AGI - Cinquantuno giorni dopo le dimissioni di Gabriel Attal, il presidente della repubblica Emmanuel Macron ha finalmente deciso e ha dato l'incarico di primo ministro all'ex commissario europeo ed ex mediatore Ue con il regno Unito per la Brexit, l'esponente del gollista Partito repubblicano Michel Barnier.
Uno "schiaffo" al Nuovo fronte popolare, l'alleanza di sinistra che ha vinto le elezioni anticipate di due mesi fa e ha già preannunciato la sfiducia in Parlamento. I suoi candidati, in particolare l'alta funzionaria Lucie Castets, non sono nemmeno stati presi in considerazione, mentre il presidente ha preferito guardare a destra: dopo aver bocciato le proposte di Macron riguardanti l'ex premier socialista Bernard Cazeneuve e il centrista presidente della regione degli Hauts de France, Xavier Bertrand, il Rassemblement national di Marine Le Pen non ha posto il veto a quella di Barnier.
Durante il passaggio di consegne fra il più giovane dei capi di governo della Quinta repubblica e il più vecchio (rispettivamente, 36 e 73 anni), davanti al settecentesco Hotel Matignon, il premier uscente ha pronunciato un lungo discorso molto duro nei confronti del presidente della Repubblica, mai nominato, al quale ha rimproverato di avere avuto poco tempo per aiutare la Francia.
Ha espresso la sua "frustrazione" di dover lasciare l'incarico appena 8 mesi dopo la nomina, e ha lasciato in eredità al successore una sfilza di dossier e di riforme avviate, a partire dalla scuola che, ha auspicato, deve rimanere una priorità. Barnier ha ringraziato il giovane predecessore "per avermi dato non dico le lezioni, ma gli insegnamenti di quello che si impara da primo ministro, anche se è durato solo 8 mesi".
Entrambi hanno condannato il "settarismo" di cui, ha detto Attal, è "malata" la politica francese. "Quando si è settari, è perché non si è sicuri delle proprie idee", ha detto Barnier, che ha anche parlato della necessita' di "rispettare tutte le forze politiche". Quando l'Eliseo ha reso nota la scelta, Marine Le Pen ha commentato favorevolmente che Barnier "non ha mai ostracizzato il Rassemblement National" poiché "è un uomo di dialogo".
Inoltre, nel 2022, Barnier aveva invocato una moratoria sull'immigrazione. "Non parteciperemo al suo governo - ha detto Le Pen - ma aspettiamo il suo discorso di politica generale". Le ha fatto eco il presidente del partito Jordan Bardella: "Giudicheremo in base a come le grandi emergenze dei francesi saranno finalmente affrontate". La benevolenza espressa dall'estrema destra rischia però di complicare il compito di Barnier, incaricato dal Capo dello Stato di "formare un governo unito al servizio del Paese".
L'ex presidente socialista Francois Hollande ha commentato che "l'estrema destra ha dato una forma di liberatoria" all'esponente gollista mentre anche il leader della France Insoumise Jean-Luc Mèlenchon, ha contestato "un primo ministro nominato con il permesso della RN". Marine Tondelier, leader degli ecologisti, la terza forza dell'alleanza di quattro (con il Partito comunista francese) che ha permesso di arginare l'ascesa della destra estrema, ha dal canto suo accusato Macron di aver "fatto ballare il valzer al fronte repubblicano" che aveva impedito la RN dalla vittoria delle elezioni legislative solo due mesi fa.
La sfiducia annunciata da parte dei 193 eletti di sinistra renderà l'astensione del RN essenziale per la creazione di un nuovo governo. La France Insoumise e i movimenti degli studenti hanno convocato una mobilitazione di piazza per sabato, mentre la CGT, il principale sindacato, non aderisce ma la considera legittima. La scelta di Barnier, ha detto la segretaria generale Sophie Binet, è la prova del suo "disprezzo per il voto degli elettori francesi".