AGI - Il premier spagnolo Pedro Sanchez rimane alla guida dell'esecutivo: rimane alla Moncloa "con più forza se possibile" nonostante "la campagna di discredito" di cui accusa l'opposizione di destra; ma invita a "una riflessione" sulla polarizzazione della politica in Spagna per evitare che "la disinformazione orienti il dibattito politico". Si chiude così, almeno per ora, il periodo di pausa che si era preso mercoledì, dopo l'apertura di un'indagine giudiziaria sull'operato di sua moglie.
Negando di aver agito per "calcolo politico", Sanchez ha fatto l'annuncio con un solenne discorso di nove minuti pronunciato sulla scalinata del Palazzo Moncloa, il quartier generale della presidenza del governo spagnolo, dove il premier ha un appartamento e dove si era rinchiuso in questi giorni, con la moglie e le due figlie. Pochi minuti prima si era recato al palazzo de La Zarzuela per comunicare al re la sua decisione. Poi l'ha resa nota al Paese: "Ho deciso di continuare con ancora più forza alla guida del governo spagnolo", ha detto, sottolineando che la sua decisione "rappresenta un punto fermo" e gli consentirà di riprendere a lavorare "instancabilmente, con fermezza", per l'attesa rigenerazione, il progresso e il consolidamento dei diritti e delle libertà. Per Sanchez, la Spagna ha "lasciato che il fango colonizzasse impunemente" la vita politica, contaminando "con pratiche tossiche inimmaginabili" il confronto. "Mia moglie e io sappiamo che questa campagna diffamatoria non si fermerà. Ne soffriamo da dieci anni"; ma c'è solo un modo per invertire la situazione ed è che la maggioranza sociale "come ha fatto in questi cinque giorni si mobiliti in un fermo impegno per la dignità e il buon senso, mettendo fine alla politica della vergogna che stiamo subendo da troppo tempo".
Sanchez si era chiuso nel silenzio dopo l'annuncio, mercoledì scorso, da parte di un tribunale di Madrid, dell'apertura di un'indagine preliminare per "traffico di influenze" e "corruzione" contro sua moglie, Begona Gomez. Con un annuncio shock, aveva scritto una lettera di quattro pagine agli spagnoli in cui spiegava che stava valutando la possibilità di dimettersi per proteggere la sua famiglia. E, fatto assolutamente senza precedenti, Sanchez ha sospeso tutte le sue attività pubbliche, di fatto 'chiudendo' il governo. Rinchiuso alla Moncloa, praticamente senza contatti con l'esterno, per cinque giorni il premier si è confrontato con la moglie limitandosi a rispondere in maniera laconica ai messaggi dall'esterno, e facendo ginnastica. Nel frattempo però c’è stata la mobilitazione sociale. Al grido di "Pedro, resta!", migliaia di sostenitori si sono radunati sabato davanti alla sede del Partito socialista a Madrid per chiedergli di non lasciare il suo posto.
Le accuse a carico di Begona Gomez
L'inchiesta contro la moglie di Pedro Sanchez, posta sotto il segreto investigativo, è stata aperta dopo una denuncia dell'associazione "Manos limpias", che è collettivo vicino all'estrema destra. Si tratta in particolare, secondo un media online El Confidencial, anch'esso legato ad ambienti di destra, dei legami stabiliti da Begona Gomez con il gruppo Globalia, sponsor della fondazione in cui lavorava, nel momento in cui Air Europa, compagnia aerea appartenente a Globalia, trattava con il governo Sanchez per ottenere aiuti pubblici. La società ha infatti ricevuto, nel novembre 2020, 475 milioni di euro, da un fondo da 10 miliardi destinato a sostenere le imprese strategiche in difficoltà a causa della pandemia. Ma anche decine di altre hanno poi beneficiato degli aiuti, tra cui diversi suoi concorrenti (Iberia, Vueling, Volotea). E giovedì la pubblica accusa ha chiesto l'archiviazione dell'indagine, mentre Manos Limpias ha ammesso che la sua denuncia si basava esclusivamente su articoli di stampa (il giudice incaricato del caso deve ancora chiarire le sue intenzioni).
Secondo Sanchez, la denuncia è l'ennesima tappa della campagna di destabilizzazione portata avanti contro di lui da "una coalizione di interessi di destra e di estrema destra" che "non accetta il verdetto delle urne". Dal suo arrivo al potere, sei anni fa, la legittimità del leader socialista è sempre stata messa in discussione dalla destra e dall'estrema destra, che non gli hanno mai perdonato di essere stato portato al potere dall'estrema sinistra e dai partiti politici baschi e catalani, grazie a un voto di sfiducia contro il suo predecessore, il conservatore Mariano Rajoy, travolto da uno scandalo di corruzione.
Il contesto politico è diventato ancora più teso negli ultimi mesi, quando Pedro Sanchez, arrivato secondo alle elezioni del 23 luglio dietro al suo rivale, il leader del Partito popolare, Alberto Nunez Feijoo, è riuscito comunque a tornare al potere grazie al sostegno dei partiti indipendentisti in cambio di una legge di amnistia per i separatisti coinvolti nel tentativo di secessione della Catalogna nel 2017. La legge è stata approvata in prima lettura dai deputati a marzo e dovrebbe essere adottata definitivamente alla fine di maggio. Adesso si attende la risposta della destra che da mercoledì si fa burla di Sanchez, accusandolo di volersi spacciare per vittima. "Un capo di governo non può dare spettacolo come un adolescente e tutti gli corrono dietro, implorandolo di non andarsene e di non arrabbiarsi", ha ironizzato Feijoo.