AGI - Il professor Allan Lichtman, considerato il "Nostradamus delle elezioni americane", ha emesso la sua sentenza: "Kamala Harris sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti, almeno questa è la mia previsione". Lo storico, 77 anni, docente all'American University, da oltre quarant'anni ha elaborato un suo modello per calcolare le probabilità di vittoria dei candidati alle presidenziali e sembra funzioni: dal 1984 non sbaglia una previsione, a parte una. Il suo sistema va oltre sondaggi e analisi di politologi, per poggiare su dati oggettivi elaborati su oltre cento anni di elezioni. Dopo la disastrosa prova di Joe Biden nel duello tv con Donald Trump, Lichtman aveva criticato la scelta dei Democratici di puntare ancora sul presidente. Ma da allora, così come i sondaggi, con l'ingresso di Harris il vento sembra cambiato. Al New York Times Lichtman ha spiegato come funziona il suo modello: "Sono tredici domande di ampio respiro, a cui rispondiamo con vero o falso, legate alle prestazioni del partito che sta alla Casa Bianca".
Tra i vari temi su cui il docente si interroga ci sono argomenti della vita quotidiana, come l'economia, i disordini sociali, ma anche la politica estera e il carisma dei candidati. Nel 2016 il professore aveva previsto, contro tutti i sondaggi, la vittoria di Trump e aveva previsto l'impeachment per il tycoon. Solo nel 2000, in realtà, il docente non fece centro: disse che avrebbe vinto Al Gore, ma alla fine, dopo un contestato riconteggio dei voti in Florida, la vittoria andò a George W. Bush. Nonostante questo negli Stati Uniti le previsioni del "Nostradamus" americano sono seguite con curiosità e interesse. Per essere considerato perdente nel suo modello di previsione, un candidato deve fallire sei punti su tredici. Fino ad agosto Harris era in difetto in tre punti: mandato, guadagni nel medio termine e carisma. Politica estera e disordini sociali apparivano "instabili".
Sugli altri punti, invece, secondo Lichtman, la candidata Democratica appare salda, ottenendo quindi la maggioranza su tredici. Trump non potrebbe vincere, sostiene il professore, neanche se emergesse positivamente in politica estera. Che, tradotto in termini politici, vuol dire solo una cosa: Harris entrerà alla Casa Bianca nel 2025 da nuovo presidente degli Stati Uniti.