AGI - Aperti (alle 7 locali, le 8 in Italia), i seggi elettorali nel Regno Unito fino alle 22 e tutte le stime concordano nell'assegnare una vittoria schiacciante ai laburisti guidati da Keir Starmer, destinato a diventare il prossimo primo ministro. La prevedibile sconfitta dei conservatori del premier uscente Rishi Sunak, che ha convocato le elezioni con qualche mese di anticipo rispetto alla scadenza, porterà il partito al governo da 14 anni consecutivi ad avere meno seggi del suo minimo storico, registrato oltre cento anni fa.
Nel 1906 i deputati conservatori erano 156, ma le stime attuali fanno prevedere un risultato ancora peggiore, addirittura attorno agli 80 seggi. Quanto ai laburisti, che nel 1997 avevano avuto il miglior risultato elettorale di sempre con 179 seggi e Tony Blair a Downing Street, sono destinati a conquistarne oggi oltre 200. Nonostante il disastro annunciato, Sunak resterà al suo posto di leader del partito conservatore, secondo le anticipazioni del Times.
Chi è Starmer, già primo ministro in pectore
L'attuale capo del governo conservatore e il capo del partito laburista, già considerato primo ministro in pectore, si sono giocati una delle campagne elettorali più brevi della storia d'Inghilterra. Una corsa che si chiuderà con un voto ampiamente scontato e che riporterà il Labour al numero 10 Downing street dopo quasi tre lustri di opposizione. Quattro anni fa, dopo la clamorosa sconfitta alle elezioni del 2019, pochi avrebbero scommesso che nel giro di poco il Labour sarebbe tornato a governare il paese con una maggioranza ampia. Dopo quella pesante debacle, Keir Starmer diventa leader del partito, mette nel cassetto il radicalismo di Jeremy Corbyn, riporta il Labour su posizioni riformiste e lavora tenacemente per la riconquista del potere.
Nato 62 anni fa a Southwark, alla periferia di Londra, cresciuto nella piccola città di Oxted, nel Surrey, Starmer ha studiato diritto all'Università di Leeds e al collegio Saint Edmund Hall dell'Università di Oxford ed è diventato un avvocato specializzato nell'area dei diritti umani. Procuratore della Corona dal 2008 al 2013, è stato insignito nel 2014 dalla regina Elisabetta II del titolo di baronetto per il suo lavoro come pubblico ministero al Crown Prosecution Service. I genitori, di tradizione operaia, decisero di chiamarlo Keir in onore di Keir Hardie, fondatore del partito laburista inglese. Sposato, due figli, l'uomo che si prepara a conquistare il numero 10 di Downing street tifa Arsenal ed è vegetariano. "Come ho cambiato il partito laburista cambierò il Regno Unito", ha detto inaugurando la campagna elettorale. Starmer avrà il compito non facile di gestire i postumi della Brexit, un'economia non florida, con una crescita che stenta e finanze pubbliche in difficoltà, e una società, quella britannica, sempre più impoverita e diseguale.
Che eredità lascia Sunak?
Il premier uscente Sunak sarà probabilmente ricordato non solo per essere stato il primo capo di governo di origine indiana e religione induista (oltre che in assoluto il più ricco premier britannico di sempre con un patrimonio stimato di 700 milioni di sterline), ma anche come l'uomo che rischia di mettere il volto su una sconfitta di proporzioni storiche per i Tories, secondo alcuni sondaggi la più clamorosa di sempre. I conservatori, se le rilevazioni avranno ragione, potrebbe diventare il terzo partito del Regno Unito, superati non soltanto dal Labour, ma anche dai liberaldemocratici (e secondo altre rilevazioni perfino da Uk Reform Uk di Nigel farage).
Classe media, immigrato di seconda generazione, Sunak è figlio di un medico nato in Kenya e di una farmacista nata in Tanzania, (entrambi di origine indiana). Laureato in Ppe (Politics Philosophy Economy) a Oxford, borsa di studio Fullbright e Master a Stanford, Sunak sa che non vincerà, ma corre per limitare i danni, soprattutto all'interno del partito, lacerato da faide interne e scontri feroci. Il declino dei Conservatori tuttavia non è certo una sua esclusiva responsabilità. Sunak raccoglie l'eredità dei suoi predecessori, a cominciare da quel David Cameron responsabile dell'azzardato referendum su Brexit, passando per Theresa May, Boris Johnson e Liz Truss, protagonisti di una lunghissima stagione di governo conservatore che ha amplificato la disaffezione dell'elettorato moderato.
Le parole d'ordine della sua campagna elettorale, dalle tasse all'immigrazione, sono state tutte orientate alla pancia del Paese: "i laburisti aumenteranno le tasse", "apriranno le frontiere ai migranti", "cancelleranno Brexit", ha detto Sunak. Da quello che dicono i sondaggi però, l'elettorato inglese non si fida più. Al contrario. Lo zoccolo duro di destra su cui Sunak ha puntato probabilmente trasferirà il suo voto al redivivo Reform UK di Nigel Farage, il tribuno della Brexit, sparito di scena per diversi anni e tornato in occasione delle elezioni: il partito di Farage, secondo un sondaggio di YouGov pubblicato alla metà di giugno dal Times, avrebbe superato per la prima volta i conservatori in un sondaggio di opinione. "Questo è il punto di svolta - era stato il commento di Farage - l'unico voto sprecato ora è un voto conservatore, siamo gli sfidanti del Labour e stiamo arrivando".