AGI - Si chiamano "elezioni europee" ma, in pratica, tutto si riduce alla sommatoria di "27 competizioni nazionali". Lo sottolinea da Bruxelles Andy Bounds, corrispondente e firma storica del Financial Times rammentando come, domenica sera, ognuna di queste "competizioni darà il polso di come, nei vari Paesi membri, i rispettivi cittadini percepiscono la risposta dell'Ue rispetto a dossier cruciali". Oltre alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, al problema del carovita e del conflitto a Gaza, anche la spinosa questione delle migrazioni e di come gestire le ondate migratorie dall'Africa, dopo gli arrivi quasi record del 2023 (secondo dati Frontex cresciuti di quasi il 18% rispetto al 2022, a oltre 355mila unità).
Il risultato delle elezioni Europee potrebbe veramente riflettersi sulle politiche già avviate da Bruxelles con il Continente? Gli analisti sono piuttosto concordi nel sostenere che la partnership tra vecchio Continente e Africa si sta muovendo su un sentiero già determinato: di fatto, Africa ed Europa condividono una visione comune fino al 2030 nell'ambito di un partenariato che è stato rinnovato e rafforzato ulteriormente a febbraio 2022.
L'obiettivo di quest'ultimo è promuovere, attraverso un'accresciuta solidarietà europea, la sicurezza, la pace, uno sviluppo economico sostenibile e la prosperità degli abitanti del Continente. E comporta vari programmi e pacchetti d'aiuti: tra questi la strategia Global Gateway che mira a stimolare investimenti pubblici e privati mirati allo sviluppo della connettività fino a 300 miliardi di euro entro il 2027; il programma per la cooperazione sul fronte sanitario e dei vaccini e la cooperazione rafforzata per la pace e la sicurezza.
I rapporti, oramai consolidati tra le due parti, prevedono anche l'attuazione di diversi accordi 'regionali' nella forma di 'piani d'azionè per rispondere a questioni regionali piu' delicate (per esempio nel Sahel e nei Paesi del Corno d'Africa). Inoltre il partenariato Ue-Africa si sviluppa attraverso forum di dialogo strutturato e formale a vari livelli: i vertici Ue - Ua (Unione Africana) si tengono a cadenze fisse, almeno ogni 3 anni, e riuniscono i capi di stato e di governo; su basi periodiche si tengono anche le riunioni ministeriali (o della "troika") tra rappresentanti dei paesi africani e dell'Ue, della Commissione dell'Unione africana e delle istituzioni Ue. Infine i commissari Ue incontrano periodicamente i loro omologhi della Commissione dell'Ua.
In sintonia con questa complessa impalcatura che attualmente puntella le relazioni bilaterali tra i due continenti, s'inserisce peraltro anche il Piano Mattei del governo Meloni che, non a caso, ha istituito una Cabina di regia con il compito di promuovere il coordinamento tra i diversi livelli di governo e gli enti pubblici e privati, nonchè di incentivare l'accesso a risorse finanziarie internazionali (come quelle messe a disposizione dall'Ee-Africa Global Gateway) coordinare le varie iniziative prese nell'ambito del Piano. Non solo l'Italia ma anche altri Paesi - dentro e fuori l'Ue - stanno scommettendo sul Continente.
Stando a dati del Consiglio dell'Ue, tuttavia, sono proprio le aziende europee, globalmente, a rappresentare la principale fonte di investimenti esteri diretti con uno stock investito nel Continente che, dal 2016, ha sempre superato i 200 miliardi di euro. Secondo stime del Fondo Monetario Internazionale, dopo l'Asia, nel 2024 il Continente africano sarà la regione del mondo a piu' alta crescita. Previsione confermata anche dalla Banca Africana di Sviluppo (AfDB), che recentemente ha stimato un incremento medio del prodotto interno lordo reale del continente africano al 3,8% (per il 2024) e al 4,2% (nel 2025).
L'Africa costituisce quindi un'importante opportunità di crescita per l'Europa e una cooperazione piu' forte e meglio coordinata tra Ue-Africa e i diversi programmi dei Paesi membri (incluso il Piano Mattei) non potrebbero che far bene al Vecchio Continente: in termini di 'protagonismo' e di promozione della sua immagine nel mondo (l'Africa è considerata da Cina e Russia, non da oggi, mera terra di conquista) ma anche in termini puramente economici, ovvero per promuovere investimenti con ricadute positive per entrambe le parti da realizzare nel rispetto delle norme sociali e ambientali nonchè rispettando le esigenze e le diverse culture dei partner africani.
Sullo sfondo di un quadro bilaterale oramai stabilizzato è andata invece in scena una campagna elettorale europea di ben altro tenore, specie sulla questione della migrazione vista, soprattutto a destra, come una delle grandi emergenze ai confini dell'Europa. Sulle migrazioni e, in particolare, sulle rotte mediterranee e balcaniche seguite, le principali famiglie politiche europee anche quest'anno si sono date battaglia.
Tutte le famiglie politiche europee (fatta eccezione per Identità e Democrazia che ha scelto di non adottare un programma elettorale comune) hanno infatti inserito la questione migratoria nel loro programma politico, tra le priorità piu' urgenti della prossima legislatura. Al centro dello scontro è quindi finito proprio il Patto di migrazione e asilo adottato lo scorso mese dal Consiglio Ue.
Il patto che stabilisce una serie di norme per gestire gli arrivi in modo presumibilmente piu' organizzato, introduce procedure efficienti e uniformi per processare le richieste d'asilo ed effettuare i rimpatri, oltre a prevedere un nuovo meccanismo di risposta alle crisi e nuovo programma volontario per il reinsediamento dei rifugiati provenienti da paesi terzi. In Europa, tuttavia, c'è chi sarebbe già disposto a metterlo in soffitta per introdurre al suo posto politiche piu' restrittive e proiettate all'esternalizzazione (dei migranti in Paesi extracomunitari). E anche chi vorrebbe semplicemente cancellarlo oppure chi ne rivendica la paternità come punto di merito (e di potenziali voti).
Un panorama delle posizioni dei vari partiti sulla questione.
Partito Popolare Europeo (PPE) - Il Ppe ha intitolato il capitolo dedicato al problema del suo Manifesto per le Europee 2024 "La nostra Europa protegge i suoi confini dall'immigrazione clandestina". In linea con le posizioni espresse dalla presidente della commissione Ue Ursula con der Leyen, il PPE punta su "umanità e ordine", il leitmotiv del nuovo approccio europeo sostenuto a pieno finora. L'ordine dovrà essere assicurato dagli Stati membri (e non dai contrabbandieri) che dovranno decidere chi entra in Europa. L'Ue avrà anche bisogno di frontiere esterne piu' forti e verifiche piu' rigorose sugli arrivi irregolari. Sempre il Ppe opta per una maggiore condivisione degli oneri dei flussi migratori, con responsabilità spalmate tra le diverse autorità nazionali e la trasformazione di Fronte in una sorta di guardia costiera per la frontiera europea.
Partito dei Socialisti Europei (PSE) - Il Pse nel suo Manifesto programmatico ha pienamente difeso il Patto su asilo e migrazione sostenendo che "la sua attuazione deve tradursi in un approccio equo, sicuro e prevedibile, fondato sul rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone", si legge nel Manifesto. Il Pse rivendica l'idea di una gestione comune e coordinata delle migrazioni e dei richiedenti asilo "basato sulla solidarietà e sulla responsabilità condivisa" ed è generalmente contrario all'esternalizzazione dei richiedenti asilo.
Renew Europe - Non troppo distante dalla linea del Ppe, è Renew Europe, il gruppo liberale all'Europarlamento. La gestione dei migranti e dei richiedenti asilo è l'ottava priorità dell'ex gruppo Alde e richiede una gestione "chiara e stabile", ovvero un "controllo adeguato delle nostre frontiere esterne", in contrasto con i trafficanti, ma anche un approccio rispettoso degli uomini che "devono essere al centro" dell'azione dell'Unione Europea. Il Manifesto non affronta il nodo dei richiedenti asilo e della possibilità di aprire centri d'accoglienza extra comunitari per fare fronte alle richieste.
Verdi - Il programma dei Verdi Europei, al contrario, boccia sonoramente le politiche migratorie dell'ultima legislatura sostenendo che i partiti si sono lasciati trascinare dalle paure imbracciate dalla destra estrema. Criticando pesantemente il patto Ue per la migrazione e l'asilo, i Verdi europei chiedono, perchè necessario e urgente, un meccanismo di ricollocazione obbligatoria dei migranti.
Conservatori (Ecr) - Sul fronte opposto della barricata, il Partito dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) ha basato la propria campagna elettorale sulla "protezione delle frontiere nazionali" e sul fatto che l'Ue deve aiutare gli Stati membri a gestire i flussi migratori senza costringere i suoi cittadini ad accogliere clandestini. Di qui la proposta di una "strategia globale" che tuteli "tutti i possibili punti di ingresso, compresi i confini aerei, terrestri e marittimi". In programma anche il potenziamento di Frontex ed Europol, che dovrebbero aiutare gli Stati membri a rispondere ai flussi, e il progetto di far gestire soprattutto al di fuori dell'Ue le domande dei richiedenti asilo. La campagna elettorale dei partiti di questa famiglia ha riproposto in diversi momenti l'idea dei blocchi navali e delle missioni navali comuni in chiave anti-sbarchi.
Sinistra Europea - Contraria al Patto Ue sulle migrazioni e l'asilo, ma per le ragioni opposte, è anche la Sinistra Europea che, nel suo programma, ha duramente attaccato la "Fortezza Europa" e chiesto la cancellazione del Patto "perchè condanna i rifugiati alla detenzione e, nella maggior parte dei casi, alla deportazione". Nel manifesto la "Fortezza Europa" è anche accusata di aver condotto per decenni una "guerra contro migranti e rifugiati" che ha provocato sofferenze e migliaia di vittime nel Mediterraneo e lungo la rotta balcanica.