AGI - Le Nazioni Unite hanno lanciato l'allarme secondo cui almeno 576 mila persone, un quarto della popolazione, è sull'orlo della carestia. Servono interventi urgenti e anche l'idea americana di costruire un porto per facilitare l'arrivo di viveri viene accolto positivamente al Palazzo di Vetro. "Ogni modo per far arrivare aiuti a Gaza, o per mare o per cielo - ha commentato Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale Onu Antonio Guteress - e' ovviamente buono". "Noi - ha aggiunto - abbiamo bisogno di più punti d'accesso per permettere l'ingresso di un maggior volume di aiuti".
Intanto si allontanano le speranze di raggiungere un accordo sul cessate il fuoco a Gaza e sul rilascio degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre prima dell'inizio del Ramadan. Dopo lo stallo nei negoziati registrato nei giorni scorsi, la conferma che la trattativa sia a un punto morto arriva da funzionari Usa vicini al dossier citati dal New York Times.
Il pressing degli Stati Uniti per un accordo prima dell'inizio del mese di digiuno musulmano, il 10 marzo, rimane forte. "Continuiamo a credere che gli ostacoli non siano insormontabili e che un accordo possa essere raggiunto... quindi continueremo a spingere per ottenerne uno", ha detto ieri a Washington il portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller. La stessa Hamas si è impegnata a continuare i colloqui al Cairo, ma le posizioni rimangono molto distanti. Il gruppo militante palestinese chiede il cessate il fuoco prima che gli ostaggi vengano liberati, che le forze israeliane lascino la Striscia e che tutti gli abitanti di Gaza possano tornare nelle loro case. Richieste che Israele considera inaccettabili.
Gli Usa hanno invitato Hamas a tornare sui termini dell'intesa elaborata a Parigi a fine febbraio, che consentirebbe una pausa di sei settimane nei combattimenti e la liberazione di circa 40 ostaggi, tra cui donne, bambini, donne soldato e anziani o malati rapiti, in cambio di prigionieri palestinesi. L'ipotesi era quella di rilasciare almeno 15 prigionieri condannati per gravi atti di terrorismo in cambio delle donne soldato rapite il 7 ottobre, e per la liberazione di centinaia di altri detenuti o prigionieri da parte di Israele, "ad una media di 10 palestinesi per ogni civile israeliano liberato", hanno detto i funzionari Usa al NYT. Tuttavia, le richieste di Hamas che chiede un cessate il fuoco non temporaneo ma permanente, avrebbe fatto fermare la trattativa.
Funzionari informati sui colloqui hanno affermato che Hamas si è "tirata indietro" dall'accordo proposto a Parigi e, oltre a un cessate il fuoco permanente, chiede anche il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza, il ritorno degli sfollati di Gaza alle loro case nella zona nord della Striscia. Israele, da quanto risulta, aveva accettato i principi di Parigi, che richiedevano un "riassegnamento" delle truppe israeliane all'interno di Gaza - ma non un ritiro completo - e il ritorno di donne e bambini palestinesi nel nord di Gaza, da dove centinaia di migliaia di persone sono state evacuate durante i combattimenti. Le posizioni dunque rimangono lontane e un'intesa prima del Ramadan appare sempre più difficile.