AGI - Bisogna cacciare tutti gli immigrati dall'Europa, in particolare quelli islamici, entro il 2083, quattro secoli dopo il fallito assedio degli ottomani a Vienna. Chi se ne andrà con le buone, riceverà un chilo d'oro a famiglia. Per gli altri si userà la forza. Per attuare questo disegno bisognerà prendere il potere nei Paesi europei e occidentali entro il 2070. Ci sono partiti potenzialmente amici che potrebbero dare una mano: il più forte è Russia Unita di Putin. Poi Le Pen in Francia, Lega e Forza Nuova in Italia, Fpoe in Austria, Pvv in Olanda, Vlaams Belang in Belgio, Likud in Israele. È il disegno politico di Anders Behring Breivik, che tredici anni fa, il 22 luglio 2011, uccide alle 15,25 con un furgone bomba otto persone nel palazzo del Governo di Oslo e poi si reca, vestito da poliziotto, nell'isola di Utoya, dove da decenni si riuniscono per il tradizionale campeggio estivo i giovani laburisti e socialisti di tutta Europa.
La strage di Utoya
È un'isola dal significato simbolico: Willy Brandt e Jens Stoltenberg fecero i loro primi passi politici sull'isola. Lev Trotsky vi scrisse molte pagine dei suoi libri. Dalle 17,17 inizia la strage degli innocenti. Breivik sa che le forze dell'ordine sono concentrate sull'esplosione di Oslo. Le prime mosse sono sataniche: con la divisa da poliziotto riunisce i giovani intorno alla mensa-caffetteria al centro dell'isola. "Sono un poliziotto venuto per proteggervi. Aiutatemi e radunatevi qui fuori". Ne uccide subito 17 sparando a bruciapelo. Poi inizia una caccia all'uomo che dura 77 interminabili minuti. I feriti vengono finiti con un colpo alla testa. Chi implora pietà non viene risparmiato.
Le forze dell'ordine sono nel pallone: non si trova un elicottero, ai poliziotti del più vicino commissariato viene dato l'ordine di attendere le forze speciali, che si imbarcano non dalla vicina Storoya ma da un molo lontano 3,6 chilometri dall'isoletta sul lago Tyrifjorden. Il motore della barca si rompe. Alcuni giovani terrorizzati tentano la fuga a nuoto, ma l'acqua è gelida e Breivik spara a qualsiasi essere umano in movimento. Alla 'Pumphuset' dell'isola c’è un'altra mattanza: 14 morti.
Breivik e Andrine Johansen si guardano negli occhi. È un attimo, ma Henrik Rasmussen, 18 anni, se ne accorge. Il killer spara. Tra Andrine e la morte si frappone Henrik, che spira eroicamente sul posto, colpito da tre pallottole. Andrine, macchiata del sangue del suo salvatore, guadagna secondi preziosi, riesce a gettarsi in acqua ma viene ferita al petto mentre nuota. Lo choc è totale: dal giorno del sacrificio di Henrik, Andrine non mangerà più cibi di colore rosso.
L'arrivo dei corpi speciali
I primi uomini dei corpi speciali sbarcano sull'isola alle 18,34. Anders Behring Breivik, nonostante i suoi proclami, non muore combattendo per la causa. Non si lancia contro il nemico multiculturalista armi in pugno. Semplicemente si arrende. Appena vede le forze dei reparti speciali, getta le armi a metri di distanza, congiunge le mani dietro la testa e si consegna alle forze dell'ordine. Durante l'arresto una sola frase: "Adesso ho finito" e chiede un cerottino per un insignificante taglietto alla mano, causatogli dalla scheggia di un cranio esploso.
69 vittime
Sul campo restano i 69 cadaveri di un'intera gioventù. Tore Eikeland, 21 anni, una promessa del laburismo norvegese, verrà definito da Stoltenberg "uno dei nostri più talentuosi giovani politici". Tamta Liparteliani, 23 anni, leader dei giovani socialisti georgiani, trova la morte nell'isola. Bano Abobobakar Rashid, 18 anni, di origine curda, era riuscita a scappare da bambina dagli orrori dell'Iraq ma non dalle pallottole di Breivik.
Breivik è ora in un carcere di massima sicurezza. La Norvegia abolì l'ergastolo nel 1971. Il massimo della pena del codice penale del Regno è stabilita in 21 anni. Non è certo, pero', che Breivik tornerà in libertà nel 2032. In caso di pericolosità sociale, la pena potrà essere prolungata di cinque anni in cinque anni. Teoricamente anche a vita.
Le feroci idee anti immigrati di Breivik hanno preso piede in Europa e negli Usa. Per essere rieletto alla Casa Bianca oggi Trump promette solennemente alla Convention dei Repubblicani "la più grande deportazione della storia". Il leader degli Identitari austriaci, Martin Sellner, che ricevette una donazione da Brenton Harrison Tarrant (lo stragista di Christhchurch, ammiratore di Breivik, che uccise 51 fedeli islamici inermi in due moschee neozelandesi nel 2019), può tranquillamente parlare a un convegno del novembre scorso nei pressi di Potsdam con esponenti di AfD e Cdu della "remigrazione" di milioni di migranti dalla Germania.
Il manifesto politico
Breivik, nei due anni antecedenti alla strage, lo scrisse nero su bianco in un manifesto politico di 1500 pagine, una vera e propria Bibbia per i terroristi suprematisti: bisogna fermare l'invasione straniera, no al dialogo euro-arabo, appoggiare Israele contro l'aggressione musulmana, distruggere l'Onu, la Ue, la Nato, i marxisti e i multiculturalisti. Putin sta facendo un ottimo lavoro e la Russia ci aiuterà nel contenere l'eventuale reazione della Nato contro la nuova Europa nazionalista. Oggi la Ue ha una maggioranza composta da Ppe, Pse, liberali e Verdi. Tutti i partiti elogiati da Breivik, Paese per Paese, sono all'opposizione.