riAGI - Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato all'aeroporto Ben Gurion, vicino a Tel Aviv, e domani incontrerà a Gerusalemme il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, per discutere, tra le altre questioni, dei tentativi di arrivare a una tregua tra Israele e Hamas. Si tratta della settima visita nella regione del capo della diplomazia Usa, dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre. Blinken visiterà anche il porto di Ashdod, da dove arrivano aiuti umanitari nell'enclave palestinese, come annunciato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri. Prima dell'incontro con Netanyahu a Gerusalemme, il diplomatico americano sarà ricevuto dal presidente israeliano Isaac Herzog.
Blinken ha annunciato che un primo convoglio di aiuti umanitari dalla Giordania martedì arriverà nella Striscia attraverso il valico di Erez, riaperto da Israele nel nord del territorio. "Stiamo assistendo a un collegamento diretto tra la Giordania e il nord di Gaza attraverso Erez. I primi carichi partono oggi", ha dichiarato Blinken ai giornalisti. "Questo è un vero e importante passo avanti, ma la strada da percorrere è ancora lunga", ha aggiunto.
La visita del capo della diplomazia americana arriva in un momento chiave dei colloqui di tregua nella Striscia, mediati da Qatar, Stati Uniti ed Egitto: domani si prevede che il gruppo islamista Hamas risponda all'ultima offerta di tregua che, secondo i media israeliani, includono lo scambio di 33 ostaggi vivi con un numero imprecisato di prigionieri palestinesi, oltre al ritorno dei palestinesi sfollati nel Nord di Gaza. In serata, il quotidiano liberale israeliano Haaretz, citando fonti anonime di Hamas, ha scritto che l'organizzazione ha chiesto garanzie che ci sia una tregua di diversi mesi, durante la quale Israele non riprenda gli attacchi, come requisito per concludere un accordo. Lo Stato ebraico aspetterà fino a mercoledì sera una risposta del movimento palestinese prima di decidere se mandare inviati al Cairo per i colloqui sul cessate il fuoco
In attesa di una risposta di Hamas, Israele continua a guardare a Rafah. Netanyahu, in un incontro con familiari degli ostaggi e dei caduti, ha ribadito l'intenzione di lanciare l'invasione di terra contro la città nell'estremo sud di Gaza, nonostante la dura opposizione degli Usa e di altri alleati occidentali, tra cui la Francia, il cui ministro degli Esteri, Stephane Sejourne, ha definito il piano "una cattiva idea" per via delle "troppe incertezze sulle questioni umanitarie". "Entreremo a Rafah e annienteremo tutti i battaglioni di Hamas presenti lì, con o senza un accordo, per ottenere la vittoria totale", ha affermato il capo di governo. "L'idea che porremo fine alla guerra prima di raggiungere tutti i nostri obiettivi è inaccettabile", ha sottolineato.
In Usa occupata la Columbia University
I manifestanti della Columbia University si sono barricati all'interno di un edificio accademico nel campus della scuola di Manhattan, rompendo finestre e tenendo in ostaggio alcuni dipendenti prima di rilasciarli. Le porte di Hamilton Hall, riferisce il quotidiano studentesco Columbia Spectator, sono chiuse e bloccate con tavoli, sedie, barricate metalliche e altri oggetti o sono chiuse con serrature, fascette o corde. Decine di altri manifestanti si sono radunati all'esterno, formando una catena umana per bloccare le porte e cantando "Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera" e "La Palestina vivrà per sempre". Video della scena mostrano anche una persona con una felpa con cappuccio nera che spacca diverse finestre e poi chiude con un lucchetto una porta dopo che diverse persone sono uscite, tra cui una persona che indossa la kefiah e qualcuno con un cartello che li identifica come giornalisti.
Il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, ha definito "assolutamente sbagliato" l'approccio delle proteste. L'amministrazione ha avvertito che gli studenti che hanno occupato con la forza l'Hamilton Hall, lo storico edificio del campus, rischiano l'espulsione per aver violato le regole interne della scuola. "Ieri abbiamo chiarito che il lavoro dell'Università non può essere interrotto all'infinito da manifestanti che violano le regole. Continuare a farlo avrà chiare conseguenze: gli studenti che hanno occupato l'edificio rischiano l'espulsione", ha dichiarato Ben Chang, portavoce dell'Ufficio degli affari pubblici della Columbia University. E ha aggiunto che "si tratta di rispondere alle azioni dei manifestanti, non alla loro causa", visto che questi giovani sostenitori della causa palestinese stanno creando "un ambiente minaccioso" per molti degli studenti e insegnanti ebrei.
L'assalto all'edificio è arrivato poche ore dopo che la direzione dell'università ha annunciato di aver iniziato ad applicare le sospensioni agli studenti coinvolti nell'occupazione del campus che va avanti da due settimane. Per l'università, i manifestanti hanno scelto di "aggravare" la situazione "rompendo porte e finestre della Hamilton Hall e bloccando gli ingressi", per cui andranno avanti con "le misure proposte". "Abbiamo dato a tutti i presenti nel campus l'opportunità di andarsene pacificamente. Se si impegnassero a rispettare le politiche dell'Università, sarebbero autorizzati a finire il semestre", ha detto l'ufficio Affari Pubblici.
Le proteste della Columbia si aggiungono a quelle che centinaia di studenti di decine di altre università degli Stati Uniti stanno tenendo da giorni per protestare contro la guerra a Gaza. Ciò che le manifestazioni hanno in comune è il rifiuto della politica degli Stati Uniti nei confronti di Israele e l'invito alle scuole a tagliare i rapporti con il governo israeliano.