AGI - Dalla Cop29 di Baku arriva l'impegno di Paesi ricchi e del Sud del mondo a non aprire mai più centrali elettriche a carbone, nella speranza di fare da apripista. Il Regno Unito, che ha appena chiuso la sua ultima centrale elettrica a carbone, Canada, Francia, Germania e Australia, un grande produttore di carbone, hanno firmato questo appello volontario durante la conferenza delle Nazioni Unite sul clima in Azerbaigian, alla vigilia della sua conclusione, ma Cina, India e Stati Uniti non fanno parte del gruppo.
I firmatari promettono che i loro prossimi piani climatici non includeranno alcuna nuova centrale elettrica alimentata a carbone senza cattura di CO2. L'impegno non impone loro di rinunciare all'estrazione mineraria o all'esportazione di carbone. Il carbone, quando bruciato, rilascia più CO2 nell'atmosfera rispetto al petrolio e al gas. E il suo utilizzo continua ad aumentare in tutto il mondo.
"L'impegno ad avviare la transizione dai combustibili fossili deve essere tradotto in azioni reali sul campo", ha affermato Wopke Hoekstra, responsabile del clima presso la Commissione europea, che ha firmato l'appello. I nuovi progetti legati al carbone "devono fermarsi", ha dichiarato il ministro britannico per l'Energia Ed Miliband, presente anche lui a Baku.
La firma dell'Australia, il cui nuovo governo laburista al potere dal 2022 è ambizioso sul clima, è stata accolta con favore dalle Ong. "La porta del carbone è stata chiusa. Ora deve essere chiusa a chiave", ha detto a Baku Erin Ryan, della filiale australiana del Climate Action Network. Angola, Uganda ed Etiopia sono tra gli altri firmatari di questo impegno sviluppato con l'alleanza "Powering Past Coal".