AGI - Persino i detenuti che aveva in cura sapevano che l'autore della strage di Magdeburgo era, per usare un eufemismo, sui generis. Lo chiamavano 'Dr Google' perché era talmente scarso da dover cercare sul motore di ricerca anche le malattie più comuni. "Quando ho avuto una trombosi, non sapeva cosa fosse" ha rivelato un ex detenuto tossicodipendente alla Bild, "Ha dovuto cercarlo sul computer. Anche fare iniezioni non era il suo forte: quando doveva vaccinarmi per il Covid si è punto un dito. E nella terapia di gruppo ci spiegava quali trucchi potevamo usare per manipolare le slot machine".
Un altro paziente ha raccontato alla stampa tedesca di essere rimasto sorpreso dal suo atteggiamento nei confronti dell'alcol e delle droghe: "Ci mostrava video sulle conseguenze dannose, ma diceva che sarebbe stato positivo se gli arabi avessero bevuto alcolici". Un soprannome, quello di 'Dr. Google', che si era diffuso in fretta non solo tra i detenuti, ma anche tra il personale penitenziario. Cosi' come noti a tutti erano i messaggi violenti che pubblicava sui social. Non abbastanza, pero', da far suonare il campanello di allarme che avrebbe potuto evitare il massacro di venerdi' scorso tra le bancarelle de mercatino di Natale.
Il 21 agosto scorso Taleb Jawad al-Abdulmohsen aveva inviato una email alla Procura di Colonia accusando i giudici di essere corrotti: "Pertanto non ho remore per quanto accadrà nei prossimi giorni per ristabilire la giustizia", minacciava in conclusione della missiva delirante. Minacce che le autorità non hanno preso sul serio - nonostante sulle fantasie violente dello psichiatra esistesse già un dossier alla Bka, l'Ufficio federale della polizia criminale - tanto da limitarsi a mandargli una reprimenda scritta. "Anche se non avete fatto minacce concrete, vi preghiamo di astenervi dallo scrivere cose che potrebbero potenzialmente portare a conseguenze penali" si legge nella lettera che tra l'altro non era stata recapitata perché, a quanto riferisce la Bildm la polizia non era riuscita a risalire al domicilio di al-Abdulmohsen.
Del resto già un anno fa, secondo la rivista Der Spiegel, i servizi segreti sauditi avevano avvertito i loro corrispondenti tedeschi del BND sulla minaccia rappresentata da al-Abdulmohsen per i tweet in cui annunciava che la Germania avrebbe pagato un "prezzo" per il trattamento riservato ai rifugiati sauditi. Un altro avvertimento rimasto inascoltato, mentre 'Dr Google' si lasciava andare alla retorica della cospirazione, accusando la Germania di non aver protetto i sauditi in fuga dall'Islam rigorista e di aver accolto i musulmani radicali.