AGI - A 11 giorni dalle elezioni legislative anticipate, i toni della campagna sono sempre più duri tra i tre grandi blocchi politici che si contendono il Parlamento e la poltrona da primo ministro. A finire nella bufera è il presidente Emmanuel Macron dopo alcune sue dichiarazioni controverse sulla dissoluzione dell'Assemblea nazionale, sull'immigrazione e sulla possibilità di cambiare sesso facilmente all'anagrafe. Nel mirino delle critiche aperte del titolare dell'Eliseo c'è la coalizione delle forze di sinistra, il Nuovo Fronte Popolare, la cui proposta di "poter cambiare sesso recandosi in un Comune" è stata da lui definita "completamente folle". Le sue critiche virulente, espresse durante una visita ufficiale sull'isola di Sein, sono state incentrate su diversi punti del programma di campagna e di governo dell'alleanza delle forze di sinistra, presentata come "totalmente immigrazionista", in quanto "propongono di abolire tutte le leggi che controllano l'immigrazione". Il Nuovo Fronte Popolare propone, inoltre, di "autorizzare la libera e gratuita modifica dello stato civile davanti a un ufficiale di stato civile", quindi semplicemente andando in Comune. Per Macron questa è solo una delle "cose completamente assurde" proposte da loro.
Il leader di La France Insoumise (LFI), Jean-Luc Melenchon, ha risposto a Macron, definendo le sue parole "indegne", affermando che il Presidente è "scollegato dalla realtà, non si rende conto della sofferenza che questo comporta per le persone interessate". Per la senatrice dei Verdi (EELV), Melanie Vogel, "Macron sguazza nella transfobia più grossolana". "Il Presidente della Repubblica sta perdendo i nervi visto che attacca il programma del Fronte Popolare su questo punto. Mi sembra davvero che sia un po' nervoso", ha valutato il leader comunista Fabien Roussel. Per Francois Ruffin, capofila di LFI, Macron "ha già scelto il suo campo, per lui il nazionalismo autoritario è meglio del Fronte Popolare". Per l'ex deputata LFI Clemence Guette', "l'estrema destra non ha più bisogno di fare campagna elettorale" perché "Macron sta facendo il suo lavoro". Altro motivo di polemica è stata l'uscita di Macron sulla sua decisione di sciogliere il Parlamento il 9 giugno, che ha presentato come "la soluzione più pesante, più seria, ma più responsabile".
Un giudizio fortemente contestato dal leader socialista Olivier Faure. "Avrei detto il contrario, avrei detto irresponsabile. È del tutto incomprensibile quello che sta facendo", ha detto il primo segretario del PS, paragonando il Presidente francese a un imperatore romano diventato l'archetipo del tiranno. "Stavamo aspettando Giove e abbiamo avuto Nerone", ha dichiarato ironizzando. "Quando ieri l'ho visto accumulare fake news, appassionarsi di transfobia, mi sono detto che questo Presidente sta adottando anche lui i commenti più populisti che ha criticato cosi' a lungo", ha concluso Faure.