AGI - Il governo indiano ha ritirato i lavoratori non essenziali dalla sua ambasciata e dai consolati in Bangladesh, che sta attraversando una crisi politica senza precedenti dopo le dimissioni dell'ex primo ministro Sheikh Hasina lo scorso anno. Secondo diversi media indiani, il personale non essenziale dell'Alto Commissariato indiano a Dacca - che svolge funzioni analoghe a quelle di un'ambasciata - ha lasciato il Paese volontariamente nelle ultime ore.
La partenza dei dipendenti sarebbe avvenuta con voli commerciali, secondo il quotidiano indiano The Economic Times, sulla base di fonti ufficiali.
Le mobilitazioni studentesche in Bangladesh sono iniziate pacificamente il 1° luglio nel paese asiatico, ma sono presto diventate violente. Sebbene inizialmente le proteste mirassero ad abolire il sistema di quote di lavoro nel settore pubblico, le dimissioni di Hasina e del suo governo sono diventate lo slogan principale dei manifestanti, che hanno finalmente raggiunto il loro obiettivo dopo cinque settimane di proteste brutalmente represse dalle autorità bengalesi.
Secondo un rapporto preparato dall'EFE, durante le mobilitazioni sono morte più di 400 persone, la maggior parte delle quali studenti e civili. L’India e il Bangladesh condividono un vasto confine di oltre 4.000 chilometri, la maggior parte dei quali recintati dagli anni ’80 da Nuova Delhi per fermare il contrabbando e l’immigrazione priva di documenti tra i due paesi.
Oltre al personale diplomatico, il governo indiano stima che circa 19.000 cittadini indiani risiedessero in Bangladesh prima dell'inizio delle proteste.