AGI - L’Europa ha bisogno di campioni globali in grado di competere con i giganti americani e asiatici. Su Commerzbank Berlino sbaglia, “non si può vendere per poi lamentarsi”. Il presidente dei Popolari europei Manfred Weber risponde, in un’intervista all’AGI sul caso Unicredit, avvertendo che la forza economica dell’Unione sarà la priorità dei prossimi cinque anni insieme all’immigrazione.
Con le elezioni dello scorso giugno, il PPE si è confermato il baricentro della maggioranza che guida l’Unione europea. Ma lo scenario è cambiato rispetto agli anni passati, lo mostra la stessa composizione della Commissione guidata da Ursula Von der Leyen, che guarda più a destra. In ogni caso la parte del leone la fa il Ppe con 14 commissari. Quale evoluzione ha in testa il Partito popolare per l’Europa?
Il PPE è il partito dell'Europa: De Gasperi, Adenauer, Schuman, tutti i Democratici Cristiani, l'Europa di oggi è quindi la nostra Europa, è la nostra innovazione insieme agli altri, ma è partita con noi, è profondamente radicata nel nostro DNA, crediamo fortemente in questo progetto europeo. La domanda sul tavolo ora è: “Qual è la prossima fase? Qual è il prossimo passo?“. Lei ha parlato del PPE come “gravitas", come centro del processo decisionale politico. Non è stata una nostra scelta, è stata la scelta dei cittadini, perché abbiamo avuto elezioni e il PPE ha vinto le elezioni, 180 milioni di persone hanno partecipato al voto. Abbiamo vinto, più seggi nel Parlamento Europeo, siamo l'unico partito di centro che ha vinto. La gente ci ha mandato un messaggio chiaro, “ fate il vostro , mantenete ciò che ci avete promesso”. Napoli oggi è un buon punto di partenza.
Pensa che possano esserci problemi per il vicepresidente e commissario Fitto, considerate le critiche che gli hanno rivolto socialisti, Renew e Verdi?
Raffaele Fitto ha una grande personalità e come politico è senza dubbio un convinto europeista. Lo ha dimostrato anche a livello europeo, nel suo ruolo di leader di gruppo, come ministro negli ultimi due anni e come rappresentante italiano in Europa. Per me, c’è una questione più grande in gioco, ed è il ruolo dell’Italia. L’Italia è uno dei paesi leader nell'Unione Europea di oggi, un paese fondatore, e quindi deve giocare un ruolo chiave. Ecco perché apprezzo e accolgo la proposta di Ursula von der Leyen di dare a Raffaele Fitto una posizione forte nella prossima Commissione Europea, soprattutto come Vicepresidente Esecutivo, una posizione molto importante, e il PPE lo sosterrà.
Fitto quindi diventerà commissario?
Non posso parlare per gli altri. Spero che tutti capiscano che l'Europa ha bisogno, in questo momento, dopo un’elezione, di essere unita. Durante una campagna elettorale si offrono proposte diverse, ora c’è un nuovo parlamento ma la Commissione deve essere una Commissione unificante per l’Europa. L'Italia deve giocare un ruolo chiave. Il mio appello concreto va anche a Elly Schlein: l'unione socialista in Italia dovrebbe cercare di convincere i propri partner a livello europeo che l’Italia deve avere un posto forte nella prossima Commissione Europea. Anche il presidente Mattarella è stato chiaro, l'Italia merita un posto forte, e Raffaele è, senza dubbio, la persona giusta.
Si può per l’Italia profilare un ruolo più incisivo considerata la fragilità dei governi tedesco e francese e la forza crescente degli eurocritici?
Lo vedo già, Nell’ultimo anno e mezzo è stato evidente come il dibattito sulla migrazione a livello europeo sia stato guidato dall’Italia. Dopo 80 anni di discussioni infinite su come gestire la migrazione, ora abbiamo trovato un compromesso grazie all’iniziativa italiana. E un esempio di leadership europea.
L’Italia, elogiata anche dai leader socialisti, può essere un modello sull'immigrazione?
Assolutamente. Quello che abbiamo visto è un risultato forte, fondato sui nostri valori, manteniamo il diritto d’asilo, basato sulla Convenzione di Ginevra. Vorrei vedere in Germania e in Spagna, governate da socialisti, gli stessi risultati dell’Italia. In tutta Europa la migrazione è una questione dominante. In Italia vediamo una riduzione degli sbarchi del 64% rispetto all'anno scorso: è un successo incredibile. E il governo italiano è stato pronto a sostenere e approvare il Patto sulla Migrazione all'inizio di quest’anno.
Lei è spesso in Italia e ha sostenuto sempre Forza Italia. Pensa che possa vincere la sfida del consenso, arrivando a conquistare il 20 per cento dei voti, come auspicava Berlusconi e come ha rilanciato anche oggi Antonio Tajani?
Direi anche di più. L'Italia è un paese chiaramente orientato al centro-destra. C’è una tradizione cristiano-democratica. E i primi anni sotto la guida di Antonio Tajani ci hanno dato ragione, penso che siamo sulla strada giusta. Vinciamo. Per me, inoltre, Tajani è la faccia chiara dell’Italia europeista e atlantista nel governo di questo Paese. Non tutti nell’esecutivo Meloni sono stati sempre chiari su questo, ma Antonio Tajani sì. Ecco perché oggi è la persona in grado di difendere gli interessi italiani in Europa, anche grazie all’appoggio del Ppe, la famiglia politica più grande in Europa.
Trasferiamoci in Germania. Le recenti elezioni in Brandeburgo hanno dato un po’ di ossigeno al cancelliere Scholz ma il suo governo sembra appeso a un filo. Il futuro è Merz?
Merz sarà il prossimo cancelliere della Germania, sì.
La Commissione Europea ha criticato il no del governo tedesco alla scalata di Commerzbank da parte di Unicredit. Lei che ne pensa?
Abbiamo creato un mercato europeo, e penso che gli attori europei abbiano il diritto di agire e di essere attivi. Mi ha sorpreso il fatto che il governo tedesco non fosse pienamente consapevole di ciò che sarebbe accaduto quando ha deciso di vendere le azioni sul pubblico mercato. Non puoi vendere e poi lamentarti. Questa è cattiva gestione, ed è quello che vediamo a Berlino. In ogni caso è una questione di mercato, non politica.
In molti settori abbiamo bisogno di campioni globali. I mercati europei da soli non sono più sufficienti. Dobbiamo creare aziende in grado di competere con i grandi giganti in Cina, Asia e America. Questa è l’altra grande priorità, insieme alla questione della migrazione, il secondo grande pilastro dei prossimi cinque anni sarà la forza economica dell'Europa. Il Rapporto Draghi è un contributo fondamentale, un grande punto di partenza per i prossimi cinque anni.
Come giudica la campagna presidenziale americana?
“Estremamente polarizzata Dobbiamo rispettare la democrazia americana, chiunque vinca. Dobbiamo lavorare con i nostri partner, mantenendo la promessa atlantista. Possiamo risolvere i problemi con Cina e Russia solo insieme. Il messaggio per noi europei è: dobbiamo assumerci più responsabilità, ad esempio nelle capacità difensive. L'Europa deve fare il proprio lavoro.