AGI - Nel contesto di caos politico e di forte polarizzazione ideologica, a meno di due settimane dalle elezioni legislative, in Francia è forte il timore di una situazione di impasse delle istituzioni in assenza di maggioranza assoluta all'Assemblea nazionale. Giuristi e analisti stanno ipotizzando i vari scenari post elettorali e fanno riferimento alla Costituzione che rappresenta il punto di riferimento più alto per gestire diverse situazioni in divenire, piuttosto complesse nonché incerte. Costituzionalisti e politologi stanno utilizzando l'espressione "camera introvabile" per riferirsi alla possibilità concreta di una mancanza di maggioranza e allo stallo istituzionale che ne deriverebbe. Ma gli scenari post-elettorali sono diversi. Sta emergendo chiaramente che la crisi politica a cui la Francia è confrontata evidenzia il fatto che la Costituzione della V Repubblica non è stata concepita per superare l'assenza di una maggioranza all'Assemblea nazionale, a eccezione di alcuni meccanismi.
La maggioranza assoluta
Numeri alla mano, per avere la maggioranza assoluta, uno dei tre blocchi in lizza - maggioranza presidenziale, estrema destra e Nuovo Fronte Popolare di sinistra - dovrebbe vincere almeno 289 seggi su 577: questo sarebbe lo scenario più semplice in termini istituzionali. Un risultato raggiungibile in particolare dall'alleanza tra il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen e la parte dei deputati di les Republicains (LR) che hanno seguito il presidente destituito Eric Ciotti, "in grado di ottenere una maggioranza assoluta", secondo Christophe Boutin, professore di diritto pubblico all'Università di Caen. Il Nuovo Fronte Popolare, sebbene "instabile e indebolito dopo il fallimento del Nupes", è in crescita nei sondaggi e potrebbe anche generare una sorpresa. Se una di queste due forze di opposizione dovesse vincere il 7 luglio, potrebbe imporre un periodo di coabitazione alla maggioranza presidenziale. Il governo è responsabile nei confronti dell'Assemblea nazionale, quindi in tal caso il Presidente della Repubblica dovrebbe nominare alla carica di premier una figura che possa godere del sostegno della maggioranza del Parlamento. Anche se Renaissance è solo al terzo posto nei sondaggi, il partito di Emmanuel Macron potrebbe anche ottenere la maggioranza assoluta grazie a "proposte di alleanze con, ad esempio, gli ecologisti o i democratici al secondo turno" o con le componenti di LR sfavorevoli alla scelta di Ciotti.
La maggioranza relativa
Se nessuno riesce a ottenere la maggioranza assoluta, sarà comunque possibile governare con la maggioranza relativa, del resto come accade dal 2022, prima con Elisabeth Borne e poi con Gabriel Attal. La maggioranza macronista è costretta ad approvare le sue leggi testo per testo, spesso grazie ad alleanze, in particolare con Les Republicains, ma talvolta anche con parlamentari di sinistra. Ma quando l'opposizione dissente, la maggioranza presidenziale ha aggirato l'ostacolo con il ricorso all'articolo 49.3 della Costituzione, che evita il voto. Questo articolo è stato utilizzato 23 volte da Borne, in particolare per la controversa riforma delle pensioni. Il suo utilizzo fa sistematicamente scattare una mozione di censura, presentata da una parte dell'opposizione, con l'obiettivo di rovesciare il governo: per la sua approvazione e' necessaria la maggioranza assoluta dei deputati. Per adottarla, l'opposizione deve unire le forze contro la maggioranza relativa, ma finora non è mai successo contro i governi Borne e Attal.
'Camera introvabile' e blocco istituzionale
I sondaggi attuali mettono la Francia di fronte al rischio di una "camera introvabile", quindi di blocco istituzionale, che costituirebbe un primato nella storia della V Repubblica. In pratica, con ogni probabilità, una delle tre forze godrà di una maggioranza relativa, ma sarà talmente esigua da non essere sufficiente per creare alleanze ogni qualvolta sarà necessario per l'adozione dei testi ed evitare una mozione di censura in caso di stallo. Attualmente c'è un divario significativo tra i deputati di Renaissance (172) con i loro alleati di Modem (48) e Horizon (30), che insieme (250) non sono lontani dalla maggioranza assoluta di 289 seggi, mentre i deputati di RN sono 89. Il sondaggio Elabe condotto per BFMTV e La Tribune Dimanche, pubblicato il 12 giugno, mostra che il RN potrebbe ottenere il 31% delle intenzioni di voto al primo turno, la coalizione di sinistra il 28% e i deputati macronisti il 18%. Al primo turno nessuno di questi partiti avrebbe quindi la possibilità di conquistare in prospettiva 289 seggi al secondo turno. Per i partiti agli estremi dello spettro politico - RN e La France Insoumise di Jean-Luc Melenchon - forgiare un'alleanza è un esercizio più difficile rispetto a un partito centrista come Renaissance, che in questi ultimi anni ha stretto alleanze con i repubblicani, con gli ecologisti o persino i socialisti, in base alla posta in gioco. Senza un'alleanza sarà difficile per un governo con una risicata maggioranza relativa far approvare una legge e più facile per l'opposizione presentare una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Tale situazione porterebbe a "una forma di ingovernabilità", spiega Benjamin Morel, docente senior all'Università Pantheon-Assas di Parigi. "Se Jordan Bardella viene nominato primo ministro il 7 luglio ma il RN non ha la maggioranza assoluta o relativa, il suo governo potrebbe essere soggetto a una mozione di censura entro una settimana. Lo stesso vale per Gabriel Attal, se sara' nominato da Macron o da un capo di governo della coalizione di sinistra", sostiene lo specialista di diritto costituzionale.
Le dimissioni di Macron, una falsa soluzione
Nel caso in cui lo scenario della "camera introvabile" si realizzi, Marine Le Pen ha dichiarato a Le Figaro che "la Costituzione lascia solo una scelta: le dimissioni" di Emmanuel Macron. "Non è davvero una via d'uscita dalla crisi. Il problema non e' lui, ma la mancanza di una maggioranza in Parlamento", valuta Morel. L'articolo 12 della Costituzione vieta al Presidente di sciogliere l'Assemblea nazionale due volte nello stesso anno. Un cambio all'Eliseo non risolverebbe quindi il problema, poiché le nuove elezioni legislative non potrebbero essere annunciate dal nuovo presidente prima di diversi mesi.
La prospettiva di un governo tecnico
L'unica soluzione possibile allo stallo dell'Assemblea nazionale sarebbe la nomina da parte del presidente francese di un governo di "tecnici", ispirato al modello italiano. "Il principio e' quello di nominare un vecchio saggio come primo ministro. Un politico che non stia antipatico a nessuno, capace di creare un'alleanza che vada dall'estrema destra all'estrema sinistra. Il suo compito sarebbe quello di guidare il governo fino a nuove elezioni politiche", spiega Morel. "Nel 2012, l'Italia era oppressa dal debito e da una crisi politica. La Camera dei deputati ha allora affidato le redini a Mario Monti, considerato un 'tecnico', che è diventato l'unico responsabile degli affari correnti. In Francia, potremmo aspettarci di vedere un Charles de Courson in questa posizione", prospetta il docente universitario, citando il nome del deputato centrista che ha un'autorità di lunga data al Palais-Bourbon.
La Costituzione della V Repubblica non ha risposte allo stallo
La crisi politica a cui la Francia e' confrontata evidenzia il fatto che la Costituzione della V Repubblica non e' stata concepita per superare l'assenza di una maggioranza all'Assemblea nazionale, a eccezione di alcuni meccanismi come il 49-3 o l'articolo 47, che prevede l'adozione di un bilancio per ordinanza in caso di stallo parlamentare. "E' stata concepita per far fronte alle maggioranze assolute e relative e alla coabitazione, che a volte può essere molto dura. Come quella tra Jacques Chirac e Francois Mitterrand dal marzo 1986 al maggio 1988", spiega Christophe Boutin. Non funziona invece se non si delinea alcuna maggioranza. L'assenza di una percentuale di rappresentanza proporzionale - tranne che per un breve periodo alla fine degli anni '80 - e la tradizionale struttura bipartita della vita politica francese rendevano improbabile una mancanza di maggioranza. La Costituzione del 1958 e' stata concepita anche per riequilibrare il rapporto tra potere esecutivo e legislativo ed evitare l'instabilità che si era verificata in precedenza sotto la III e la IV Repubblica, con un nuovo orientamento che viene definito "parlamentarismo razionalizzato".
"Sotto la Quarta Repubblica, il potere legislativo aveva occupato uno spazio eccessivo rispetto all'esecutivo, per cui è stato necessario limitarlo. Il parlamentarismo razionalizzato consente certamente all'Assemblea di far cadere il governo attraverso mozioni di censura, ma allo stesso tempo dà al Presidente della Repubblica il potere di sciogliere l'Assemblea", spiega Boutin. "Negli ultimi anni, ci eravamo abituati a uno squilibrio con un Presidente onnipotente che aveva sistematicamente la maggioranza assoluta", osserva l'esperto. Con tre blocchi politici che si fronteggiano nell'emiciclo, gli equilibri si sono chiaramente modificati.