di Riccardo Luna @RiccardoLuna
A proposito di establishment sconfitto. Di disfatta dei giornalisti. Di caporetto dei sondaggisti. Guardando “dentro” il voto americano dell’8 novembre emerge un dato clamoroso. Nella sconfitta devastante di Hillary Clinton ci sono alcuni luoghi, molto simbolici, dove la candidata democratica alla Casa Bianca ha preso quasi 9 voti su 10. Dove Trump non esiste. Dove ha funzionato il discorso politicamente corretto.
Il primo è San Francisco. La Clinton, come previsto, ha vinto bene in California (66.5% a 33.2%), ma è nella super liberal San Francisco che la vittoria è diventata trionfo: 85.3% contro 9.9%. Tradotto: 228 mila 221 voti contro 26 mila 461. Un abisso, fra i due, nella capitale morale della Silicon Valley.
Come è andata a San Francisco, New York e Boston, le mappe del voto
Il secondo luogo è Manhattan. A New York City. Anche qui: era prevista la vittoria della Clinton nella città dove c’è il quartier generale di Donald Trump. E c’è stata (58.8% contro 37.4%). Ma è a Manhattan, nel cuore della finanza globale, tra i grattacieli più famosi del mondo, dove la Clinton ha stracciato il rivale: 87.2% contro 10% (515 mila 481 voti contro 58.935).
Infine, terzo e ultimo luogo simbolico, la città di Boston, nel Massachussetts snob, colto e tecnologico. Stesso risultato, appena inferiori le percentuali: 81.7 contro 14.2.
C’è poi la Florida che con i suoi 29 voti elettorali è costata la sconfitta alla Clinton. In Florida la Clinton ha vinto a Miami, a Orlando e a Tampa. Ma non le è bastato ad evitare la rimonta di Trump costruita in tutti quei piccoli centri rurali o suburbani dove non volano le elite (49.1 contro 47.8).
Morale. Se continuiamo a raccontare il mondo attorno a noi restando nei nostri comodi uffici, difficilmente vedremo arrivare un altro Trump. Esattamente come è accaduto in America nel 2016.