AGI - Sciopero generale in Israele, i manifestanti sono tornati a protestare in strada a favore di un accordo immediato con Hamas che porti alla liberazione degli ostaggi. A scatenare la rabbia popolare contro il governo di Benjamin Netanyahu, accusato di minare e rallentare consapevolmente i negoziati, è stato il recupero dei corpi di sei giovani rapiti, giustiziati meno di 48 ore prima che venissero individuati.
Centinaia di migliaia di persone hanno protestato ieri sera in tutto il Paese, la più vasta manifestazione dal massacro del 7 ottobre: ci sono stati scontri e una trentina di attivisti sono stati arrestati. Episodi simili sono andati di nuovo in scena oggi, con marce e raduni soprattutto a Tel Aviv, ma anche a Gerusalemme e Haifa, insieme ad altre cittadine del Paese.
Tra i manifestanti anche membri del kibbutz Bèeri che hanno bloccato il traffico, commemorando Carmel Gat, una dei residenti della comunità rapita quasi undici mesi fa e giustiziata tre giorni fa in un tunnel di Rafah. Attivisti hanno fermato il flusso delle auto, scontrandosi con le forze dell'ordine, altri hanno cercato di bloccare i treni nelle stazioni di Herzliya e Tel Aviv-Hashalom.
Finora, 13 gli arresti compiuti dalla polizia. L'estrema destra al governo ha attaccato la decisione del sindacato Histadrut, sostenendo che si tratti di uno sciopero politico e quindi illegale dal momento che non riguarda un tema legato al mondo del lavoro. "Non mi vergogno di dire che stiamo usando il nostro potere per impedire un accordo sconsiderato e per bloccare del tutto qualsiasi negoziazione", ha ammesso apertamente il ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, parlando con attivisti del Gvura Forum e del Tikva Forum. Un centinaio di loro hanno inscenato una contro-manifestazione a favore dell'esecutivo: "Non ci fermeremo finché non vinceremo", hanno scandito marciando a Gerusalemme.
Il tribunale del lavoro ha ordinato la fine anticipata dello sciopero alle 14.30, rispetto alle 18 previste dal sindacato. Il capo dell'Histadrut, Arnon Bar-David, ha accolto l'ordinanza ma ha rivendicato la decisione di indirlo, sostenendo che si è trattato di un'iniziativa di solidarietà con gli ostaggi e non politica. "Lo sciopero è stata una mossa importante e la sostengo. Nonostante i tentativi di dipingere la solidarietà con colori politici, centinaia di migliaia di cittadini hanno mostrato il loro dissenso...abbiamo dimostrato che il destino dei rapiti non è di destra o sinistra, esiste solo la vita o la morte e non permetteremo che la vita venga trascurata", ha affermato.
Da parte sua, l'Hostages and Missing Families Forum ha esortato gli israeliani a proseguire: "Non si tratta di uno sciopero, si tratta di salvare i 101 ostaggi che sono stati abbandonati da Netanyahu con la decisione del governo di giovedì scorso", ha sostenuto l'organizzazione, facendo riferimento al voto dei ministri a sostegno del mantenimento della presenza delle truppe israeliane nel corridoio Filadelfia, che di fatto blocca il negoziato.