AGI - Nel contesto della guerra tra Ucraina e Russia, la cui fine non si intravede, gli appuntamenti elettorali del fine settimana - legislative in Georgia, secondo turno delle politiche in Lituania, parlamentari anticipate in Bulgaria e parlamentari in Uzbekistan - minacciano di essere influenzati da Mosca. In ogni caso rappresentano dei test cruciali per le ex repubbliche sovietiche, per misurare il loro grado di indipendenza e l'attrattiva esercitata dall'Unione europea sui due Paesi che non ne fanno parte.
LITUANIA
Il 27 ottobre in Lituania si svolgerà il secondo turno delle elezioni politiche, con cui verranno assegnati i 71 seggi parlamentari scelti attraverso il sistema uninominale. Il primo turno, tenutosi il 13 ottobre, è stato vinto dal Partito socialdemocratico lituano (Psl), con il 19,4% delle preferenze. Il secondo posto, con il 18% delle preferenze, è stato conquistato dalla Lega patriottica (Lp) della premier uscente, Ingrida Simonyte. Terzo (15%dei voti) il movimento populista Alba sul Nemunas (An) di Remigijus Zemaitaitis, seguito a ruota dal movimento "In nome della Lituania" dell'ex primo ministro, Skvernelis (9,2%), dalla Lega dei Liberali della presidente del Parlamento, Viktorija Cmilyte-Nielsen (7,7%) e, quindi, dal Partito dei verdi e dei contadini (Pvc), fermatosi al 7%. Dopo lo scrutinio, dunque, i 70 seggi assegnati al primo turno con il metodo proporzionale vanno in massima parte al Psl (18), seguito da Lp (17) e An (14). Otto, sette e sei seggi, rispettivamente, agli altri partiti che hanno ottenuto voti validi. La tornata elettorale ha registrato una partecipazione al voto del 52,06%, quasi il 5% in più rispetto alle politiche svoltesi nel 2020.
BULGARIA
Le elezioni parlamentari anticipate del 27 ottobre sono le settime negli ultimi tre anni in Bulgaria. Dopo il voto anticipato del 9 giugno scorso e il fallimento, a inizio agosto, del terzo e ultimo tentativo previsto dalla Costituzione per formare un nuovo governo, il Paese ritorna quindi alle urne. Le agenzie demoscopiche del Paese balcanico segnalano un 'deja' vu' nella 'classifica' dei partiti in lizza per il Parlamento unicamerale composto da 240 deputati. Per la 51esima legislatura nazionale, scendono in campo 28 partiti e coalizioni. I conservatori del Gerb manterrebbero il primo posto con il 25,7% dei voti. I liberali del Pp ('Continuiamo il cambiamento') si collocherebbero al secondo posto con il 16,6%. Seguirebbe il partito nazionalista 'Vazrazhdane' ('Rinascita') al quale andrebbe il 15,4% dei consensi. Il mese scorso, dopo numerosi scandali, è avvenuta la scissione del partito della minoranza turca Dps ('Movimento per diritti e libertà).
La prima delle due nuove formazioni politiche, Aps ('Alleanza per diritti e libertà), una coalizione attorno al fondatore storico del Dps Ahmed Dogan, godrebbe del sostegno dell'8,3% degli elettori. I socialisti ('Bsp-Sinistra unita') entrerebbero in parlamento con il 7,1%. La seconda nuova formazione dopo la scissione del Dps, 'Dps-Nuovo inizio', guidata da Delyan Peevski, capogruppo parlamentare del Dps nel parlamento uscente, sarebbe sostenuta dal 6,9% di coloro che hanno dichiarato che voteranno alle prossime elezioni. I populisti dell'Itn ('C’è un popolo come questo') entrerebbero in parlamento con il 6,3% dei voti. La sensazione dominante è che il nome di chi governerà sarà deciso da altri ambienti, esterni al voto: c'è stanchezza in relazione alle istituzioni e scoraggiamento diffuso per la situazione economica precaria, l’impunibilità della corruzione diffusa ai vertici e il conflitto in Ucraina. Per tutti questi motivi l'affluenza alle urne rischia di essere bassa, attorno al 30% nel Paese di 6,6 milioni di abitanti, dei quali 1,4 milioni sono residenti all'estero. La Bulgaria, Paese dell'ex blocco sovietico che fa parte della Nato e che nel 2007 ha aderito alla Ue, è da tempo interessata da una cronica instabilità politica.
GEORGIA
Per la Georgia, il risultato del referendum sull'Ue in Moldavia - con un 'si'' molto risicato - rappresenta un'anticipazione di quello che rischia di accadere il 26 ottobre. Il partito di governo filorusso 'Sogno georgiano', del miliardario Bidzina Ivanishvili, punta a ottenere la maggioranza alle elezioni parlamentari, e ha già promesso di bandire l'intera opposizione se otterrà abbastanza voti. Lo scontro sarà diretto e frontale con la presidente filoeuropea Salome Zurabishvili, in un clima già piuttosto teso dopo che questa si è rifiutata di firmare leggi molto restrittive varate dall'esecutivo, chiaramente ispirate da Mosca, con nel mirino organizzazioni non governative, media e comunità LGBTQ+ finanziate dall'Occidente.
Per i vertici dell'Ue, il disegno di legge in questione mina i diritti fondamentali dei georgiani e rischia di stigmatizzare ulteriormente e discriminare parte della popolazione. L'adozione di queste misure avrebbe "importanti ripercussioni" sul percorso di integrazione europea di Tbilisi, che spera di entrare nell'Unione, ha avvertito Bruxelles. Per questo motivo, le legislative del 26 ottobre sono "esistenziali" per il Paese, ha insistito Zourabichvili, che si dice "abbastanza ottimista" sulla vittoria del suo partito e del fronte pro Bruxelles e Occidente. Al contrario, una sua sconfitta significherebbe per la Georgia un allontanarsi dall'Europa, dalla democrazia e della libertà.
"Sarebbe come tornare a un passato in cui la Georgia non ha più la sua completa sovranità e la sua completa indipendenza. Non dobbiamo dimenticare che la Russia, oggi, occupa il 20% dei nostri territori", ha sottolineato la presidente georgiana. D'altro canto, l'orientamento sempre più anti-europeista e anti-occidentale del partito di Ivanishvili, le elezioni di sabato sono da considerare un "quasi-referendum sulla scelta tra l'Europa o il ritorno all'incerto passato russo".
Zourabichvili spera che la popolazione georgiana, che negli ultimi tre decenni si è espressa per l'80% a favore dell'Europa, "non si rinnegherà improvvisamente". In base agli ultimi sondaggi, esiste un'ampia maggioranza a favore dei partiti europeisti, mentre quello al governo è accreditato di solo circa il 30% dei consensi. È pero' concreto il rischio di brogli, che potrebbero impattare su circa il 10% dei voti. "Stanno impedendo alla diaspora di votare. Ma le frodi non devono e non possono superare una significativa mobilitazione della popolazione", ha concluso la presidente georgiana.
UZBEKISTAN
Domenica 27 ottobre i cittadini dell'Uzbekistan andranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento, i 150 deputati della Camera Bassa dell'Oliy Majlis: parallelamente, verranno poi eletti anche i rappresentanti dei 12 consigli regionali, del consiglio della capitale Tashkent e dei 208 consigli distrettuali, mentre i cittadini del Karakalpakstan eleggeranno inoltre i 65 rappresentanti del Consiglio Supremo della Repubblica Autonoma del Karakalpakstan.
A seguito degli emendamenti alla legge elettorale del 2023, per queste elezioni legislative verrà adottato - per la prima volta nella storia - un sistema elettorale misto, che combina proporzionale e maggioritario con l'obiettivo di rafforzare la rappresentatività e l'inclusività. In lizza cinque partiti politici ufficialmente registrati e riconosciuti dalla Commissione elettorale: il Partito Liberale Democratico (UzLiDeP), il 'Milliy Tiklanish' (Partito Democratico "National Revival"), il Partito Ecologista dell'Uzbekistan, il Partito Democratico del Popolo dell'Uzbekistan, il Partito Social Democratico Adolat. Tra gli 850 candidati, 391 saranno donne (44,7% del totale), la percentuale più elevata nella storia elettorale dell'Uzbekistan indipendente. Viene inoltre garantita la rappresentanza delle minoranze etniche presenti nel territorio nazionale, in prevalenza tagichi e kazachi ma anche russi.
Queste elezioni parlamentari sono considerate di notevole importanza, poiché saranno le prime a seguito della riforma della Costituzione - emendamenti approvati con referendum popolare nel 2023 - ritenuta necessaria per adeguarsi alle nuove sfide e alle trasformazioni globali in atto. Il presidente Shavkat Mirziyoyev, in carica dal 2016, è stato rieletto nell'ottobre 2021. Anche se il Paese si è aperto agli investimenti stranieri, offrendo opportunità interessanti per le imprese occidentali anche per il basso costo della manodopera, che si aggira attorno ai 300 euro mensili, il legame con Mosca resta evidente.
Il 13% del Pil uzbeko è generato dalle rimesse dei tre milioni di immigrati in Russia. Il processo di modernizzazione in corso, finalizzato all'affermarsi di un'economia di mercato, può contare sul contributo determinante del settore del turismo, in pieno boom. In crescita anche l'interscambio con i Paesi dell'Unione europea - l'Italia è al quarto posto - in particolare nei settori dei manufatti tessili, metalli non ferrosi, pellami, macchinari, energetico (petrolio e gas), ma anche chimico e agricolo.