AGI - Sono più di 1,8 milioni i musulmani, sia uomini che donne, che quest'anno si sono recati in Arabia Saudita, per compiere il cosiddetto 'Hajii', rituale pellegrinaggio alla Mecca che costituisce uno dei cinque pilastri della religione islamica. A renderlo noto è l'Istituto di Scienze Statistiche saudita, secondo cui 1,833,164 pellegrini sono giunti quest'anno alla Mecca. Di questi, 1,6 milioni sono giunti in Arabia Saudita dall'estero. Interessante il dato che riguarda la partecipazione femminile: quasi la metà, ben 875 mila donne pari al 48% del totale, hanno preso parte ai 5 giorni di rituali, un dato di poco inferiore a quello che concerne gli uomini, che invece sono stati 958 mila.
I dati rivelano che appena il 22,3% dei pellegrini è giunto da Paesi del mondo arabo, mentre ben il 63,3% dei fedeli è arrivato nei luoghi sacri dell'Islam da Paesi asiatici, in particolare Indonesia. L'11,3 è invece arrivato da Paesi africani che non fanno parte del mondo arabo o del Maghreb, mentre appena il 3.2% ha intrapreso il viaggio da Europa, Usa e Australia. Più di un milione e mezzo dei pellegrini hanno scelto l'aereo, solo 60 mila hanno attraversato i confini di terra. L'anno scorso, come quest'anno, furono quasi 2 milioni i fedeli che raggiunsero i luoghi sacri dell'Islam in Arabia Saudita, tuttavia prima della pandemia i numeri erano ben piu' alti e il numero di pellegrini superava i 2,5 milioni.
I numeri trovano giustificazione nel fatto che il pellegrinaggio costituisce un viaggio che "ogni musulmano deve portare a termine almeno una volta nella vita". Un obbligo da cui sono esentati solo coloro che non sono fisicamente in grado di raggiungere i luoghi sacri. Quest'anno l'Hajii ha finito con il subire le conseguenze della guerra a Gaza, dove in questi giorni vanno avanti le operazioni militari israeliane e non sono mancate le denunce di migliaia di palestinesi impossibilitati dal poter compiere il viaggio verso la Mecca. Nonostante un appello ai pellegrini lanciato dall'ayatollah iraniano Ali Khamenei, che ha chiesto di rendere il pellegrinaggio una forma di protesta, la drammatica situazione di Gaza e del popolo palestinese è finita solo al centro delle preghiere dei pellegrini, senza assumere contorni apertamente politici. Il risultato della pressione sull'evento da parte del governo saudita, impegnato ogni anno a gestire un flusso di gente tra le (non poche) polemiche legate all'indotto economico, ma anche timori di incidenti (nel 2015 nella calca morirono almeno 800 persone).
Oltre alla pressione del governo saudita va però sottolineato che il pellegrinaggio rimane un momento molto sentito per la comunità islamica, l'occasione di ripercorrere il camino del profeta Maometto e per chiedere perdono a Dio, considerando che nell'Islam manca un 'clero' che si fa tramite con le divinità, al contrario di quanto avviene nella religione cristiana.