AGI - È stato arrestato a Mosca Vasily Dubkov, un avvocato del team di legali che rappresentava Alexei Navalny e che la scorsa settimana ha accompagnato la madre del dissidente morto in un carcere artico, mentre chiedeva alle autorità per la restituzione del corpo del figlio. Lo riporta la Reuters che cita Novaya Gazeta Europe e notiziario Sota.
Vasily Dubkov, l'avvocato che ha accompagnato la madre di Alexei Navalny nella prigione nell'Artico e all'obitorio di Salekhard per recuperare il suo corpo (otto giorni dopo l'annuncio della sua morte) secondo fonti a Novaya gazeta Europe, Vasily Dubkov, è stato arrestato a Mosca per "disturbo dell'ordine pubblico".
Chi sono gli oppositori di Putin
Dopo che la condanna a due anni e mezzo di carcere per il dissidente Oleg Orlov, ripercorriamo la repressione che ha colpito i critici del presidente russo Vladimir Putin da quando è salito al potere nel 2000.
Morte in prigione
Critico numero uno di Vladimir Putin per oltre un decennio, Alexei Navalny è stato perseguitato, avvelenato e imprigionato. Alla fine è morto il 16 febbraio all'età di 47 anni in una colonia carceraria dell'Artico dove stava scontando una condanna a 19 anni per "estremismo". I suoi sostenitori e molti leader occidentali hanno incolpato Vladimir Putin per la sua morte, alcuni ipotizzando un omicidio, dopo 3 anni di carcere. Ex avvocato di Mosca, l'attivista anti-corruzione ha subito un grave avvelenamento nel 2020, di cui ha dato la colpa al Cremlino, che ha sempre negato. Al suo ritorno in Russia nel gennaio 2021 dopo la convalescenza in Germania, è stato immediatamente arrestato e la sua organizzazione anticorruzione FBK è stata chiusa per "estremismo".
Assassinati
Boris Nemtsov, ex vice primo ministro che un tempo era stato indicato come successore del presidente Boris Eltsin contro Vladimir Putin, è diventato uno dei principali critici del presidente russo negli anni 2000. Meno di un anno dopo essersi opposto all'annessione della Crimea, Nemtsov è stato ucciso con quattro colpi di pistola alla schiena su un ponte a pochi metri dal Cremlino nel febbraio 2015. Aveva 55 anni. I suoi sostenitori hanno accusato il satrapo ceceno Ramzan Kadyrov di aver dato l'ordine, cosa che lui nega. Cinque ceceni sono stati comunque condannati per l'omicidio, anche se il mandante non è mai stato ufficialmente identificato.
Anna Politkovskaya Dieci anni prima, nell'ottobre 2006, è stata uccisa a colpi di pistola nell'atrio del suo appartamento a Mosca. La giornalista di Novaya Gazeta, il principale media indipendente del Paese, aveva documentato e denunciato per anni i crimini dell'esercito russo in Cecenia.
In Carcere
Altri critici si trovano in carcere, come Oleg Orlov, 70 anni, figura di spicco nella difesa dei diritti umani e dell'emblematica ONG Memorial, condannato martedì a due anni e mezzo di carcere da un tribunale di Mosca per aver ripetutamente denunciato l'offensiva russa in Ucraina.
Vladimir Kara-mourza, 42 anni, da sempre oppositore della Russia, sostiene di essere sopravvissuto a due avvelenamenti in passato. Nell'aprile 2023 è stato condannato a 25 anni di carcere per aver diffuso "false informazioni" sull'esercito russo, in un processo tenutosi a porte chiuse. Sta scontando la pena in Siberia. Sempre ad aprile, Ilia Iachine, 39 anni, è stato condannato in appello a otto anni e mezzo di carcere per aver denunciato "l'omicidio di civili" nella città ucraina di Boutcha, vicino a Kiev, dove l'esercito russo è stato accusato di abusi che Mosca nega. Accusata di aver "creato un'organizzazione estremista", anche Ksenia Fadeieva, 31 anni, ex parlamentare e alleata di Alexei Navalny, è stata condannata alla fine del 2023 a nove anni di carcere.
Già nel giugno 2023, Lilia Tchanycheva, la prima collaboratrice di Navalny a essere processata per aver creato un'"organizzazione estremista", era stata condannata a sette anni e mezzo di carcere.
In esilio
La maggior parte dei principali oppositori rimasti in Russia sono in carcere. Altri sono fuggiti o sono andati in esilio, come l'ex campione di scacchi Garry Kasparov. Mikhail Khodorkovsky, ex magnate del petrolio, ha trascorso dieci anni in prigione dopo essersi opposto a Putin nei primi anni 2000. Dal suo rilascio nel 2013, l'ex-oligarca si è rifugiato a Londra, da dove finanzia le piattaforme di opposizione. Molti sostenitori di Khodorkovsky, così come quelli di Alexei Navalny, hanno lasciato la Russia dal 2021, anno in cui si è assistito a una forte accelerazione della repressione, che si è accentuata dopo l'offensiva in Ucraina.
Mosca sta anche aumentando la pressione sui dissidenti in esilio. A febbraio e' stata aperta un'indagine in Russia contro lo scrittore BORIS AKUNIN, esiliato a Londra dal 2014, per "diffusione di false informazioni" sull'esercito e "invito al terrorismo".
"Agenti stranieri"
Gli oppositori rischiano un'altra punizione: essere indicati come "agenti degli stranieri". Questa etichetta è stata affibbiata a centinaia di persone, tra cui attivisti per i diritti umani, oppositori e giornalisti. Prima del miliardario Oleg Tinkov o di Oleg Orlov, è stato il caso dell'ex primo ministro in esilio Mikhail Kassianov e del caporedattore di Novaya Gazeta, Dmitri Muratov.
Un pilastro della difesa dei diritti umani in Russia, l'ong Memorial, covincitrice del Premio Nobel per la Pace 2022, è stata sciolta dai tribunali russi alla fine del 2021 per aver violato la legge sugli "agenti stranieri", che impone rigidi vincoli amministrativi. I tribunali russi hanno anche ordinato lo scioglimento di associazioni critiche in diverse occasioni, come il Centro Sakharov in agosto e, in precedenza, il Gruppo Helsinki di Mosca e il Centro Sova.