AGI - Alla Cop29 di Baku, dopo una settimana di negoziati difficili e tesi, rimane ancora "molta strada da fare" prima di raggiungere un accordo. Lo ha detto uno dei negoziatori della presidenza azera della conferenza delle Nazioni Unite sul clima, Samir Bejanov, mentre la prossima settimana in Azerbaigian sono attesi i ministri per il round finale delle trattative e per la firma. "C'è ancora molta strada da fare, ma tutti sono molto consapevoli delle sfide, a meta' della Cop", ha stimato il capo dell'Onu per il clima, Simon Stiell.
A Baku il confronto è tra i Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo, che insieme chiedono 1,3 trilioni di dollari all'anno in finanziamenti per la lotta al cambiamento climatico entro il 2030. Una nuova proposta di testo di compromesso è circolata ieri sera, ma con molteplici opzioni ancora aperte contenute in 25 pagine, prima dell'arrivo dei ministri all'inizio della settimana per gli ultimi giorni della Cop, prevista per concludersi il 22 novembre.
"Non c’è ancora un segnale chiaro sulla direzione perché il testo non è stato ancora sufficientemente abbreviato, con molte opzioni ancora sul tavolo", hanno riferito altri osservatori. Oggi la presidenza azera della Cop29 ha chiesto ai Paesi di presentare i loro emendamenti prima delle 11, con l'obiettivo di pubblicare un nuovo testo più breve.
Quest'anno, la Cop29 deve concludersi con un "Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificato" che sostituirà dal prossimo anno quello precedente, che prevedeva che i Paesi ricchi fornissero 100 miliardi di dollari all'anno a quelli in via di sviluppo. Ma molti interrogativi restano dibattuti nei corridoi dello stadio olimpico della capitale azera che ospita la conferenza: chi pagherà, quali tipologie di finanziamento sono disponibili, quale importo e in quali tempi. Dalle discussioni informali, che proseguono in un clima di tensione, è stato stabilito l'importo di 1.300 miliardi all'anno per i Paesi a basso e medio reddito, ma alcuni negoziatori occidentali hanno già sottolineato che i loro fondi pubblici potranno coprire solo una frazione di questa somma. Contano sul contributo del settore privato, delle banche multilaterali o di nuovi contributori come la Cina.
Dal lato dei Paesi in via di sviluppo, alcuni hanno richieste più specifiche: i 45 Paesi meno sviluppati - soprattutto africani - chiedono che vengano stanziati per loro almeno 220 miliardi ogni anno, mentre i piccoli Stati insulari in via di sviluppo chiedono 39 miliardi.
Pechino per la prima volta ha discusso e quantificato pubblicamente i suoi "investimenti nell'azione per il clima in altri paesi in via di sviluppo": una esternazione accolta come un passo avanti nei negoziati.
"È urgente che i leader mondiali riuniti da lunedì per il G20 a Rio de Janeiro diano un reale slancio politico ed energia", senza i quali "un serio rischio" grava sull'esito dei negoziati, ha valutato Friederike Roder, della Ong Global Citizen. Proprio a loro il capo dell'Onu per il clima, Simon Stiell, ha rivolto un appello urgente ad agire per sbloccare i negoziati di Baku.