AGI - La Corte costituzionale dell'Ecuador ha dichiarato all'unanimità la validità giuridica dello stato di emergenza decretato dal presidente Daniel Noboa per contrastare la criminalità organizzata, dopo l'ondata di violenze e attacchi da parte di bande criminali avvenuta all'inizio di gennaio.
La più alta corte di garanzia dell'Ecuador ha convalidato la costituzionalità delle misure adottate da Noboa per contrastare la criminalità organizzata, la cui crescita ha reso l'Ecuador uno dei paesi più violenti al mondo, con 45 omicidi ogni 100 mila abitanti nel 2023.
Noboa ha anche dichiarato l'esistenza di un "conflitto armato interno" contro ventidue bande criminali, ora considerati gruppi terroristici e attori belligeranti non statali.
Per la Corte costituzionale, "l'esistenza o meno di un conflitto armato interno è una questione di fatto, che non dipende dalla dichiarazione di un'autorità pubblica, come l'emissione di uno stato di eccezione o il suo controllo da parte di tale organismo". Allo stesso modo, la Corte ha ricordato che "l'intervento delle Forze armate per garantire la sovranità e l'integrità territoriale rientra nei poteri ordinari e, anche in caso di conflitto armato interno, esse possono mobilitarsi e intervenire una volta terminato lo stato di emergenza, in conformità con l'ordinamento giuridico".
Tra le misure convalidate dalla Corte vi è la sospensione su tutto il territorio nazionale dei diritti all'inviolabilità del domicilio e della libertà di riunione, nonché del coprifuoco notturno, i cui orari variano a seconda della pericolosità di ciascuna provincia o città.
Ha ottenuto sostegno costituzionale anche la mobilitazione e l'intervento della Polizia nazionale e delle Forze armate su tutto il territorio nazionale e anche all'interno delle carceri, dove è stato sospeso il diritto all'inviolabilità della corrispondenza. Allo stesso modo, oggetto di questa sentenza favorevole al Governo è stata la dichiarazione delle carceri come zona di sicurezza, entro un perimetro di un chilometro in tutte le direzioni.
La Corte costituzionale ha contemplato anche l'ordine di effettuare operazioni militari alle Forze Armate, nel rispetto dei diritti umani.
Tuttavia, alcune organizzazioni hanno denunciato presunte violazioni dei diritti umani della popolazione carceraria da parte delle Forze armate durante gli interventi in alcune carceri, cosa che sia il Governo che i militari respingono categoricamente.
La spirale di violenza che ha portato a questo stato di emergenza si è scatenata quando il governo si preparava ad applicare la sua politica del "pugno di ferro" per riprendere il controllo delle carceri, molte delle quali dominate internamente da gruppi di criminali, le cui rivalità hanno lasciato più di 450 prigionieri uccisi dal 2020 in una serie di massacri carcerari.