AGI - L'arresto di nove soldati israeliani con l'accusa di abusi gravi su un detenuto palestinese continua ad agitare Israele, mentre prosegue la guerra a Gaza contro Hamas e non accenna a diminuire la tensione con Hezbollah al nord, dove un civile è morto a causa di un raid missilistico. L'indignazione provocata dal presunto violento atto di sodomia su un dirigente di Hamas non ha impedito a un gruppo di sostenitori dei riservisti in detenzione di radunarsi fuori dalla base di Beit Lid, dove è attesa l'udienza dei sospettati.
Già ieri la base nel centro di Israele, dove sono in custodia i nove soldati, era stata presa d'assalto da manifestanti ultranazionalisti, così come la base di Sde Teiman dove sarebbe avvenuta tre settimane fa la violenza. L'uomo, un miliziano di alto grado di Nukhba, le forze speciali di Hamas, è stato trovato in "condizioni molto serie" con gravi danni all'ano e al retto tanto da non poter camminare. E' stato trasferito in un ospedale vicino ed è stato sottoposto a operazione chirurgica.
Uno dei riservisti accusati, tramite il suo avvocato Efraim Demri, ha negato ogni responsabilità, sostenendo che il detenuto è stato ferito mentre si trovava in una struttura diversa e solo in seguito è arrivato alla base di Sde Teiman. Altri hanno negato categoricamente le accuse, spiegando che a volte i detenuti creano coltelli e armi rudimentali, motivo per cui vengono periodicamente perquisiti.
Per questo secondo quanto riferito da Honenu, organizzazione di assistenza legale di estrema destra che rappresenta alcuni dei sospettati, durante una perquisizione il prigioniero "ha opposto resistenza e ha iniziato ad attaccare e mordere i soldati e ha cercato di afferrare una delle loro pistole taser", ferendo leggermente uno di loro. "Solo grazie alla loro determinazione i soldati sono riusciti a sopraffare il terrorista", ha affermato l'organizzazione, senza spiegare come l'incidente abbia potuto causare le gravi ferite riportate dall'uomo.
"Il prigioniero che ha presentato la denuncia era un comandante Nukhba e aveva autorità sugli altri prigionieri nella struttura. Si è opposto alla perquisizione e quindi è stato necessario usare la forza. Ma era completamente vestito e non ci sono state violenze all'ano", hanno fatto sapere i soldati, sottolineando che il miliziano stava incitando gli altri prigionieri alla rivolta.
La base di Sde Teiman nel sud del Negev è da mesi al centro delle polemiche per le denunce di presunti maltrattamenti e torture sui detenuti: qui vengono inviati i palestinesi catturati a Gaza dal 7 ottobre, prima di essere trasferiti sotto l'autorità della polizia penitenziaria. La Cnn all'inizio di maggio ha pubblicato un lungo reportage, sulla base delle testimonianze di tre 'talpe' israeliane che raccontavano le condizioni agghiaccianti nelle quali venivano tenuti i prigionieri, bendati per lunghi periodi e ammanettati cosi' stretti che i medici in alcuni casi erano costretti a compiere amputazioni.
Poche settimane dopo, l'Associazione per i diritti civili in Israele insieme ad altri gruppi per i diritti umani ha presentato una petizione alla Corte Suprema per la chiusura del centro. Lo Stato ha promesso di trasferire i detenuti e gradualmente interrompere l'uso della struttura. Centinaia di prigionieri sono stati spostati ma il centro è ancora in uso e il caso prosegue: proprio oggi i giudici hanno fissato una nuova udienza per il 7 agosto.
La reazione violenta all'arresto da parte dei manifestanti ultranazionalisti e di deputati dell'estrema destra ha scioccato il Paese: il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha chiesto al premier Benjamin Netanyahu di indagare se il ministro per la Sicurezza nazionale e leader di estrema destra, Itamar Ben-Gvir, abbia "impedito o ritardato la risposta della polizia ai violenti incidenti a cui hanno preso parte membri del suo partito".
Per Gallant, gli eventi di ieri "danneggiano gravemente la sicurezza del Paese e l'autorità del governo che esiste grazie all'Idf". "Un'affermazione infondata", ha risposto il leader di Otzma Yehudit, rilanciando con accuse nei confronti del ministro della Difesa per l'attacco di Hamas del 7 ottobre.
La partecipazione all'irruzione nelle basi del ministro del Patrimonio Amichay Eliyahu di Otzma Yehudit e del deputato di Sionismo Religioso Zvi Sukkot ha scatenato l'indignazione del Movimento per l'integrità morale che ha chiesto al procuratore generale Gali Baharav-Miara di ordinare un'indagine sui civili coinvolti, "compresi coloro che rivendicano l'immunità ma agiscono sotto la sua protezione". Secondo i firmatari della petizione, "gli eventi di ieri rappresentano una pericolosa escalation nella presa del potere da parte delle milizie".
Oltre alla condanna delle violenze da parte del presidente Isaac Herzog, del premier Netanyahu e del capo di Stato maggiore Herzi Halevi, allarme è stato espresso anche dai parlamentari della Knesset in un appello bipartisan. "Non resteremo in silenzio, soprattutto di fronte agli appelli di leader irresponsabili che ci stanno spingendo sull'orlo del baratro". "I nostri combattenti - hanno sottolineato - dovrebbero sopraffare il nemico al fronte e non proteggere le basi dell'Idf dai loro fratelli".
I firmatari hanno insistito sul fatto che, sebbene possano avere opinioni diverse su molte questioni, "inclusa quella delle indagini sui soldati in tempo di guerra", sono tutti d'accordo sul fatto che le forze armate devono rimanere apolitiche e che l'indipendenza delle forze dell'ordine e delle regole militari "devono essere rispettate". Per Yair Lapid, leader dell'opposizione, Israele "non è sull'orlo di un abisso, è nell'abisso": "La partecipazione di membri della Knesset e ministri all'invasione di milizie violente nelle basi dell'Idf costituisce un superamento di una linea rossa che la democrazia israeliana non ha mai conosciuto". Da parte sua Netanyahu ha paragonato l'irruzione violenta nelle basi militari alle proteste anti-governative, ribadendo che i centri dell'Idf "non devono essere violati, ma anche il blocco del traffico a "Kaplan Street è inaccettabile".