AGI - Il processo elettorale per le storiche legislative anticipate di oggi è cominciato ieri per i francesi residenti a Saint-Pierre-et-Miquelon, territorio d'oltremare, in Guyana, nelle Indie Occidentali, nel continente americano, in Polinesia e in Nuova Caledonia, che sono andati alle urne. Per il silenzio elettorale che vige dalla mezzanotte, l'atteso confronto tra i tre blocchi politici è quasi del tutto assente dalle prime pagine dei media e dai siti d'informazione francesi. Un silenzio percepito come una tregua, dopo una campagna elettorale lampo, dai toni molto accesi e segnata da una cinquantina di aggressioni.
Parte dei 49,3 milioni di aventi diritto ha già votato e il primo dato dell'affluenza è più che positivo: il tasso di affluenza è salito al 26,63%, alle 12, rispetto al 25,9% del primo turno, ha indicato il Ministero degli Interni. Si tratta del più alto per le elezioni legislative da quelle del 1981 (28,3%). Altrettanto alta l'affluenza alle ore 17: il tasso è del 59,71%, in aumento rispetto al primo turno, record dal 1981 scrive Le Figaro. Il 30 giugno era stata del 59,39% e nel 2022 del 39,42%.
I francesi devono ancora assegnare 501 seggi, dopo che i primi 76 sono stati assegnati al primo turno di domenica scorsa. Proprio per la forte polarizzazione politica, la giornata di oggi è da considerarsi ad "alto rischio violenza", ha avvertito il ministro dell'Interno, Gèrald Darmanin, che ha predisposto il dispiegamento di 30 mila agenti di polizia e gendarmi, di cui 5 mila a Parigi e nelle banlieue. Per cercare di contrastare possibili disordini quando i risultati verranno diffusi sarà vietato ogni tipo di raduno.
Oltre a Parigi, le città più a rischio caos secondo il ministero dell'Interno sono Lione, Rennes e Nantes. L'attenzione, in queste ultime ore, si è soprattutto concentrata sulle previsioni dei sondaggi che sembrano mostrare uno scarto più ridotto tra i tre blocchi: il Rassemblement national (RN) di estrema destra e i suoi alleati, in primis Eric Ciotti dell'ala più dura di Les Rèpublicains (LR), l'alleanza di sinistra del Nouveau Front populaire (NFP) e la maggioranza del presidente Emmanuel Macron (Renaissance, MoDem e Horizons).
Secondo questi sondaggi, nell'Assemblea nazionale che uscirà dalle urne, il RN e i suoi alleati non avrebbero la maggioranza assoluta fissata a 289 (su un totale di 577), anzi si starebbero anche allontanando dal traguardo, con 170-210 seggi secondo Ifop e 175-205 secondo Ipsos. In seconda posizione il Nuovo Fronte Popolare, a quota 155-185 seggi per Ifop, 145-175 per Ipsos, seguito dall'alleanza macroniana a 120-150 seggi o 118-148.
Le ultime proiezioni lasciano quindi presagire un'Assemblea instabile o addirittura la necessità di formare coalizioni alternative. Uno scenario che si fa strada nelle ultime ore è quello di una "grande coalizione", molto diffuso in diversi paesi europei ma poco in linea con la tradizione politica francese. Del resto, sia il presidente Macron che il leader della sinistra radicale di LFI, Jean-Luc Mèlenchon, hanno già respinto la possibilità di "governare insieme".
Anche la leader ambientalista Marine Tondelier ha escluso un nuovo "premier macroniano". In ogni caso, i possibili partner di un'eventuale coalizione sembrano concordare sul fatto che le discussioni all'indomani delle elezioni debbano svolgersi a partire dal Parlamento e non dall'Eliseo. "O il potere sarà nelle mani di un governo di estrema destra, o il potere sarà in Parlamento", ha riassunto il primo ministro uscente, Gabriel Attal.
L'unica certezza al momento è una mobilitazione storica dei francesi, con un'affluenza record attesa tra il 68 e il 70% degli aventi diritto, 1,3 punti in più rispetto alla settimana scorsa, quando il tasso di partecipazione è stato del 66,7%. Al primo turno, l'astensione era già scesa al livello più basso dal 1997. A confermare la prospettiva di una mobilitazione storica dei francesi, il numero record di 3,2 milioni di deleghe al voto registrate in vista del secondo turno e la forte affluenza dei francesi residenti all'estero, che hanno già votato online in 450 mila, 50 mila in più rispetto al 30 giugno.
Una prassi consolidata vuole che il governo presenti le proprie dimissioni subito dopo il secondo turno delle legislative. Il premier uscente Attal ha fatto sapere che annuncerà le sue intenzioni domenica sera ma ha anche assicurato, poco prima del silenzio elettorale, che il suo esecutivo sarà in grado di garantire la continuità dello Stato "per tutto il tempo necessario", in altre parole il disbrigo degli affari correnti in attesa della formazione di un nuovo governo.
La questione è di scottante attualità anche perchè dal 26 luglio Parigi ospiterà le Olimpiadi, una scadenza altrettanto cruciale e ad alto rischio in termini di sicurezza. Nelle scorse ore sono state arrestate alcune persone che "potrebbero aver pianificato attacchi terroristici in due luoghi diversi, con due progetti distinti", ha dichiarato Darmanin. "Senza dubbio stavano pianificando azioni che noi, da parte nostra, potremmo definire terroristiche, ma che legalmente devono essere classificate dalla Procura nazionale antiterrorismo", ha concluso il ministro.