AGI - Dopo anni di tentennamenti e approcci diversi rispetto l'ingresso nell'Unione Europea, i Paesi balcanici occidentali fanno quadrato e, parlando con una sola voce, chiedono un rilancio degli sforzi per la loro adesione all'Unione Europea non appena s'insedierà la nuova Commissione Ue. Questo il messaggio lanciato durante i Med Dialogues 2024 organizzati a Roma, dalla Farnesina e dall'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi). Un evento che, per la prima volta, ha coinvolto i paesi di quest'area in un articolato confronto sulle principali sfide per il Mediterraneo coerentemente con una visione geopolitica (appoggiata dall'Italia) che vede la penisola balcanica far parte a pieno titolo della regione mediterranea.
Aprendo i lavori del panel "Securing the Mediterranean: The Role of Western Balkans", il titolare della Farnesina ha infatti ribadito il pieno sostegno di Roma al loro ingresso nella "famiglia europea". "L'Italia è fortemente impegnata per accelerare i tempi di adesione" dei Paesi dei Balcani occidentali all'Ue, ha assicurato Tajani sottolineando come il 2030, indicativamente, è l'anno fissato per la loro adesione, "ma io credo che si debba anticipare di qualche tempo". In questa prospettiva, ha aggiunto, "inviterò la nuova Alta rappresentante della politica estera Ue e la commissaria slovena per l'Allargamento per concordare insieme una strategia per far si' che i Balcani siano quanto prima parte integrante". Nel suo intervento Tajani non ha nascosto che, da parte italiana, c'è un "forte interesse strategico ed economico" a riunificare l'Ue con l'ingresso di questi paesi che, fra l'altro, contribuiscono alla stabilizzazione e alla pace di tutta l'area mediorientale.
"È importante mettere tutte le sinergie in un'unica direzione, che è quella di riportare (n.d.r. i paesi balcanici occidentali) nella famiglia europea", ha insistito anche il ministro degli Affari Esteri e delle politiche europee albanese, Igli Hasani, osservando come "il multilateralismo oggi sta soffrendo" mentre "arrivano da est spinte potenzialmente destabilizzanti". "Con i colleghi (n.d.r. dell'area) ci siamo confrontati più volte su quello che possiamo fare concretamente", ha detto osservando come, alle luci degli attuali rischi geopolitici, "il ritorno nella famiglia europea" non possa che apportare un contributo positivo all'Europa e alla stabilità di tutta l'area mediterranea.
"Solo ultimando il processo di allargamento possiamo evitare spinte che vogliono destabilizzazione (...) e chiudere la porta a chi vuole imporre la sua supremazia" ha ugualmente avvertito il ministro degli esteri montenegrino, Ervin Ibrahimovic, dopo aver elogiato tutte le iniziative per la promozione del dialogo nella regione Mena (Medio Oriente e Africa del Nord). Anche Ibrahimovic ha sollecitato Bruxelles "a focalizzarsi sui Balcani". Il loro ingresso, ha evidenziato, "è indispensabile sia per dare coerenza che efficacia alla sua azione" perché in gioco, evidentemente, non c'è solo la sicurezza politica del Continente a fronte delle spinte espansionistiche di Mosca, ma c'è anche la sfida energetica, delle catene d'approvvigionamento e dell'immigrazione. è stato il ministro degli esteri di Bosnia-Erzegovina, Dino Konakovic, ad affermare a chiare lettere che dopo oltre un ventennio di tentennamenti e ripensamenti "ora i Paesi Balcanici stanno facendo veri passi avanti" verso l'integrazione europea. Dopo l'aggressione di Mosca all'Ucraina, ha detto, è cresciuta una consapevolezza condivisa: "non abbiamo altre aspettative al di fuori dell'integrazione". Dopo aver finalmente superato le nostre divisioni "siamo pronti a far vedere agli europei che possiamo collaborare e che non vogliamo farci sfuggire quest'opportunità".
Lunedì, giornata d'apertura dei Med Dialogues di Roma, anche Skopje aveva fatto sentire la sua voce chiedendo alla prossima Commissione Ue "un approccio basato sul merito" e più pragmatico per il processo di allargamento. "Abbiamo adottato un'agenda di riforme elogiata dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e siamo pienamente allineati con la Politica estera e di sicurezza comune dell'Ue", aveva sottolineato il ministro degli Affari esteri della Macedonia del Nord, Timco Mucunski. A pochi giorni dal passaggio di testimone al nuovo Esecutivo Ue anche Mucunski ha chiesto "meno retorica" ma "azioni concrete", improntate a premiare la meritocrazia di quei Paesi che hanno fatto passi decisivi nel recepimento dell'acquis comunitario. Skopje - ha assicurato il ministro - continuerà a lavorare per garantire che questi progressi siano riconosciuti.