AGI - Occhi puntati sulla reggia di Versailles, che ospita le gare di equitazione delle Olimpiadi di Parigi 2024 e a margine ha fatto da cornice all'incontro informale tra il presidente Emmanuel Macron e il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni.
Nel menu questa volta niente aragoste e champagne, ma temi della scottante attualità internazionale: dal rischio escalation in Medio Oriente dopo l'uccisione a Teheran del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, alle elezioni presidenziali contestate in Venezuela tra il presidente chavista Nicolas Maduro e l'oppositore Edmundo Gonzalez Utturia. Una riunione di 'basso profilò a pochi giorni dalla salata 'addition' presentata dalla Corte dei conti francese, che ha reso note le folli spese dell'Eliseo per ricevere illustri ospiti e far risplendere la 'grandeur' del Paese.
La cena di Stato voluta dal presidente Macron per onorare la prima storica visita del re britannico, Carlo III, e della regina Camilla, lo scorso settembre, proprio a Versailles - tirata a lucido per l'occasione - è costata 475 mila euro. Nella famosa Sala degli Specchi, i 160 invitati hanno potuto degustare, tra l'altro, aragoste e vini pregiati, spendendo per quest'ultimi oltre 40 mila euro.
Proprio nel 2023 Versailles la reggia più visitata ha celebrato i suoi 400 anni: emblema della storia e della cultura francese, il castello alle porte di Parigi viene spesso associato all'eccellenza culinaria tricolore. Del resto, a partire della seconda metà del XIX secolo, incarnazione dell'arte classica francese e palazzo dell'eccesso, Versailles funge regolarmente da palcoscenico per i presidenti francesi per abbagliare i loro ospiti illustri. È cosi' che da cento anni la Repubblica francese, Eliseo al primo posto, ha riallacciato il 'fil rouge' dei sontuosi ricevimenti organizzati dai Re di Francia: ogni visita di Stato, o quasi, fa rivivere la vita di corte nel castello borbonico.
"A Versailles, è la storia della Francia come la immaginiamo, con l'accentramento di Luigi XIII e Luigi XIV, la Rivoluzione francese, Luigi Filippo e Napoleone", ha spiegato Fabien Oppermann, autore di "Versailles des prèsidents".
Da una Repubblica all'altra, dallo zar Nicola II, ricevuto nel 1896 dal presidente Fèlix Faure, alle cene offerte dal presidente Macron per il vertice "Choose France"- giunto alla settima edizione lo scorso maggio con numeri record - per attirare investitori stranieri, Versailles è il simbolo dell'eccellenza raffinata, a cominciare dall'arte e dalla gastronomia. Tra i primi eventi in cui l'arte della tavola è stata esibita con un fasto senza pari, ci sono state le visite di Re Giorgio VI d'Inghilterra e della Regina Elisabetta nel 1938, della Regina Elisabetta II nel 1948, 1957 e 1972.
Fu il generale de Gaulle a trasformare il castello in un biglietto da visita diplomatico, nel tentativo di ridare prestigio alla Francia. All'inizio degli anni 60', su idea di Andrè Malraux, allora ministro della Cultura, il Grand Trianon fu restaurato come residenza dove ricevere i capi di Stato stranieri in visita ufficiale. Il generale de Gaulle accolse lo Scià di Persia, il leader sovietico Nikita Kruscev, il neo-re belga Baldovino I e la regina consorte Fabiola, John e Jackie Kennedy nel giugno 1961, onorati con una cena nella Sala degli Specchi, elettrificata per l'occasione. Suo successore, il presidente Valèry Giscard d'Estaing, incontrò nuovamente lo Scià di Persia nel 1974 e presiedette una sontuosa festa per 4 mila invitati in onore del suo omologo americano Jimmy Carter nel 1978.
Francois Mitterrand, primo presidente socialista, non fu da meno: chiuse il castello ai turisti per ospitare un vertice del G7 nel giugno 1982, con il presidente americano Ronald Reagan che atterrò in elicottero nel bacino dell'Apollo. Cena nella Sala degli Specchi, spettacolo all'Opèra, concerto nella Cappella Reale, Grandes Eaux in notturna: Mitterrand optò quasi sempre per lo sfarzo. Per rinsaldare le relazioni con Mosca, ricevette anche Mikhail Gorbaciov nel 1985 e Boris Eltsin nel 1992. A chi lo rimproverava per questo indirizzo poco repubblicano, rispondeva: "Ma anche il popolo di Parigi è venuto a Versailles!".
Il suo successore Jacques Chirac decise di aprire al pubblico il Trianon-sous-Bois - l'ala nord del Grand Trianon - nel 1999, prima che, dieci anni dopo, Nicolas Sarkozy restituisse queste aree alla tenuta di Versailles, che ora le gestisce. Il dittatore libico Muammar Gheddafi ha visitato il castello durante una visita di alto profilo in Francia nel 2007. Francois Hollande, invece, usò poco il palazzo. Tuttavia, su richiesta della Cina, vi ha ricevuto il presidente Xi Jinping nel 2014.
È stato sotto la presidenza Macron che Versailles è tornata a essere una vetrina diplomatica e politica. Appena eletto, il giovane titolare dell'Eliseo ha ricevuto il suo omologo russo Vladimir Putin nel 2017, utilizzando la visita alla mostra dedicata a Pietro il Grande come pretesto per rinvigorire le relazioni bilaterali. Sempre a Versailles Macron ha ospitato un vertice dell'Unione Europea nel 2022, due settimane dopo l'invasione russa dell'Ucraina. Inoltre, dal 2018, il capo di Stato francese ha scelto il castello per il vertice economico "Choose France", un incontro annuale dei principali leader aziendali.
Simbolo dell'arte culinaria
Inoltre, in questa cornice d'eccezione si è rapidamente inserita un'altra tradizione tutta francese. "Da Luigi XV in poi, l'arte culinaria è stata una formidabile risorsa diplomatica e politica: 400 anni di ricevimenti che hanno fatto la storia della nazione, diffondendosi progressivamente al resto dell'Europa. L'evoluzione di una tradizione secolare è sfociata poi nell'uso politico della tavola, con la cucina associata a un'identità nazionale", hanno documentato Jean-Maurice Sacrè e Nicolas Kenedi, autori di "Versailles la rèvolution gastronomique", "De Gaulle à table" e "Menus de lègende".
Un viaggio storico culinario di 4mila menu e documenti d'archivio sulle usanze, le pratiche e i saperi che hanno portato il pasto gastronomico francese a essere dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco. A Versailles, la diplomazia a tavola è ancora oggi uno strumento di soft power emblematico e gustoso, pagato a caro prezzo.