AGI - Mentre il conflitto entra nel suo terzo anno, la situazione in Ucraina resta preoccupante. A oggi si contano 3,7 milioni di persone sfollate rimaste all'interno del Paese e altri 6,5 milioni di rifugiati all'estero, un esodo che si allunga sempre di più facendo crescere i dubbi sulle possibilità di ritorno a casa. Almeno secondo quanto sostiene uno studio dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Un sondaggio condotto su circa 9.900 famiglie ucraine di rifugiati, sfollati e rimpatriati all'interno e all'esterno del Paese, mostra che il 65% degli esuli desidera ancora tornare prima o poi nei luoghi di origine, mentre la percentuale sale al 72% per le persone che hanno abbandonato la loro casa ma si trovano ancora nella loro patria. Tuttavia, i risultati mostrano anche che questa percentuale è in via di diminuzione, in entrambi i casi, con un numero sempre maggiore di persone che esprimono incertezza sul loro possibile ritorno.
"L'insicurezza è il principale fattore che inibisce il rientro di molte di queste persone, dato che attacchi missilistici, bombardamenti e distruzioni massicce continuano a verificarsi in molte parti del Paese", ha avvertito il direttore dell'UNHCR per l'Europa, Philippe Leclerc, parlando ai media accreditati dalle Nazioni Unite a Ginevra. Altre preoccupazioni riguardano la mancanza di opportunità economiche e lavorative: più della
metà dei rifugiati rimpatriati intervistati (55%) ha dichiarato di aver trovato meno opportunità di occupazione al ritorno di quanto pensasse.
Qualche scintilla c'è
Nonostante tutte le sfide per la ripresa, un recente studio del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) sull'impatto socio-economico della guerra in Ucraina indica che, entro la fine del 2023, l'82% delle PMI che avevano sospeso le attività nel 2022 avevano già ripreso parzialmente le attività entro sei mesi. "Tra i fattori che guidano questa ripresa ci sono i miglioramenti nell'approvvigionamento energetico, l'assistenza finanziaria esterna e la crescita nell'edilizia, nel commercio, nell'agricoltura e nell'industria", ha aggiunto il rappresentante del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) per l'Ucraina, Jaco Cilliers, durante la stessa conferenza stampa.
Inoltre, date le difficoltà incontrate nei Paesi ospitanti, circa il 59% degli intervistati dall'UNHCR ha dichiarato che potrebbe essere costretto a tornare a casa, anche se non è l'opzione preferita, a causa dei problemi economici incontrati anche nei Paesi ospitanti o delle conseguenze relative separazioni familiari. In questo senso, il rapporto rivela che il ricongiungimento familiare è stato uno dei principali fattori di spinta per i rifugiati che sono tornati definitivamente alle loro case, anche se molti non sanno ancora dove si trovano alcuni dei loro cari.
Dusan Vujasanin, responsabile dell'Agenzia centrale di rintracciamento del Comitato internazionale della Croce Rossa per il conflitto tra Russia e Ucraina, ha dichiarato che l'organizzazione è già riuscita a dare una risposta positiva alle 8.000 delle 23.000 richieste di rintracciamento ricevute finora. "Ogni giorno riceviamo chiamate da parenti che stanno ancora cercando i loro familiari scomparsi", ha dichiarato.