AGI - A una settimana esatta dall'attentato in Pennsylvania, Donald Trump e tornato a parlare in un comizio, rilanciando i suoi temi ma seguendo uno spartito diverso: ha alternato toni concilianti a quelli soliti, fatti di insulti. Ha preso le distanze da progetti autoritari ma poi ha lodato i leader di Russia e Cina, definendoli "brillanti e duri".
A Grand Rapids, Michigan, nella Rust Belt, la cintura industriale d'America, Trump è tornato a ruggire. Non indossava più l'appariscete benda bianca a coprire l'orecchio ferito, quel quadrato di garza diventato oggetto di culto nel marketing politico, sostituito da uno più piccolo e color carne.
Il tycoon ha cominciato il comizio ricordando i momenti drammatici dell'attentato, quando è stato sfiorato da un proiettile sparato da un ragazzo di 20 anni, poi ucciso dal Secret Service: "Se sono qui - ha ribadito - è stato per grazia del Dio onnipotente". Poi è tornato sull'episodio, per prendere le distanze da 'Project 2025', il manifesto di oltre 900 pagine realizzato da un think tank in cui lavorano molti ex collaboratori di Trump, e che ha indicato le tappe della svolta autoritaria con il ritorno del tycoon alla Casa Bianca: sostituzione di migliaia di dipendenti federali "non fedeli", compresi gli agenti dell'Fbi, teocrazia nelle scuole, taglio delle tasse per le corporation e i più ricchi e tagli ai servizi sulle classi più basse e i veterani. "Io non so che diavolo sia - ha spiegato Trump - e non voglio saperlo. È tutta disinformazione".
Il tycoon ha attaccato i Democratici che lo accusano di voler attaccare la democrazia: "Che cosa diavolo ho fatto io per la democrazia? - ha chiesto ai sostenitori - la scorsa settimana ho preso una pallottola per la democrazia". Questa battuta ha scatenato l'ovazione, una delle molte che hanno accompagnato il suo discorso in cui sono stati toccati i temi di sempre: il taglio delle tasse, il ritorno dell'American Dream, la "cancellazione di tutti i disastri dell'amministrazione Biden, la sostituzione della Bidenomics con la Maganomics, il ritorno alle trivellazioni, la fine della battaglia contro il cambiamento climatico, la promessa di attuare la "più grande deportazione di massa della storia", di "abbattere le città santuario", cioè quelle, da New York a Washington, da Boston a Chicago, che hanno accolto i migranti, ribadito l'isolazionismo economico nel segno del "compra americano e assumi americani", con l'avvertimento alla Cina: "fuori dall'America tutte le auto cinesi".
Anche in questo caso sarà un annuncio sull'onda del bastone e della carota. Dopo aver guidato i buu e i fischi dei sostenitori all'indirizzo di Joe Biden e della sua vice, Kamala Harris, indicata come probabile sostituta nel caso il presidente decida di accettare le pressioni dei vertici del partito e ritirarsi, a causa del suo declino fisico e mentale, Trump ha rilanciato il suo messaggio in favore della svolta autoritaria. Parlando del presidente russo Vladimir Putin e di quello cinese, Xi Jinping, il tycoon li ha definiti "intelligenti e duri", leader dal "pugno di ferro", uomini che "amano il proprio Paese".
Del presidente cinese ha detto, mostrando grande considerazione: "Controlla 1,4 miliardi di persone usando il pugno di ferro". Xi, ha aggiunto, "fa sembrare bambini quelli come Biden". Trump ha spiegato quale sia, secondo lui, il segreto dell'autoritarismo: "Noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci protegga. Aveva ragione Orban (il leader ungherese di destra Viktor Orban, ndr): noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci protegga".
La base ha accolto questo passaggio con altri cori di approvazione. A meno di quattro mesi dalle elezioni, e in vantaggio in molti stati chiave su Biden, l'ex presidente sente di avere la strada in discesa. Questo potrebbe portarlo a indurire i toni, a parlare senza piu' le ultime reticenze, dopo aver promesso di fare il moderato per non spaventare gli elettori. Ma quell'elogio ai leader autoritari verra' usato dai Democratici per motivare la base a votare, Biden o no, Harris o no, e a indicare la missione d'autunno che attende milioni di elettori, come nei messaggi inviati via telefono ai donatori: "Il 5 novembre sarà in gioco la democrazia".