AGI - L'Election Day di è stato descritto, soprattutto da questa parte dell'Atlantico, come una data quasi epocale: non una semplice elezione per decidere l'inquilino della Casa Bianca e il colore del prossimo Congresso, bensì il giorno delle 'grandi scelte'. Da una parte quello che è stato definito "l'usato sicuro" ovvero l'affidabilità dei democratici, la loro visione del mondo imperniata sulla Nato e sui valori delle democrazie occidentali, l'idea di un'America pronta a pacificare e a intervenire nel mondo e finanche a farsi portatrice di valori universali.
Dall'altra parte, l'imprevedibile Donald Trump, che potrebbe imprimere un'involuzione autoritaria nella prima e più antica democrazia del pianeta, con l'imporsi di un'America non più 'soldato' globale ma ripiegata su se stessa e sul proprio benessere. Un'America chiusa all'immigrazione, insensibile all'emergenza climatica, restrittiva sui diritti civili, meno incline al multilateralismo e decisamente molto più distante dall'Europa.
A ben guardare, tuttavia, il dibattito sulle grandi scelte di campo non ha infiammato i cuori dei quasi 187 milioni di statunitensi registrati a votare dei 244 milioni di aventi diritto. Si tratta di quasi 6 americani su 10 effettivamente interessati a votare e sbaglia chi ritiene che già questo sia un dato deludente vista la portata della posta in gioco. Se tutti gli americani registrati effettivamente voteranno, questa sarà un'elezione da record per la partecipazione: nel 2020 - secondo il Census Bureau - avevano votato poco più di 168 milioni di aventi diritto, il numero di gran lunga più alto mai registrato in un'elezione americana.
Tornando alle statistiche, solo il 47% (circa 82 milioni di americani) degli elettori ha dichiarato un'affiliazione partitica registrandosi e questo indica evidentemente che la gran parte degli elettori - 100 milioni circa - potrebbe votare uno dei due partiti: a oggi solo i sondaggi potrebbero verosimilmente indovinare quale. I più quotati istituti di statistica e sondaggi - da Gallup, al Pew Research Center fino al portale Statista.com - mettono in evidenza che, nonostante la percezione europea sull'importanza di questa consultazione in un frangente di grave instabilità mondiale - gli americani andranno al voto anche nel 2024 guardando soprattutto al loro portafogli.
Il tema che più di tutti affligge il popolo americano è infatti quello del carovita ovvero il problema dei costi proibitivi della spesa alimentare e dell'impossibilità di acquistarsi casa perché il mattone non è più alla portata della classe media. Questo problema è avvertito come "assolutamente importante" per almeno il 25% dell'elettorato Usa e come "importante", in generale, per oltre 8 americani su dieci.
I maggiori centri di ricerca concordano anche nell'affermare che altri grandi temi dibattuti in campagna elettorale come la gestione dell'immigrazione, l'aborto e i diritti civili nonché la sfida climatica non siano neppure tra i primi cinque temi considerati importanti dall'elettorato americano. Da un sondaggio Gallup di ottobre, condotto a livello federale, emerge in tutta evidenza che "l'economia è il tema più importante e potenzialmente quello che influirà maggiormente l'elettorato nella scelta del presidente".
E rispetto all'economia, il problema dei prezzi è sicuramente ancora più avvertito di quello dell'occupazione. Su 22 temi individuati da Gallup, l'economia è l'unica questione per la quale la maggioranza degli elettori (il 52%) afferma che le posizioni dei candidati hanno un'influenza "estremamente importante" sul loro voto. Un altro 38% degli elettori considera l'economia "molto importante", il che significa che la questione è un fattore significativo per quasi nove elettori su dieci.
Il dato che per più della metà degli americani l'economia è "estremamente importante" nell'influire sul proprio voto "è il più alto dall'ottobre 2008", ovvero dai tempi della Grande Recessione, quando - rammenta Gallup - sulla scia delle banche rotte e della crisi di liquidità il 55% degli elettori si espresse in questo modo. La realtà che emerge dai sondaggi è, insomma, per certi versi paradossale (specie se "letta" da questa parte dell'Atlantico): i fondamentali dell'economia statunitense sono assolutamente buoni, il Pil cresce anche più del previsto e l'inflazione in tutto il paese si è decisamente raffreddata rispetto al picco del 9,1% raggiunto nel giugno del 2022.
"Ma se chiedete agli americani se l'inflazione è alta - sottolinea Gallup - la risposta è un deciso 'Sì'. Secondo Gallup, Pew Research Center e Statista.com, in certi casi gli americani percepiscono che i prezzi stanno continuando ad aumentare: per alcuni di loro, addirittura di oltre il 10%. Secondo gli studiosi, allora, entrano in gioco altri fattori, per esempio un certo "pessimismo di fondo". Ma c’è dell'altro. "Sebbene l'inflazione sia scesa vicino ai livelli pre-pandemia, i prezzi di determinati comparti - scrive Gallup - continuano ad avere un impatto sulla vita dei consumatori americani".
Su tutti, è illuminante l'esempio dei generi alimentari: a settembre sono cresciuti di appena l'1,3% rispetto l'anno precedente. In piena pandemia, tra il 2020 e il 2021, i prezzi degli alimenti erano tuttavia aumentati di circa il 26% e, da allora, non sono più tornati ai livelli pre-Covid. Se riempire il carrello della spesa, dopo il Covid, è diventato sempre più difficile, le cose non vanno meglio quando si vuole acquistare casa. Ai microfoni del New York Times, Joanne Hsu, direttrice dei sondaggi sui consumatori presso l'Università del Michigan ha recentemente confermato che "per le persone che sperano di acquistare una prima casa, permettersene una è diventato molto più difficile rispetto al 2020".
Questo è dovuto alle politiche di contenimento dell'inflazione attuate dalla Federal Reserve che ha aumentato drasticamente i tassi di interesse nel 2022 e nel 2023 per frenare la domanda e riportare l'inflazione sotto controllo. Di conseguenza, prendere a prestito denaro e accendere mutui è evidentemente diventato ancora più caro, un problema ancor più avvertito in un paese dove la casa di proprietà è il primo passo per affrancarsi e realizzare l'American Dream.
In un recente sondaggio Pew Research Center ha indicato che quasi il 70% degli americani è "molto preoccupato" per il costo delle abitazioni, in aumento rispetto al 61% dell'aprile 2023. E difatti sempre più americani, secondo le ricerche, sono gravati dai costi abitativi, dove per "aggravio" s'intende che oltre il 30% del proprio reddito viene speso in affitto o mutuo. Fa ugualmente riflettere che, oltre all'economia, nessun'altra questione sia stata valutata - stando ai sondaggi - "estremamente importante" o "molto importante" dalla maggior parte degli elettori. Questioni - scrive Gallup - come il cambiamento climatico (50%) i diritti dei transgender (38%) o la politica estera sono considerate da meno della maggioranza degli elettori come estremamente o molto importanti per la scelta del voto presidenziale.
"Potrebbe trattarsi chiaramente di un'elezione economica", sintetizza allora alla vigilia del voto il New York Times, pronosticando che, proprio per questa ragione potrebbe essere anche "un'elezione complicata": l'inflazione si raffredda, la crescita rimane solida ma gli americani, nonostante tutto, restano scettici proprio sull'andamento dell'economia. Un'elezione cruciale per gli europei ma "derubricata" dagli americani come "economica" dovrebbe, a detta degli analisti, avvantaggiare proprio Donald Trump. Nonostante i moniti lanciati da diverse figure di spicco del suo stesso partito sulle sue tendenze autoritarie e nonostante un passato di bancarotte fraudolente e illeciti immobiliari e societari, il Tycoon viene tuttora ritenuto come "più capace di Kamala Harris di gestire l'economia da circa il 54% contro 45%", scrive il New York Times. Mai come in questo 2024 l'America sembra pronta a credere alle proprie illusioni. Forse perché in questo momento - come recita un vecchio adagio - "sono necessarie quanto la realtà".