I leader dell'Ue sono tornati a riunirsi, per la terza volta, con l'intento di scrivere il primo capitolo dell'Europa post Jean-Claude Juncker, nominando il suo successore alla guida della Commissione. Il favorito sembrava, grazie anche agli accordi presi dall'altra parte del globo al G20 di Osaka, l'olandese Frans Timmermans, candidato dei socialdemocratici (S&D), e già primo vicepresidente della Commissione. Ma a Bruxelles il confronto è ancora aperto e la sua nomina sembra ora più lontana.
Il vice premier e leader della Lega, Matteo Salvini, aveva subito bocciato l'ipotesi Timmermans. "Un uomo di sinistra a presiedere la Commissione europea di sicuro non lo sosterremo". Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, intercettato al suo arrivo a Bruxelles aveva sottolineato che quella di Timmermans "è una candidatura che valuteremo".
Per Juncker, invece, quella di Timmermans era una nomina "da prendere seriamente in considerazione". L'olandese però era inviso anche al gruppo di Visegrad che aveva espresso la sua opinione attraverso Zoltan Kovacs, portavoce del governo ungherese: "I primi ministri del gruppo hanno discusso sulla leadership dell'Ue e hanno convenuto che potrebbero accettare solo candidati che comprendono le sfide dell'Europa centrale e sono in grado di identificarsi nei punti di visita del gruppo". In un secondo tweet Kovacs aveva definito l'olandese come "un uomo di Soros". Visegrad non sosterrà né Weber né Timmermans.
Prima del summit si era sparsa anche un'altra voce. I capi di Stato e di governo dell'Unione Europea e le principali famiglie politiche all'Europarlamento avrebbero proposto un pacchetto di nomine che, oltre al socialista olandese Frans Timmermans come presidente della Commissione, include il liberale belga Charles Michel alla presidenza del Consiglio europeo e la popolare bulgara Mariya Gabriel come Alto rappresentante per la politica estera.
Durante il summit sono sembrate salire le quotazioni di Margrethe Vestager e Michel Barnier che ora, secondo molti, potrebbero rientrare nei giochi per la presidenza della Commissione europea. Lo riferiscono all'AGI diverse fonti europee. La danese Vestager, che fa parte della famiglia liberale, potrebbe essere proposta per preservare il processo degli "Spitzenkandidaten", in base al quale il presidente della Commissione è scelto tra i capilista dei partiti politici europei. Il francese Barnier, che è membro dei popolari, consentirebbe invece al Ppe di conservare la presidenza della Commissione.
La candidatura di Timmermans fa invece parte di un pacchetto concordato durante il vertice del G20 a Osaka tra la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e il premier olandese Mark Rutte.
"Timmermans sta incontrando una forte opposizione. Il piano B passa per Vestager o Barnier", dice una fonte Ue, che non esclude altri possibili nomi come la bulgara Kristalina Georgieva, considerata vicina ai popolari: "il Ppe deve scegliere se preferisce salvare il processo degli Spitzenkandidaten o tenersi la presidenza della Commissione". Secondo un'altra fonte, "Vestager e Barnier sono tra i papabili, ma i giochi sono aperti".
Al suo arrivo al Vertice sulle nomine, anche Macron ha indicato i suoi tre nomi (che non hanno sorpreso). Persone che hanno "le competenze" per dirigere la Commissione. Vestager, Timmermans e Barnier, ovviamente.