AGI - Il Papa ha nominato l'ex braccio destro di Ratzinger, Ganswein nunzio in Lituania, Estonia e Lettonia. L'annuncio sembra chiudere una fase complicata nei rapporti tra il Pontefice e l'ex segretario di Benedetto XVI, culminata - immediatamente dopo la scomparsa di Ratzinger - nella pubblicazione da parte di Ganswein di un libro fortemente critico nei confronti di Bergoglio.
Con Benedetto XVI Gaenswein, suo braccio destro, era arrivato a ottenere la carica di Prefetto della Casa pontificia, un ruolo importante nella Curia, l'uomo che sta sempre accanto al Papa e accoglie le personalità che vengono ricevute nel Palazzo apostolico. Dopo la rinuncia di Ratzinger, Francesco lo aveva mantenuto nella carica e Ganswein viveva accanto a Ratzinger nel monastero vaticano Mater Ecclesiae: un doppio ruolo che avrebbe dovuto rappresentare una sorta di raccordo tra due papi in una fase sconosciuta anche alla storia millenaria della Chiesa. Le cose non ebbero lo sviluppo sperato, anche a causa dei tentativi ricorrenti della fronda tradizionalista di mettere Benedetto contro Francesco.
La rottura si consuma quando esce un libro critico nei confronti di Bergoglio a firma del cardinale Sarah. Con la prefazione di Benedetto.
La prefazione viene immediatamente ritirata, Benedetto si tira fuori ma Bergoglio fa sapere a Gaenswein che continuerà a essere il prefetto della casa pontificia, ma senza esercitare il ruolo. In altre parole: pensionato.
La decisione non viene certo apprezzata dal diretto interessato. Quando Benedetto XVI muore, e a Roma si riversano folle di fedeli ben maggiori di quanto non ci si attendesse, l'ex segretario di Ratzinger non attende nemmeno che si spenga la eco della celebrazione dei funerali per far uscire un altro libro, questa volta scritto da lui: "Nient'altro che la verità". Tra le altre cose Ganswein riferiva che il giro di vite bergogliano sulla messa in latino aveva "spezzato il cuore" al suo predecessore.
Francesco non gradì affatto nemmeno questa volta. A Ganswein fu indicata la strada della natia Friburgo, senza incarico e senza veste ufficiale, e di ritorno dal Sud Sudan Bergoglio ebbe cura di dire: "Alcune storie che si dicono, che Benedetto era amareggiato per questo o quell'altro che ha fatto il nuovo Papa, sono "storie cinesi"".
Vale a dire: bufale. Di più: "credo che la morte di Benedetto sia stata strumentalizzata da gente che vuole portare acqua al proprio mulino. E la gente che, in un modo o in un altro, strumentalizza una persona così brava, così di Dio, quasi direi un santo padre della Chiesa, quella gente non ha etica, è gente di partito, non di Chiesa".
Più tardi, a significare che le ferite non erano rimarginate, ecco sempre Bergoglio che dice: "Mi ha addolorato il fatto che abbiano usato Benedetto contro di me. Il libro di don Gaenswain è stato pubblicato il giorno della sua sepoltura, e mi è sembrato una mancanza di nobiltà e umanità". In una storia in cui la carta stampata è centrale, anche questa affermazione è contenuta in un libro scritto con il giornalista spagnolo Javier Martinez-Brocal, "El sucesor" (edito in Italia da Marsilio come 'Il successore').
I primi segnali distensivi risalgono allo scorso aprile, quando inizia a circolare l'idea di un incarico all'estero. All'inizio si indica il Costarica, poi qualcosa nei paesi baltici. Oggi la conferma: incarico non privo di responsabilità, che comporta il saper leggere l'evoluzione politica ai confini del mondo europeo, verso la Russia. Di questi tempi, non e' cosa da poco. E la fase dello scontro, finalmente, potrebbe chiudersi.