AGI - Esponente di spicco dell'opposizione turca, il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu è stato rieletto con ampia maggioranza ieri sera, con una vittoria che lo proietta direttamente verso la corsa per le elezioni presidenziali turche del 2028. La riconferma di Imamoglu spiana ora la strada a un sistema più pluralistico, ma anche a una candidatura alla presidenza che a questo punto pare inevitabile. Se Erdogan, come ha fatto capire, non dovesse presentarsi nel 2028, la corsa alla presidenza partirebbe da uno scenario completamente diverso rispetto allo scorso anno: questa volta sarebbe il partito di Erdogan, Akp, a dover cercare un candidato, mentre Imamoglu sarebbe il leader naturale dell'opposizione. Uno scenario che vedrebbe il primo cittadino di Istanbul strafavorito a guidare il Paese, soprattutto se Erdogan dovesse ritirarsi dalla scena politica. Quasi sconosciuto fino al 2019 a elettori e membri del Partito popolare repubblicano (Chp), Imamoglu quell'anno mise fine a 25 anni di dominio di Erdogan e del suo campo sulla più grande città del Paese.
"Oggi avete aperto le porte a un nuovo futuro. Da domani la Turchia sarà un'altra Turchia!", ha detto il sindaco ieri sera, mentre una folla di sostenitori festeggiava la sua rielezione davanti al comune di Istanbul. Personalità carismatica e mediatica, il cinquantenne dagli occhiali sottili e senza montatura è nel mirino del potere: a fine 2022, è stato condannato a due anni e sette mesi di carcere per "insulti" ai membri di l'Alto comitato elettorale turco. Imamoglu ha presentato ricorso, ma più di questa sentenza, fu il suo stesso partito e l'ex segretario e sfidante di Erdogan, Kemal Kilicdaroglu, a sbarrargli la strada alle presidenziali dello scorso anno.
Musulmano praticante, ma membro di un partito laico, questo ex imprenditore con origini del Mar Nero, proveniente da una famiglia che ha raccolto una grande fortuna nell'edilizia, è riuscito ad attirare consensi anche tra religiosi e costruttori. Le origini e l'impresa edilizia di famiglia gli hanno permesso di porsi come uomo del fare, al punto che uno dei punti di forza della campagna elettorale sono stati proprio i numerosi cantieri aperti e opere inaugurate in questi 5 anni.
Sebbene sia nel 2019 che in queste ultime elezioni abbia ottenuto il voto di molti dei curdi di Istanbul, Imamoglu non sembra avere una predilezione per la più grande minoranza della Turchia ed evita di nominarli esplicitamente. Un errore che in passato il suo partito ha pagato a caro prezzo. Non è un caso infatti che i repubblicani del Chp siano praticamente assenti. Il partito filo-curdo Dem, che si è unito a lui nel 2019, lo ha criticato per il suo silenzio quando decine di suoi funzionari erano stati rimossi dall'incarico e incarcerati. Allo stesso tempo non sono mancate le accuse di xenofobia quando, soprattutto nel 2019, la campagna di Imamoglu fu incentrata sulla "invasione dei profughi siriani" che metteva a repentaglio la secolarità della Turchia.
Diversi esponenti del suo stesso partito lo hanno accusato di essere interessato più alla carriera e di essere proiettato verso la presidenza, a scapito degli elettori. La poltrona di primo cittadino di Istanbul è il trampolino naturale per guidare il Paese. Lo sa bene Erdogan, che proprio da sindaco negli Anni '90 pose le basi per un'ascesa che lo ha visto diventare premier e poi presidente. Il salto dalla metropoli sul Bosforo alla presidenza turca trova riscontro anche nei numeri di una città che, con una popolazione di 16 milioni, conta più abitanti di 20 dei 27 Stati dell'Unione europea.