AGI - Al culmine della guerra civile in Siria, circa dieci anni fa, Aleppo era divisa tra aree controllate dal governo e aree ribelli, ma con l'aiuto della potenza aerea russa e di Hezbollah il regime del presidente Bashar al-Assad fu in grado di riprendere il controllo dell'intera città entro la fine del 2016. Da allora, il conflitto in Siria è stato statico, con i ribelli in gran parte confinati nel governatorato di Idlib, adiacente a quello di Aleppo.
L'opposizione armata ad Assad ha approfittato del fatto che Israele ha causato danni significativi al cosiddetto asse di resistenza iraniano, in particolare Hezbollah. Milizie sciite notevolmente indebolite e una Russia distratta dalla guerra in Ucraina rendono più difficile difendere il regime di Assad. Hezbollah e i russi sono profondamente impegnati in Siria, ma non hanno sul campo le forze che nel 2015 e nel 2016, furono utilizzate per schiacciare l'insurrezione.
Come evidenzia il Council on foreign relations, dopo la caduta di Aleppo, la presa sul potere di Assad sembra precaria.
Bisogna però capire quanto i miliziani siano in grado di mantenere il controllo di Aleppo ed espandere la loro campagna militare contro il regime. La ribellione è un amalgama di gruppi estremisti, combattenti sostenuti dalla Turchia e curdi (anche se non necessariamente forze curde organizzate).
Si ritiene che il gruppo principale dietro l'offensiva sia Hàyat Tahrir al-Sham (noto come HTS o Tahrir al-Sham), emerso all'inizio della guerra civile siriana. È una propaggine di un affiliato di Al Qaeda chiamato Jabhat al Nusra. HTS è sulla lista delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato. Le altre forze sono manovrate dai molti attori in campo: i gruppi armati e le potenze che li sostengono: Russia, Turchia, Israele, Iran e Stati Uniti.
I gruppi armati
- Forze governative siriane
L'esercito, la principale forza militare del governo, combatte a fianco delle Forze di difesa nazionale, un gruppo paramilitare filogovernativo.
- Forze democratiche siriane
Gruppo a predominanza curda e sostenuto dagli Stati Uniti, controlla parti della Siria orientale.
- HTS e altri gruppi ribelli alleati
Hayat Tahrir al-Sham è l'ultima espressione del Fronte al-Nusra, che aveva giurato fedeltà ad al-Qaeda fino a quando nel 2016 non ha reciso il legame con il gruppo fondato da Osama bin Laden.
- Forze ribelli siriane turche
L'Esercito nazionale siriano è una forza ribelle sostenuta dalla Turchia nella Siria settentrionale.
Le potenze coinvolte
Russia
Mosca è pienamente impegnata in Ucraina, ma ha forze in Siria tra cui aerei da guerra ed elicotteri d'attacco, polizia militare e soldati che sono distribuiti in venti basi. Gran parte del supporto militare russo ad Assad è arrivato sotto forma di bombardamenti indiscriminati delle aree ribelli dall'aria, mentre Hezbollah ha aiutato il regime a terra. È probabile che la Russia utilizzi la base aerea di Hmeimim nella Siria nordoccidentale, ma la sola potenza aerea non sarà probabilmente sufficiente per respingere i ribelli. Con le forze governative non in grado di contrastare l'insurrezione e Hezbollah incapace di radunare le forze di un tempo, i russi si trovano in una situazione difficile. Non c'è dubbio che Mosca vorrà difendere la sua posizione in Siria, ma non è ancora chiaro se ciò includa la difesa di Assad.
Iran
Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi avrebbe dovuto incontrare la sua controparte turca ad Ankara domenica, ma invece è volato a Damasco per valutare la situazione in Siria. Prima di rivolgersi a Mosca, Bashar al-Assad ha cercato il sostegno di Teheran nel 2011. L'Iran è profondamente impegnato in Siria con decine di basi militari e altre strutture perché il paese è fondamentale per il sostegno di Teheran a Hezbollah, sia come canale per le armi, che come officina per fabbricarle armi o posto di comando per i comandanti dei Guardiani della rivoluzione che si coordinano con il gruppo sciita libanese.
Turchia
Negli ultimi anni il governo turco ha cercato di normalizzare i legami con la Siria. Si tratta di un'importante svolta per Ankara, che aveva chiesto la fine del regime di Assad dopo l'inizio della guerra civile del 2011 e l'occupazione del territorio nel nord-ovest della Siria. Sembra probabile che i turchi stiano ora rivalutando le loro aperture al regime. Se il presidente Recep Tayyip Erdogan e i suoi consiglieri ritengono che Assad sia destinato a cadere, la Turchia potrebbe rinnovare il suo sforzo per essere il manovratore del governo che gli succederebbe a Damasco. Sulla base del precedente approccio di Erdogan alle rivolte arabe più di un decennio fa, ciò significa sostegno ai gruppi islamisti. Un ruolo considerevole per la Turchia in una Siria post-Assad aiuterebbe i turchi a gestire il problema dell'autonomia curda in Siria. Aiuterebbe anche a facilitare il ritorno di milioni di rifugiati per lo più curdi che si sono recati in Turchia negli ultimi dodici anni in cerca di riparo dalla guerra.
Se la Turchia dovesse rinnovare la sua spinta per un cambio di regime a Damasco, metterebbe Ankara di nuovo in conflitto con i principali stati arabi come l'Iraq e gli Emirati Arabi Uniti che hanno già indicato il loro sostegno ad Assad. Presumibilmente, anche Egitto e Arabia Saudita sostengono il regime siriano data la loro diffidenza nei confronti dei gruppi politici islamisti che hanno goduto del sostegno turco.
Israele
Rompere l'asse Iran-Siria senza dubbio gioverebbe alla sicurezza israeliana indebolendo il canale di armi per Hezbollah. Allo stesso tempo, la possibile caduta di Assad pone sfide significative a Israele, soprattutto se gli jihadisti sostenuti dalla Turchia dovessero arrivare al potere in Siria. Naturalmente, molto deve accadere prima che Assad cada. Per il momento, i problemi di Assad in Siria sono i problemi dell'Iran in Siria e questo è un bene per Israele.
Stati Uniti
Attualmente ci sono 900 militari statunitensi in Siria raggruppati attorno a una base ad al Tanf. Sono lì per aiutare quelle che sono note come Forze Democratiche Siriane a contenere lo Stato Islamico. La presa di potere di Aleppo e di altre aree da parte dei ribelli non cambia questa missione. In effetti, gli elementi estremisti all'interno della ribellione potrebbero rendere questa missione più urgente. Resta una questione aperta se quelle forze rimarranno dopo l'insediamento del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump il 20 gennaio. Durante il suo primo mandato, ha giurato due volte di ritirare quelle forze, ma invece, sotto la pressione dei consiglieri, ha optato per il ridispiegamento di alcune di esse. In linea con la sua visione del mondo "America First", potrebbe optare questa volta per il loro ritiro indipendentemente dalla situazione in Siria, che attualmente non rappresenta una minaccia per gli americani.