G7, sì a fondi russi per finanziare Kiev ma l'Ue non vuole essere unico garante
AGI - “Ci saranno degli annunci” e “ci sarà unanimità” sul finanziamento della ricostruzione dell’Ucraina con i fondi russi congelati. Il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, si è mostrato ottimista nell’ultimo briefing con la stampa prima del G7. Nonostante i mesi di lavoro preparatorio per venire a capo delle numerose questioni legali, Usa ed Europa devono però ancora colmare le distanze su un punto fondamentale. A quanto si apprende, il vertice di Borgo Egnazia dovrebbe annunciare lo stanziamento di un prestito, dall’importo massimo stimato a 50 miliardi di euro, che verrebbe ripagato dai profitti generati dai circa 300 miliardi di dollari in attivi finanziari che Mosca ancora detiene nei Paesi occidentali, per lo più in Belgio. Tali attività, essendo soggette alle leggi del mercato, potrebbero però smettere di generare rendimenti o di generarne in maniera insufficiente a coprire l’intera cifra a causa, ad esempio, di un calo dei tassi di interesse. A chi spetterebbe dunque garantire che, in tale ipotesi, i fondi arrivino comunque?
Dopo essersi già vista respingere la proposta di un sequestro tout-court degli asset russi, scenario che secondo Bruxelles violerebbe il diritto internazionale, la Casa Bianca ha chiesto all’Unione Europea di svolgere il ruolo di garante. Washington non intende però fare altrettanto. Non trattandosi di una misura sanzionatoria, il Consiglio Europeo potrebbe approvarla anche senza l’unanimità, aggirando quindi il prevedibile veto ungherese. L’amministrazione Biden dovrebbe invece necessariamente passare per il Congresso, dove ora i Repubblicani controllano la Camera dei Rappresentanti e non intendono fare sconti al presidente uscente.
Biden ha impiegato settimane per far passare l’ultimo pacchetto di aiuti militari da 61 miliardi di dollari, tanto da vedersi costretto a scusarsi con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, anch’egli presente al summit pugliese, e non vuole cimentarsi nuovamente un simile braccio di ferro. L’Unione Europea, hanno chiarito fonti comunitarie, non intende però assumersi da sola il rischio e chiede che tutti i membri del G7 si facciano garanti del prestito.
Sull’utilizzo dei rendimenti degli attivi russi per la ricostruzione dell’Ucraina era già stato trovato un accordo di massima al G7 Finanze di Stresa. E le problematiche ancora aperte non si limitano alle garanzie. Non è ancora chiaro, per esempio, attraverso quale veicolo il denaro verrà versato a Kiev (l’utilizzo di un’istituzione internazionale come la Banca Mondiale non convince tutti). E l’intero meccanismo potrebbe saltare se Budapest si opponesse al prossimo rinnovo semestrale delle sanzioni comunitarie contro Mosca, venute meno le quali quei beni russi verrebbero sbloccati.