato, non solo i fortini del Grand Old Party, ma anche North Carolina e Georgia; e ha vinto anche in feudi tradizionalmente democratici, portandosi a un passo dal magico numero di 270 grandi elettori necessari per la Casa Bianca.
MERCATI NEL PANICO
Ma lo shock peggiore è stato quello dei mercati finanziari. La Borsa di Tokyo ha chiuso in calo del 5,4% tanto che è stata convocata una riunione d'emergenza del governo: vi partecipano i vertici del ministero delle Finanze e della Banca Centrale. A Wall Street, i future registrano perdite che superano il 5%: S&P è a -5,01%, Nasdaq al -5,08% e Dow Jones a -4,30%. Per conto, l'oro considerato un bene rifugio nei momenti di crisi, guadagna il 5,4%, a 1337 dollari l'oncia. Sulla scia le Borse europee hanno aperto in forte calo, giù mediamente di oltre il 2%.
REAZIONI: PUTIN SI CONGRATULA, MOGHERINI "LAVOREREMO INSIEME"
Tra i primi commenti dai leader internazionali quello del presidente russo Vladimir Putin che si è congratulato con Donald Trump inviando un telegramma di congratulazioni in cui augura "Successo nel lavoro di responsabilità di capo di Stato". Dall'Ue l'Alto rappresentante per la politica estera Ue ha sottolineato che: "I legami fra Ue e Usa sono più profondi di qualsiasi cambiamento politico. Continueremo a lavorare insieme, riscoprendo la forza dell'Europa", mentre il presidente del Parlamento Martin Schulz si è augurato "un Trump diverso". Da Roma il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha assicurato che "continuerà l'amicizia e la collaborazione con gli Usa". "La nostra politica estera non cambia per questo" ha aggiunto.
L'INTUIZIONE PREOCCUPATA E VEGGENTE DI OBAMA
"A prescindere da quello che accadrà, domani mattina il sole sorgerà e l'America sarà ancora la più grande nazione sulla terra": queste le parole del presidente Barack Obama, rilanciato su Twitter da Buzzfeed quando ancora le chance della Clinton non erano ai minimi termini. E' come se il presidente avesse in qualche modo preconizzato l'esito catastrofico per i democratici ma volesse rassicurare il Paese. La battaglia, ha aggiunto l'inquilino della Casa Bianca, è stata "faticosa, stressante e talvolta strana per tutti noi". "La nostra democrazia è sempre stata turbolenta e chiassosa", ha poi rassicurato Obama, "siamo passati attraverso elezioni difficili e che ci hanno diviso ma ne siamo sempre usciti più forti". Da qui, la certezza che chiunque sia il prossimo commander in chief, "l'America sarà ancora la più grande".