AGI - Sale la tensione in Medio Oriente dove è attesa come imminente la rappresaglia iraniana contro Israele per l'uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, sostituito da Yahya Sinwar, l'architetto dell'attacco del 7 ottobre che Tel Aviv ha promesso di "eliminare rapidamente".
Il giorno dopo il monito del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che ha promesso allo Stato ebraico una risposta "forte ed efficace", l'esercito israeliano ha annunciato di aver colpito con aerei da combattimento una base militare della milizia sciita nell'area del villaggio di Yaroun, in Libano. I caccia hanno colpito anche una postazione infrastrutturale di Hezbollah nell'area di Kfarkela, nel sud del Paese dei cedri. Nella base, riferisce The Jerusalem Post, si trovavano e operavano terroristi.
La mediazione di Washington
Gli Stati Uniti non hanno rinunciato all'azione diplomatica per frenare l'escalation e nelle scorse ore il presidente americano, Joe Biden, ha avuto contatti con Egitto e Qatar, i due Paesi arabi al centro della mediazione per scongiurare un ulteriore allargamento del conflitto.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha esortato Sinwar ad accettare un cessate il fuoco a Gaza, affermando che la presunta mente dell'attacco del 7 ottobre è stata la decisione cruciale. "È stato e rimane il principale decisore quando si tratta di concludere il cessate il fuoco. E quindi penso che questo sottolinei solo il fatto che spetta davvero a lui decidere se andare avanti con un cessate il fuoco che evidentemente aiuterà così tanti palestinesi in disperato bisogno", ha detto Blinken ai giornalisti.
Israele ordina l'evacuazione della città di Beit Hanoun, nord di Gaza
Nelle ultime ore, l'esercito israeliano ha ordinato l'evacuazione dei quartieri Masheya e Sheikh Zayed della città di Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza, chiedendo ai residenti di spostarsi verso sud, a Gaza City. "Hamas e le organizzazioni terroristiche lanciano razzi dalla loro regione verso lo Stato di Israele. L'IDF (Forze di difesa israeliane) agirà con forza e immediatamente contro di loro", ha scritto su X in arabo il portavoce dell'esercito israeliano Avichay Adraee.
Nelle ultime settimane, le forze israeliane hanno ordinato l'evacuazione di parti del sud, del centro e del nord della Striscia, riducendo ulteriormente la parte "sicura" dell'enclave e costringendo migliaia di palestinesi ad abbandonare le proprie case e i propri rifugi. Si stima che nove persone su dieci nella Striscia siano state costrette a lasciare le proprie case o i propri rifugi, più di una volta dall'inizio della guerra. Secondo l'Onu, solo il 14% del territorio è libero da ordini di evacuazione e le zone "umanitarie" sono sempre più ristrette e senza servizi.
L'appello del Papa
"Continuo a seguire con grande preoccupazione la situazione in Medio Oriente. Ribadisco il mio appello a tutte le parti coinvolte affinché il conflitto non si allarghi e si cessi immediatamente il fuoco su tutti i fronti a partire da Gaza dove la situazione umanitaria è gravissima e insostenibile", ha dichiarato Papa Francesco alla fine dell'Udienza Generale.
"Prego", ha proseguito il Sommo Pontefice, "perché la ricerca sincera della pace estingua le contese, l'amore vinca l'odio e la vendetta sia disarmata dal perdono".
L'Iran accusa l'Europa di tacere
È Israele la "causa dell'instabilità" nella regione mediorientale, ha sottolineato il ministro degli Esteri ad interim dell'Iran, Ali Bagheri Kani, che ha anche puntato il dito contro i Paesi europei per il loro silenzio sugli "atti terroristici" dello Stato ebraico.
"Il regime sionista è la vera causa dell'instabilità nella regione e la Repubblica islamica dell'Iran darà una risposta decisiva a chiunque stia causando insicurezza e instabilità nella regione", ha detto Bagheri Kani in una conversazione telefonica con il suo omologo egiziano Badr Abdelatty, secondo quanto riporta l'agenzia ufficiale Irna. Il capo della diplomazia iraniana ha parlato anche con gli omologhi di Regno Unito, Svizzera, Austria, Malta e Siria e ha rimproverato i paesi europei per il loro "comportamento di chiudere un occhio e talvolta di sostenere i crimini del regime sionista (Israele)", compreso l'assassinio del leader politico del movimento islamico palestinese Hamas, Ismail Haniyeh, il 31 luglio, durante la visita ufficiale a Teheran.
"Purtroppo alcuni paesi europei sono rimasti in silenzio di fronte alle azioni terroristiche del regime sionista in violazione del diritto internazionale", ha poi detto Bagheri Kani nella sua conversazione con il ministro degli Esteri austriaco, Alexander Schalenberg.
Ankara all'Aja con il Sudafrica contro Israele
La Turchia, da parte sua, presenta oggi l'istanza presso la Corte Internazionale di Giustizia con sede all'Aja, per prendere parte attiva nel processo in corso contro Israele, accusato dal Sud Africa di genocidio ai danni dei palestinesi. Il governo turco si unisce così ufficialmente a Nicaragua, Colombia, Messico e Spagna, oltre alla stessa Autorità palestinese e al Sud Africa, che per primo aveva portato lo Stato ebraico davanti alla giuria dell'Aja.
Ankara acquisisce ora la possibilità di incidere nel processo, presentando prove a documenti a supporto della tesi del genocidio dei palestinesi presso il più alto tribunale delle Nazioni Unite. L'annuncio era stato dato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, al termine del Consiglio dei ministri di lunedì. "Con l'omicidio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, si è superato un ulteriore limite. Il governo israeliano non conosce il diritto e sta gettando benzina in tutta la regione. Sionisti fanatici tengono in scacco governi occidentali. Tutto questo va fermato", ha detto il leader turco.
Tajani: stiamo facendo di tutto per evitare l'escalation
L'Italia è impegnata, come presidente di turno del G7, a "fare di tutto", lavorando "con i Paesi arabi dell'area, l'Iraq" per scongiurare l'escalation del confronto tra Israele e Iran, ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a Morning News, sottolineando che "tutti quanti stiamo invitando l'Iran a usare la massima prudenza" nella sua reazione all'omicidio di Ismahil Haniyeh. "Naturalmente è un appello lanciato anche a Israele perché tutte le parti in causa devono rendersi conto che superare un certo limite nello scontro significa poi dar vita a una guerra regionale che avrebbe delle conseguenze molto gravi", ha detto il capo della Farnesina.
"Stiamo lavorando giorno e notte attraverso i canali diplomatici, iniziative, colloqui, cercando di convincere gli interlocutori anche i più vicini all'Iran, di spingere affinché Teheran non abbia una reazione sproporzionata. Naturalmente anche Israele deve fare la sua parte, comprendere che nelle sue mani c’è anche la stabilità dell'intera area", ha concluso.