AGI - Assieme al Titanic, all'Andrea Doria e a un altro pugno di navi è una delle leggende del mare, anche se i mari, a dire la verità, non li ha solcati affatto. E' la Vasa, ammiraglia della flotta svedese del XVII secolo, entrata nella storia per essere colata a picco durante il varo per un errore di progettazione. Ora rischia di affondare di nuovo, ma questa volta in senso figurato visto che dagli anni '60, dopo essere stata recuperata dal fondo melmoso del mare al largo di Stoccolma, è esposta in un museo costruito apposta per lei.
La Svezia si sta imbarcando in un colossale progetto quadriennale per salvaguardare la nave, una delle principali attrazioni turistiche di Stoccolma. Dopo essere stata protetta dal fango e dalle acque salmastre del Mar Baltico per tre secoli, preservarla in uno dei musei più famosi della capitale svedese si è rivelato più complicato del previsto e nonostante la lunga e delicata operazione di recupero ha iniziato a deteriorarsi più velocemente una volta emersa dalle acque nonostante la sala in cui è esposta sia mantenuta a una temperatura compresa tra 18 e 20 gradi Celsius con un livello di umidità del 55%. Il legno si è contratto nel corso degli anni e la nave viene compressa dalla gravità. Inoltre è leggermente inclinata a sinistra. Ad aprile sono iniziati i lavori per la realizzazione di una nuova struttura di sostegno in sostituzione di quella fragile attuale. La prima fase del progetto, denominata "Stotta Vasa", servirà stabilizzare il relitto. Poi verrà creata una struttura per sostenerne il peso e infine la nave verrà raddrizzata. Entro il 2028, se tutto andrà bene, lo scafo sarà supportato sia esternamente che internamente e gli attuali 17 puntoni esterni saranno sostituiti da 27 culle in acciaio con fissaggi sotto la chiglia.
Poichè la Vasa fatica a sostenere il proprio peso, all'interno della nave verrà installato uno scheletro in acciaio. C'è voluto più di un decennio di ricerca per preparare l'ambizioso progetto, che dovrebbe costare oltre 200 milioni di corone (17 milioni di euro). Nonostante l'età, la nave è ancora ben conservata, con il 98% delle parti originali intatte. Affondò durante il suo viaggio inaugurale nel 1628 e rimase sul fondo del mare fino al suo recupero nel 1961. Poco dopo l'impostazione della chiglia, il sovrano svedese che ne aveva ordinato la costruzione, venuto a conoscenza di realizzazioni analoghe da parte di nazioni nemiche, fece forti pressioni affinchè la nave fosse modificata, allungandola significativamente. Il mastro carpentiere, che aveva supervisionato fino ad allora la costruzione, si ammalò e morì lasciando ai suoi inesperti apprendisti, alla vedova e al fratello la responsabilità di proseguire, per di più con la presenza assillante del re Gustavo Adolfo II che interferiva con la costruzione, pur non avendo specifiche conoscenze tecniche.
Oltre all'allungamento, il re ordinò l'aggiunta di un secondo ponte di cannoni. Il vascello che ne risultò era imponente, il meglio equipaggiato e il più pesantemente armato della sua epoca, ma era anche eccessivamente lungo e soprattutto troppo alto rispetto alla larghezza, le masse ingenti ad alta elevazione, rispetto al baricentro, lo resero pericolosamente instabile. Nel tentativo di renderlo più stabile venne aumentata la zavorra, ma al prezzo di una maggiore immersione dello scafo. Il giorno del varo, appena uscita dal porto, bastò una raffica di vento a farla inclinare fino a imbarcare acqua dai portelli dei cannoni e poi affondare miseramente in uno dei disastri navali più imbarazzanti della storia. Una quarantina di membri dell'equipaggio e di loro familiari persero la vita nel naufragio.