AGI - L'offensiva israeliana a Rafah sta mettendo a rischio 45 anni di pace fra lo Stato ebraico e l'Egitto. Il Cairo, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, sta considerando di "declassare" le relazioni diplomatiche con Tel Aviv, dopo aver preannunciato l'intenzione di unirsi all'accusa presentata dal Sudafrica e altri Paesi al Tribunale dell'Aia contro Israele per genocidio a Gaza. Come ricorda il quotidiano finanziario americano, "nei 45 anni trascorsi dal loro storico accordo di pace (firmato il 26 marzo 1979, ndr), Israele ed Egitto sono diventati partner essenziali, un rapporto stretto ma mai caloroso che è alla base della sicurezza nazionale di entrambi i paesi. L'offensiva israeliana di Rafah minaccia di annullare tutto ciò". L'Egitto ha recentemente rifiutato di riaprire il confine con Gaza dopo la chiusura della parte palestinese del valico.
Un attacco sempre più imminente
L'amministrazione americana sostiene che Israele abbia ammassato abbastanza soldati al confine con Rafah, nel sud di Gaza, da avviarsi verso un'incursione su larga scala nei prossimi giorni. Lo riporta la Cnn, che cita due alti rappresentanti dell'amministrazione Biden. Le fonti hanno aggiunto di non avere la certezza che la manovra sia una sfida diretta al presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che da settimane sta invitando Israele a non attaccare un'area dove si trovano più di un milione di rifugiati palestinesi.
Le dimissioni di un ufficiale americano
Un alto ufficiale dell'intelligence militare americana si è dimesso in polemica con la politica di sostegno a Israele da parte dell'amministrazione Biden. Lo riporta sempre la Cnn. Il maggiore Harrison Mann, che secondo Linkedin era stato assegnato all'agenzia di intelligence della Difesa, ha presentato una lettera di dimissioni, accusando gli Stati Uniti di "aver facilitato e legittimato la morte e la fame di decine di migliaia di palestinesi innocenti". L'ufficiale ha spiegato il suo gesto con un post, in cui ha spiegato le motivazioni di un gesto tenuto segreto per molti mesi. "Ero spaventato - ha scritto - spaventato di violare le nostre norme professionali. Spaventato di deludere gli ufficiali per cui porto rispetto. Spaventato del fatto che vi sareste sentiti traditi. Sono sicuro che alcuni di voi, leggendomi, lo penseranno". Mann, che lavorava come analista del Medio Oriente per il Pentagono dal 2021, è nell'esercito da tredici anni. L'ufficiale ha spiegato di aver presentato le dimissioni l'1 novembre, meno di un mese dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre, in cui erano morti 1.200 israeliani. Da quell'attacco era partita la reazione di Israele, che aveva cominciato a bombardare Gaza. Il bilancio delle vittime, secondo fonti palestinesi, ha superato quota 35mila. Le dimissioni del maggiore diventeranno effettive a partire dal 3 giugno.
Oltre 35mila morti a Gaza
Le Nazioni Unite hanno chiarito che il numero complessivo delle vittime a Gaza e basato sui dati del ministero della salute palestinese resta invariato, equivalente a più di 35mila. Il chiarimento arriva dopo che l'agenzia umanitaria dell'Ocha aveva dimezzato il numero delle vittime tra i bambini e le donne, correggendo i dati del ministero controllato da Hamas. Le cifre, ha spiegato l'Onu, adesso sono basate sulle vittime accertate per nome e cognome. Nel conteggio generale il numero delle donne e dei bambini uccisi dalla guerra potrebbe tornare ad aumentare.