AGI - La travolgente avanzata dei ribelli in Siria spinge su Damasco, mentre si continua a combattere a Homs, dopo la conquista di Aleppo e Hama. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani e informazioni provenienti dagli stessi combattenti, le forze di opposizione armata hanno "cominciato a circondare la capitale" siriana. "Damasco vi attende", li ha incitati il leader di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), Abu Mohammed al-Jolani, nome di battaglia di Ahmed al-Sharaa, mentre circola la notizia che l'esercito si è ritirato dalle città intorno alla capitale, a circa 10 km, ma il ministero della Difesa lo ha smentito in una nota. Combattimenti continuano nella zona di Homs dove si è fatta sentire l'artiglieria del regime.
Sempre secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, ribelli hanno preso il controllo dell'intera provincia meridionale di Daraa mentre nella vicina Suwayda il governatore, i capi della polizia e delle prigioni e il leader del partito Baath hanno lasciato i loro uffici e i combattenti locali hanno conquistato diversi posti di blocco. L'esercito in mattinata avevano annunciato un "riposizionamento" delle truppe nelle due province per creare "un cordone di sicurezza dopo attacchi terroristici a posti di blocco".
Avanzamenti dei ribelli sono stati segnalati anche nella zona di Quneitra, al confine con Israele, tanto che le forze armate dello Stato ebraico hanno annunciato un ulteriore invio di rinforzi. Quanto al fronte settentrionale, l'opposizione armata ha annunciato che le sue forze stanno avanzando verso la città di Manbij, a 80 km a nord-est di Aleppo, distante solo 30 km dal confine con la Turchia.
Sul fronte diplomatico, a margine del Forum nella capitale del Qatar, ci sono stati colloqui tra i ministri degli Esteri di Iran, Russia e Turchia Abbas Araghchi, Sergei Lavrov e Hakan Fidan. Al termine, il capo della diplomazia di Teheran ha sottolineato la necessità che "inizi un dialogo politico tra il governo e i gruppi d'opposizione legittimi". Da Baghdad, il ministro degli Esteri Fuad Hussein ha sottolineato "la gravità" degli sviluppi, mettendo in guardia dalla crisi umanitaria che ne può conseguire. Il capo della diplomazia di Baghdad ha ribadito l'intenzione di "impedire che l'Iraq prenda parte a questo conflitto", ricordando che la politica del Paese è quella di "non interferenza" negli affari dei vicini.
"Vogliamo stabilità e sicurezza in Siria, perché lo stato di caos influenzerà la sicurezza dell'Iraq e della regione", ha aggiunto. Da parte sua, il premier qatarino Mohammed Al-Thani, denunciando la pericolosità della situazione, ha accusato il presidente siriano Bashar al-Assad di non aver "colto l'opportunità", durante il precedente periodo di calma nel Paese dopo i sanguinosi anni della guerra civile, di "ripristinare i rapporti con il suo popolo".
Intanto, Amman ha esortato i giordani a lasciare il Paese prima possibile, e secondo fonti locali il valico di Al-Qaim attualmente non funziona ed è disponibile solo per gli iracheni che desiderano rientrare in patria. E mentre i ribelli continuano nell'avanzata, Hassan Abdel Ghani, alto comandante dei combattenti islamisti, ha cercato di rassicurare le minoranze religiose, sottolineando di stare tranquille perché "l'era del settarismo e della tirannia è finita per sempre". "E' diventato chiaro a tutti che le nostre forze hanno dimostrato la loro disciplina sul campo sotto le direttive e gli ordini della nostra leadership", ha sottolineato.
Per il presidente eletto Donald Trump, gli Stati Uniti non dovrebbero "immischiarsi" nella situazione in Siria. "La Siria è un caos, ma non è nostra amica, e gli Stati Uniti non dovrebbero avere nulla a che fare con essa. Questa non è la nostra lotta. Lasciamo che (la situazione) si sviluppi. Non lasciamoci coinvolgere", ha scritto Trump sulla piattaforma Truth Social, pochi minuti prima del suo incontro con il presidente francese Emmanuel Macron all'Eliseo a Parigi.