AGI - Il vertice di Vilnius dello scorso anno vide l'esordio della Finlandia quale nuovo membro della Nato. Quest'anno la debuttante è la Svezia, il cui cammino di adesione è stato più lungo e tortuoso a causa delle resistenze di Ankara, che lamentava la protezione umanitaria concessa a militanti curdi ritenuti dalla Turchia terroristi. A convincere Stoccolma ad abbandonare oltre due secoli di neutralità è stata, come nel caso di Helsinki, l'invasione russa dell'Ucraina. Ed è Mosca la più grande minaccia alla sicurezza del Paese scandinavo, secondo la nuova strategia di sicurezza nazionale al 2030 pubblicata oggi dalle autorità svedesi, alla vigilia del vertice di Washington.
"Preparatevi mentalmente alla guerra"
Già lo scorso gennaio il generale Per Micael Byden, comandante in capo delle forze armate svedesi, aveva invitato la popolazione a "prepararsi mentalmente alla guerra". "Non si può escludere un attacco armato contro la Svezia o i suoi alleati", si legge nel documento emesso oggi e presentato in conferenza stampa dal ministro della Difesa, Pal Jonson. Mosca, ha avvertito Jonson, è "pronta ad assumersi importanti rischi politici e militari" e ha una soglia "bassa" per il ricorso alla forza.
Uno scudo per le terre rare
La nuova strategia svedese si concentra in modo particolare sulle "misure adottate per proteggere le proprie risorse strategiche". Nel gennaio dello scorso anno una società mineraria svedese aveva annunciato di aver scoperto il "più grande giacimento europeo conosciuto di elementi di terre rare" nell'Artico svedese.
Lo sfruttamento di queste materie prime renderebbe la transizione verde europea molto meno dipendente dalle importazioni. In caso di guerra, quel giacimento diventerebbe quindi un bersaglio di primo piano per un Cremlino che ha già da tempo identificato lo sfruttamento dei tesori dell'Artico come uno dei principali terreni di competizione con l'Occidente.