AGI - Due conflitti di portata globale quali la guerra tra Russia e Ucraina e lo scontro tra Israele e Hamas, le crescenti tensioni nell'Indo-Pacifico, un'Europa il cui panorama politico potrebbe essere ridisegnato in maniera radicale dalle appena trascorse elezioni europee e capi di governo che si giocano una riconferma difficile (se non quasi impossibile, come nel caso del premier britannico Rishi Sunak). I lavori del G7 si aprono sullo sfondo di una situazione internazionale molto complessa e segnata da numerose crisi. Questi i temi principali che i capi di governo presenti a Borgo Egnazia dovranno discutere nei prossimi tre giorni.
- Più aiuti all'Ucraina. Ma in che modo? -
È stato confermato da Parigi che il vertice annunci un prestito all'Ucraina da 50 miliardi di euro che dovrebbe essere ripagato dai rendimenti degli attivi finanziari russi congelati in Occidente. A ostacolare tale ipotesi, oltre alla solita spada di Damocle di un veto ungherese al prossimo rinnovo semestrale delle sanzioni contro Mosca, è la pretesa statunitense che l'Unione Europa agisca come unica garante del finanziamento qualora gli asset smettano di generare utili. Biden non intende impelagarsi in una nuova guerra di logoramento con i Repubblicani, che controllano la Camera dei Rappresentanti e hanno intralciato per settimane la consegna di nuovi aiuti militari a Kiev.
Allo stesso modo, Bruxelles chiede che tutti i membri del G7 garantiscano il finanziamento. La cosa più difficile per il presidente degli Stati Uniti sarà però convincere gli alleati che il sostegno americano all'Ucraina rimarrà "ferreo" anche nel caso di un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Da escludere un'iniziativa congiunta sulle forniture di armamenti in quanto la costituzione pacifista del Giappone la impedirebbe.
- L'Africa e la sfida migratoria -
Il tema del contrasto all'immigrazione illegale è connesso in modo stretto al rilancio della cooperazione con l'Africa secondo nuove forme di partenariato, ovvero il cuore del "Piano Mattei" proposto dal governo italiano. L'obiettivo del vertice è proporre una strategia condivisa che stimoli gli investimenti nel continente, affrontando alla radice i fattori dei flussi migratori (incluso il cambiamento climatico), lotti contro i trafficanti di esseri umani e apra canali di ingresso legali connessi a effettive opportunita' lavorative. Una strategia che non sia calata dall'alto ma venga discussa e coordinata con i governi africani.
In questa chiave ha tutt'altro che carattere formale la presenza al summit di Mohamed Ould Ghazouani, presidente della Mauritania nonché presidente di turno dell'Unione Africana, Kais Saied, presidente della Tunisia, Abdelmadjid Tebboune, presidente dell'Algeria, William Ruto, presidente del Kenya, e Akinwumi Adesina, presidente della Banca Africana di Sviluppo. La partecipazione, inoltre, di Argentina, Brasile, Emirati Arabi Uniti, Giordania, India e Turchia è un'ulteriore testimonianza del'intento, è stato spiegato, di "aprire" il consesso delle sette democrazie più ricche del mondo ad altre nazioni, e in particolare al Sud globale, per meglio collaborare alla "stabilita'" del pianeta. È prevedibile che tra i temi sul tavolo vi sia l'alleggerimento del carico di debito che pesa sui Paesi africani. Quanto all'accordo su una tassa minima globale sulle multinazionali, sostenuto con forza dall'Italia, la discussione prosegue ma è difficile attendersi sviluppi risolutivi. -
- Contenere Pechino -
Arginare la crescente influenza della Cina nell'Indo-Pacifico, dove crescono le provocazioni del Dragone ai danni di Taiwan, è stato il cardine della politica estera dell'amministrazione Biden e sarà un tema centrale del vertice. Il tema dei rapporti con Pechino ha sempre diviso Washington dai suoi alleati europei, che coltivano fruttuose relazioni economiche con la Cina. In particolare il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha approfondito i rapporti con Xi Jinping dopo l'inizio della guerra in Ucraina, anche per compensare la perdita di un partner economico un tempo importantissimo come la Russia. Sarà però impossibile sottrarsi a una discussione su come limitare le esportazioni cinesi in Russia di prodotti elettronici "dual use", ovvero dispositivi sulla carta per uso civile ma potenzialmente utilizzabili per sostenere lo sforzo bellico in Ucraina, che volge sempre più a favore del Cremlino. Gli Usa hanno già annunciato contromisure per punire le aziende e le banche cinesi che consentono a Mosca di evadere le sanzioni. È però difficile che i partner europei intendano seguire Washington su questa linea. E le distanze tra le due sponde dell'Atlantico sono notevoli anche su come affrontare il problema della sovracapacità produttiva cinese e di come affrontare le distorsioni causate dagli ingenti sussidi forniti dalle autorità cinesi alle aziende esportatrici. - Contenere Pechino -
- La guerra Di Gaza -
Il conflitto tra Israele e Hamas troverà sicuramente spazio nella sessione dedicata al Medio Oriente ma, per il resto, è difficile attendersi sviluppi di rilievo. È probabile che i membri del G7 ribadiscano il loro sostegno al piano di pace in tre fasi proposto dagli Stati Uniti e appena respinto da Hamas. Quanto alle migliaia di vittime civili causate dalla risposta di Israele alla strage del 7 ottobre, le richieste di moderazione giunte da Occidente hanno sempre avuto sfumature differenti a seconda della cancelleria e la presenza di Paesi arabi, che hanno condannato la reazione di Tel Aviv con parole molto dure, rendono arduo in partenza il compito di giungere a una posizione unanime tra tutti i partecipanti.
- Un'intelligenza artificiale a misura d'uomo -
I leader del G7 discuteranno le prospettive e i rischi comportati dallo sviluppo dell'intelligenza artificiale con un interlocutore d'eccezione quale Papa Francesco, che ha più volte messo in guardia sui pericoli di un'evoluzione di queste tecnologie che non sia limitato da paletti etici. Il vertice proseguirà sulla scia del "processo di Hiroshima" avviato l'anno scorso sotto la presidenza nipponica, con l'approvazione di un codice di condotta "volontario" per istituzioni e imprese che fanno uso di programmi di intelligenza artificiale. Le preoccupazioni delle democrazie riguardano soprattutto le possibili violazioni della privacy e un'ulteriore aggravarsi del fenomeno della disinformazione sul web, con un proliferare di "deepfake" che anche l'occhio più allenato fatica ormai a riconoscere come tali.