AGI - Il presidente russo Vladimir Putin ha incontrato l'omologo mongolo Ukhnaa Khurelsukh durante una sontuosa cerimonia di benvenuto nella piazza centrale di Ulan Bator. Putin si trova in Mongolia per una visita ufficiale, la prima in un Paese membro della Corte penale internazionale (Cpi) da quando è stato emesso un mandato di arresto contro di lui. Al suo arrivo all'aeroporto internazionale Buyant-Ukhaa, il presidente russo è stato ricevuto dal ministro degli esteri, Batmunkh Battsetseg, e dall'ambasciatore russo, Yevsikov Alexei Nikolaevich. Nel 2023, Putin decise di non partecipare al vertice del gruppo BRICS delle economie emergenti ospitato dal Sud Africa per paura di essere arrestato.
Venerdì la Corte penale internazionale ha chiesto ufficialmente alla Mongolia, che ha firmato il trattato nel 2000 e lo ha ratificato nel 2002, di collaborare e detenere il presidente russo. Il mandato d'arreto è stato emesso il 18 marzo 2023. "Gli Stati parti dello Statuto di Roma della CPI hanno l'obbligo di cooperare in conformità con il capitolo IX dello Statuto di Roma, mentre gli Stati non membri possono decidere di cooperare volontariamente", ha sottolineato l'organizzazione. La Corte ha avvertito che "in caso di mancanza di cooperazione, i giudici della CPI possono informare l'Assemblea degli Stati membri, che poi adotterà" le misure che riterrà opportune.
Anche l'Ucraina si è unita alla campagna ed ha espresso la speranza che "la Mongolia capisca che Putin è un criminale di guerra". "Il rapimento di bambini ucraini è solo uno dei tanti crimini per i quali Putin e il resto dei leader politici e militari russi devono affrontare la giustizia", ha riferito il ministero degli Esteri ucraino. Le relazioni diplomatiche tra Mongolia e Russia risalgono al 1921, con ambasciate stabilite a Ulan Bator e Mosca dal 1922.
Perché la Mongolia può evitare l'arresto di Putin
Il mancato arresto è stato definito "un duro colpo" al diritto internazionale da parte dell'Ucraina. Il 18 marzo 2023 la Cpi ha emesso un mandato d'arresto contro il presidente russo in quanto "presunto responsabile" della deportazione illegale di bambini ucraini e del loro trasferimento dalle zone occupate dell'Ucraina alla Russia, che costituisce un crimine di guerra, secondo il Trattato costitutivo, lo Statuto di Roma. La Mongolia ha firmato il Trattato di Roma nel dicembre del 2000. In base al documento, tutti i 124 Stati membri della Cpi dovrebbero eseguire il mandato d'arresto se Putin dovesse mettere piede sul loro territorio. Ma la Cpi non ha una polizia propria e fa affidamento sulla cooperazione dei suoi membri per eseguire eventuali mandati.
In caso contrario, la Corte è tenuta a segnalare la questione all'organismo di gestione della Cpi, l'Assemblea degli Stati Parte, che si riunisce una volta all'anno. Ma le opzioni dell'Assemblea si limitano principalmente a sanzioni verbali. Un'altra opzione sarebbe che il tribunale deferisse la questione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il che comporterebbe conseguenze dal punto di vista legale, diplomatico e reputazionale.
Dei 49 mandati di arresto emessi dal 2002, solo 21 hanno portato a detenzioni e comparizioni in tribunale. Già in passato, alcuni leader di spicco ricercati dalla Cpi si sono recati nei Paesi membri impunemente. L'ex uomo forte del Sudan, Omar al-Bashir, spodestato nel 2019, si è recato in Stati membri come la Giordania e il Sudafrica senza conseguenze, nonostante sia oggetto di due mandati di arresto della Corte dell'Aja.