AGi - Irlanda, Spagna e Norvegia, come annunciato la settimana scorsa, hanno ufficialmente riconosciuto lo Stato di Palestina, provocando l'ira di Israele. Si tratta di una decisione che "punta a mantenere viva la speranza", ha dichiarato il primo ministro irlandese Simon Harris, sottolineando che l'intenzione era di "riconoscere la Palestina alla fine di un processo di pace, ma abbiamo fatto questa mossa insieme a Spagna e Norvegia per mantenere vivo il miracolo della pace". Sulla stessa lunghezza d'onda Madrid: il governo "ha adottato un'importante decisione per riconoscere uno Stato palestinese" che ha "un obiettivo, aiutare israeliani e palestinesi a raggiungere la pace". "Il riconoscimento dello Stato di Palestina non è solo una questione di giustizia storica... È anche un requisito essenziale se vogliamo tutti raggiungere la pace", ha affermato il premier Pedro Sanchez, sottolineando che la decisione "non è contro nessuno, men che meno contro Israele. E' l'unico modo per procedere verso la soluzione che tutti riconosciamo come l'unica via possibile per raggiungere un futuro pacifico: quello di uno Stato palestinese che viva fianco a fianco con lo Stato di Israele in pace e sicurezza". Da Oslo, il ministro degli Esteri norvegese Espen Barth Eide ha parlato di una "giornata speciale", deplorando che "il governo israeliano non mostri alcun segno di impegno costruttivo".
La reazione di Tel Aviv
Israele ha condannato la decisione, definendola una "ricompensa" per Hamas. Il capo della diplomazia di Madrid, Jose Manuel Albares, ha annunciato che i tre governi daranno "una risposta coordinata..." allo Stato ebraico che "sarà calma ma ferma". La tensione con l'esecutivo spagnolo è aumentata negli ultimi giorni, dopo che la vice premier Yolanda Diaz ha fatto riferimento a una "Palestina libera dal fiume al mare", che implica la sparizione di Israele. Ne è seguita una schermaglia verbale tra i due Paesi, anche a mezzo social, fino all'annuncio del blocco dei servizi consolari spagnoli ai palestinesi in Cisgiordania dal 1 giugno.
Intanto nella Striscia, all'indomani dell'attacco israeliano su un campo profughi a Rafah costato la vita a 45 persone, tra cui molte donne e bambini, secondo al-Arabiya altri sette palestinesi sono stati uccisi e decine sono rimasti feriti in raid su Mawasi, nella zona occidentale di Rafah, dove sfollati si sono accampati.
Per l'Unrwa, circa un milione di palestinesi sono fuggiti nelle ultime tre settimane, da quando Israele ha iniziato a emettere ordini di evacuazione all'inizio del mese. Il massacro a Rafah ha suscitato la dura condanna della comunità internazionale, con il segretario generale Antonio Guterres che ha ribadito come "questo orrore debba finire". Una riunione del Consiglio di Sicurezza Onu è prevista per stasera. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito l'attacco un "tragico incidente", ma ha ribadito l'intenzione di portare avanti la guerra per distruggere Hamas dopo l'attacco del 7 ottobre e riportare a casa tutti gli ostaggi.