L'esperto: "Nessun apparato di protezione è invulnerabile"

Ugo Barbàra
Rebecca DROKE / AFP - Attentato a Trump
AGI - Un ragazzo di vent'anni striscia su un tetto armato di fucile semiautomatico AR-15 e spara a Donald Trump sotto gli occhi della folla che partecipa a un comizio e nonostante un testimone abbia allertato il Servizio Segreto. Come è stato possibile, dopo la lunga serie di attentati (quindici, di cui cinque fatali) a presidenti americani, avvicinarsi a poche decine di metri e fare fuoco? Ne abbiamo parlato con Carlo Biffani, esperto di sicurezza e antiterrorismo.

D. Quanto accaduto impone una serie di considerazioni e di riflessioni, partiamo dall'attentatore: come è potuto arrivare a così vicino alla postazione del presidente, con un fucile d'assalto e come ha potuto posizionarsi senza essere notato dalla sicurezza?

R. È un mistero. Ha pianificato, studiato e ha giocato benissimo le sue carte. Il suo 'first strike' in realtà, due, colpisce il bersaglio a pochi centimetri da quello che avrebbe trasformato il suo tiro in un colpo mortale. Centocinquanta metri, se confermati, non rappresentano una distanza proibitiva per un tiro discriminato, anzi tutt'altro.

D. Come poteva pensare di farla franca?

R. I due agenti di polizia con funzione counter-sniper, quelli cioè incaricati di monitorare la presenza di un cecchino, lo hanno ingaggiato una frazione di secondi dopo che ha sparato il secondo colpo. Per un tiratore, agire da una posizione così aperta e da distanza ravvicinata, significa aver messo in conto la propria morte, perché non può non sapere che è stato dispiegato personale con l'incarico di eliminare la o le fonti di fuoco.

D. E se lo avessero visto in tempo?

R. Lo avrebbero comunque abbattuto prima che sparasse.

D. Qualcuno, nella gestione della sicurezza, ha 'toppato'. Chi?

R. Molte cose andranno capite in termini di pianificazione dell'attentato e molte altre vanno riviste nelle procedure operative attuate dal Secret Service e dai reparti che danno supporto al servizio segreto durante questo genere di eventi. Quello che personalmente mi preoccupa è il segnale che passa. Malgrado lo sfoggio di apparati di difesa imponenti, l'obiettivo può essere colpito e non già da chissà quale team di super killer, ma da un ragazzo di 20 anni con un fucile in vendita al pubblico.

D. Quali altre sfide aspettano gli apparati di sicurezza?

R. Il 24 di questo mese inizieranno le Olimpiadi a Parigi. E in quel caso, per dimostrare la capacita' di colpire da parte di un gruppo terroristico, non sarebbe neppure necessario selezionare un bersaglio specifico. Milioni di turisti che si muovono in un contesto urbano. Credo ci sia davvero di che preoccuparsi.
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