AGI - La Francia ribadisce il suo sostegno "incrollabile" a Israele, Paese che "ha tutto il diritto di difendersi" anche se ora "è tempo di un cessate il fuoco". Il Capo dell'Eliseo, nel primo anniversario dell'efferato attacco di Hamas contro i civili israeliani, cerca di gettare acqua sul fuoco e chiudere 'bene' con il Premier israeliano Benjamin Netanyahu la polemica innescata dalle dichiarazioni rilasciate in un'intervista a radio France Inter dove si era detto favorevole alla sospensione delle consegne di armi a Israele, utilizzate dall'esercito per attacchi nella Striscia di Gaza, indicando come priorità il "ritorno a una soluzione politica".
Prima di evocare la prospettiva di una sospensione di qualsiasi aiuto militare a Tel-Aviv, Macron si era anche fatto capofila dell'appello lanciato dagli 88 membri d
ell'Organizzazione internazionale della francofonia (Oif), riuniti nell'annuale summit, per un cessate il fuoco "immediato e duraturo" Libano. In quell'occasione il Presidente ha ringraziato l'Oif per sostenere la proposta francese di organizzare una non meglio precisata "conferenza internazionale" per il Libano.
Ma sono state le parole di Macron sugli aiuti militari, evidentemente, a irritare Netanyahu che ieri ha dato apertamente vergogna al Presidente francese, capo di un Paese occidentale, europeo e democratico, "che dovrebbe opporsi all'asse del terrore" guidato dall'Iran. E non sarà certo Teheran, ha incalzato Netanyahu, a smettere di rifornire di armi e ordigni di ogni tipo i suoi 'proxy' in Medio Oriente. L'uscita di Macron in linea con l'"attivismo" di cui il capo ha dato sovente prova sullo scenario mondiale, è anche (molto più pragmaticamente) in sintonia con le "esigenze" di un paese che ospita una comunità islamica di oltre 9 milioni di individui (la più vasta comunità islamica dell'Europa occidentale).
Dettaglio che non è servito a 'rabbonire' il premier israeliano che, al mondo intero, ha ricordato come Israele stia difendendo la civiltà contro la barbarie e il fanatismo. "Si vergognino i leader che chiedono l'embargo sulle forniture di armi a Israele", ha detto Netanyahu con un avvertimento finale: "Siate certi che Israele combatterà finché la battaglia non sarà vinta, per il nostro bene e per il bene della pace e della sicurezza nel mondo". Insomma, un messaggio ben poco subliminale, in risposta alle esitazioni di campo di Parigi e di altri partner in Occidente.
I toni tra i due leader si sono velocemente placati quando è intervenuta, questa sera, una conversazione telefonica in vista delle commemorazioni degli attentati del 7 ottobre. Questo si percepisce dalla nota diffusa dall'Eliseo in serata, a margine del colloquio. I due hanno discusso "della situazione in Medio Oriente, in tutta franchezza e nel rispetto dell'amicizia tra Francia e Israele", ha dichiarato infatti l'Eliseo, ammettendo il reciproco desiderio di "accettare le loro differenze di opinione" e "di essere ben compresi l'uno dall'altro".
"Il Presidente della Repubblica ha ribadito al Primo Ministro israeliano che l'impegno della Francia per la sicurezza di Israele è incrollabile e gli ha ricordato la mobilitazione delle risorse militari francesi in sua difesa durante gli attacchi portati dall'Iran negli ultimi mesi", ha sottolineato ancora l'Eliseo cercando un 'registro di linguaggio' almeno formalmente ben più cauto rispetto quello che il Presidente aveva utilizzato. Da parte sua, Macron ha ribadito che la Francia ora non sta fornendo armi per combattere a Gaza nonché la sua "convinzione che sia giunto il momento di un cessate il fuoco".
D'altro canto, una nota inviata dal gabinetto di Netanyahu dopo il colloquio telefonico mette nero su bianco la "delusione" di Tel-Aviv per la presa di posizione di Parigi. Senza riaccendere l'aspra polemica, la nota sottolinea che il premier israeliano dagli alleati occidentali si aspetta non "restrizioni" ma "supporto": "Così come l'Iran sostiene tutte le parti del suo asse terroristico, ci si aspetta che gli amici di Israele lo sostengano e non impongano restrizioni che non faranno altro che rafforzare l'asse del male iraniano", si legge nel comunicato di Tel-Aviv.
Critiche neppure tanto velate alla presa di posizione di Macron sono arrivate anche da un ex Premier francese, il socialista Manuel Valls che si trovò a guidare il Paese nei giorni di terrore, tra il 2014 e 2015 quando una serie di attentati di matrice islamica colpirono nel cuore Parigi e altre città. Allora, ha ricordato Valls, Parigi "scelse con fermezza il campo Occidentale e i suoi valori" perché "il dovere di un dirigente politico è difendere il suo popolo e il suo Paese", ha detto forse nell'obiettivo di rinfrescare la memoria al Capo dell'Eliseo.